Gianni Lisi |
CASERTA. Forse sarebbe necessario
ricorrere alla tassa sul cibo spazzatura,
ricco di grassi saturi, al fine di
indurre e sostenere con forza il consumo di frutta e degli altri alimenti della
dieta mediterranea in un Paese come l’Italia dove un terzo dei ragazzi italiani
è obeso o in sovrappeso. E’ quanto afferma
il Direttore della Coldiretti di Caserta - Gianni Lisi , in riferimento
alla tassa introdotta per la prima volta nel mondo dalla Danimarca sui cibi
spazzatura contenenti grassi saturi. La tassa in oggetto - sottolinea Lisi- è un segnale importante per tutta l’Europa e
si applicherà su tutti i prodotti come merendine, patatine e snack contenenti
grassi saturi e prevede un aumento di 16 corone, 2,15 euro, al chilo in più. Tale
considerazione nasce dalla radicata cultura alimentare fondata sulla dieta
mediterranea che, non ha “salvato” i giovani italiani e quelli della provincia
di Caserta, come confermano i dati preoccupanti sull'aumento dei casi di
obesità o soprappeso, dovuti a una non corretta alimentazione, che riguardano
il 36% dei ragazzi attorno ai dieci anni, il valore più alto tra i Paesi
Europei secondo una indagine Merrill Lynch. La principale causa individuata
dagli esperti nel minor esercizio fisico e nel consumo di cibi grassi e ricchi
di zucchero come le bibite gassate e per questo - sostiene Lisi - occorre intervenire nelle case e nelle
scuole con una maggiore attenzione ai menu anche delle mense dove deve essere
garantita la presenza di cibi sani come i prodotti tradizionali e la frutta e
verdura locale che troppo spesso mancano dalle tavole delle giovani
generazioni. La Coldiretti ha firmato un protocollo di intesa con il Ministero
dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca che prevede l'impegno a
promuovere attraverso esperienze pilota, nel rispetto della propria autonomia e
nell'ambito delle rispettive competenze, iniziative comuni per sensibilizzare i
giovani ad un corretto comportamento civico rispettoso dell'ambiente e delle
tradizioni alimentari italiane. Il progetto denominato "Educazione alla Campagna Amica" coinvolge
oltre centomila alunni delle scuole elementari e medie in tutta Italia che
partecipano ad oltre tremila lezioni in programma nelle fattorie didattiche e
agli oltre cinquemila laboratori del gusto organizzati nelle aziende agricole e
in classe. L'obiettivo –precisa Lisi - è
quello di formare, speriamo anche nelle scuole della provincia di Caserta, dei consumatori consapevoli sui principi della
sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti per valorizzare i
fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i
prodotti dell' agricoltura con i cibi consumati ogni giorno. A tale proposito,
è previsto un incontro con l’Assessore Prov.le
all’ Agricoltura Ettore Corvino e il Presidente Coldiretti Tommaso De
Simone, al fine di avviare un progetto sperimentale di Formazione, ma anche, di
valutare la possibilità di “cambiare i piatti dei bambini” nel senso di
ampliare l’offerta di prodotti alimentari del territorio, con una chiara
tracciabilità e qualità. Oltre a formare i giovani , comunque, occorre
invertire la tendenza alla “merendina classica” promuovendo il consumo di
frutta e verdura a casa, nelle scuole e nelle mense anche con l'aiuto dei nuovi
distributori automatici snack che si stanno diffondendo e dove è possibile
acquistare frutta fresca, disidratata o spremute senza aggiunte di zuccheri o
grassi come alimento rompi-digiuno per una merenda sana alternativa al “cibo
spazzatura”. Tornando al tema obesità, occorre dire che anche in
provincia di Caserta, area con vocazione ortofrutticola, gli acquisti di
frutta e verdura delle famiglie casertane sono passati da 450 chili a famiglia all'anno del
2000 ai 350 chili del 2010, come nella media nazionale. Infatti, è accaduto che
negli ultimi dieci anni i casertani hanno speso più o meno la stessa cifra per
acquistare una minor quantità di frutta: la spesa per l’ortofrutta è stata pari
a 560 euro per famiglia nel 2010, non molto dissimile da quella di 10 anni
prima in cui però si erano acquistati 100 chili in più. La causa va ricercata –
ribadisce Lisi - nella moltiplicazione
dei prezzi dal campo alla tavola che ha reso più onerosi gli acquisti, ma ha
anche fatto crollare il reddito degli agricoltori. Ecco, quindi,
che, risulta indispensabile ricordare agli amministratori, politici e
dirigenti scolastici – conclude Lisi- di scegliere i prodotti
alimentari delle aziende agricole locali che fanno vendita diretta in modo da
realizzare più fortemente quel legame con il territorio di origine dell’alunno
che è previsto nei programmi ministeriali, infatti, le linee di indirizzo del Ministero della
Salute, elaborate da un gruppo di massimi esperti nazionali in campo
nutrizionale, possono contribuire a migliorare la qualità dei pasti nelle
scuole, sia dal punto di vista della sicurezza alimentare, che
dell’appropriatezza nutrizionale per ridurre i preoccupanti tassi di sovrappeso
ed obesità infantile di cui abbiamo già parlato, poi ,” utilizzare prodotti
agricoli di aziende locali – aggiunge Lisi
– serve, oltre a rafforzare il
rapporto col territorio anche a dare un contributo in più alla crisi che
attaglia fortemente il settore.