25 febbraio 2010

ANDREA DE BALSI, UN GIOVANE TALENTO DEL MATESINO.


SANT’ANGELO D’ALIFE - Non è mai troppo tardi per fare scelte importanti, realizzare un progetto personale e, perché no, un lavoro discografico. A pensarla così il giovanissimo cantautore di Sant’Angelo d’Alife Andrea De Balsi (nella foto) he, sabato 27 febbraio alle 18 presso la sala Minerva dell’associazione storica del Medio Volturno di Piedimonte Matese presieduta dal conterraneo Pasquale Simonelli, presenterà il suo primo disco dal titolo, appunto, “Tardi”. Un album musicale composto da dodici tracce maturate durante il periodo adolescenziale ed universitario, 12 canzoni che rappresentano la sintesi della formazione e della sensibilità culturale e musicale del poliedrico artista matesino resa però sempre attuale grazie ai continui aggiornamenti ed una rielaborazione dei testi e degli arrangiamenti. Tra i brani che meritano una particolare attenzione. “Sonia non ti sposare” immortala, in un ritmo festoso da orchestrina, il passaggio dall’adolescenza all’età matura, la consapevolezza di non essere più bambino e al contempo di voler restare tale. “Samba d’ ‘o saurimientu” testimonia, invece, la forte influenza della musica brasiliana, rielaborata nel testo di Andrea con effetti umoristici. Il duttile dialetto campano, presente in quasi tutte le canzoni, i ritmi latini e un’ironia costante che sfocia a volte in comicità sono i fili conduttori della raccolta, che appare quindi omogenea, nonostante, o proprio in conseguenza, della lunga gestazione. “Tardi” è una sorta di auto-ritratto del cantante-autore: un musicista versatile, Andrea De Balsi che ha saputo unire alla sua formazione accademica (si è laureato al Dams di Bologna e ha conseguito il diploma di fagotto al conservatorio di Bologna) ad una persistente e versatile attività artistica. Non dimentichiamo che è stato autore di canzoni che hanno cantato altri interpreti, ha avuto esperienze nei panni di direttore artistico e ha fatto parte di gruppo come chitarrista e corista.

Federica Landolfi

Appello delle Sorelle Comunità Rut agli amici del Movimento Speranza Provinciale.


Continuamente ci chiediamo perché, noi cristiani, rischiamo di diventare sempre più indicatori ferventi e assidui dell’arrivo di possibili nubi tempestose, e sempre meno sentinelle attente e sapienti che sanno intravvedere, nei cieli grigi di questo nostro tempo, arcobaleni di pace e di speranza? Certo, non è facile abitare terre, qual è la nostra arida e devastata terra casertana, dove i segni di morte, quali: illegalità, clientelarismo, corruzione, malgoverno della politica collusa con la camorra, sfruttamento, criminalità, razzismo, mancanza di lavoro, disastri ambientali, sono sempre più dilaganti, sfacciati e pre-potenti. Non è indolore, per noi, incontrare continuamente storie, come la storia di Bridget, che nella traversata del deserto, per raggiungere l’Italia, solo per caso si è trovata su ‘quel’ camion -trasporto esseri umani, ammassati come animali – mentre l’altro camion è esploso, probabilmente su una mina, provocando la morte di tante donne, uomini e bambini, tra cui due sue amiche partite con lei da Lagos con tanti sogni di vita nel cuore. O la storia di Susan, che ancora bambina (15 anni) si è trovata sulle nostre strade come merce da comprare e da violare da parte di tanti uomini italiani. Crediamo che per essere ‘fedeli’ a questa nostra storia, a questa nostra terra e alle tante storie accolte, siano doverosi e urgenti atti e gesti di alta responsabilità umana ed etica. Crediamo che è proprio in questo nostro momento storico, cosi ‘buio e triste’, che diventa indispensabile, per noi un imperativo, essere abitati e aperti alla speranza. Per questo, come Comunità Rut, siamo dentro e diamo tutto il nostro appoggio al Movimento, “Speranza Provinciale”. Un Movimento civico nato dalla base, alimentato e sostenuto dal bisogno di tanti giovani, uomini e donne che desiderano e vogliono sentire ancora il palpito vivo di una ‘nuova speranza’ e che per questo non si tirano indietro pronunciando, con senso di responsabilità e da persone libere: “I care” – mi interessa. Forse possiamo sembrare dei folli, dei pazzi, dei fuori tempo perchè osiamo, insieme, cammini inediti di ‘resistenza’ che hanno ancora il fascino dell’autenticità, il sapore della vita, la luce della speranza. In ogni caso è la sorte toccata a Gesù: I suoi sono andati a prenderlo, dicevano infatti: “E’ fuori di sé!” (Mc 3,21). Gesù fu considerato fuori di sé perché manifestava con parole e gesti la ‘vicinanza- presenza del Regno’: ai poveri portava il lieto annuncio, proclamava ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; rimetteva in libertà gli oppressi e proclamava l’anno di grazia del Signore (Lc 4,18-19). Gesù fu considerato un folle perché ha dato inizio e compimento ad un nuovo modo di abitare la storia, di vivere la vita: nel segno dell’essere e sentirci tutti figli di Dio e tutti fratelli e sorelle tra di noi, corresponsabile e interdipendenti della ‘felicità’ di ciascuno. E’ questa la novità continua ed inesauribile del Vangelo che chiede, oggi più che mai, di abitare luoghi comunitari, spazi di vita e cuori di ‘carne’ perché ci sia futuro e speranza per questa nostra terra, perché ci sia vita piena per tutti. E allora grazie amiche e amici se per amore di questa terra, se per amore della nostra gente continuiamo insieme a ‘organizzare’ la speranza.

Fonte: comunicato Sorelle Comunità Rut