05 ottobre 2013

Scoperto nella periferia di Agnone, una piantagione di marijuana.



ISERNIA. Nell’ambito di un servizio predisposto dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Isernia, finalizzato a contrastare il fenomeno della produzione e dello spaccio di sostanze stupefacenti, i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Agnone, hanno scoperto nella periferia del Comune agnonese, una piantagione di marijuana, ben occultata all’interno di una zona boschiva. La piantagione era costituita da diciannove arbusti alti oltre un metro e mezzo, per un peso complessivo di circa dieci chilogrammi. E’ molto probabile che lo stupefacente una volta essiccato sarebbe stato destinato all’attività di spaccio in varie località della provincia presso i luoghi maggiormente frequentati dai più giovani, ed avrebbe fruttato svariate migliaia di euro. Le piante di marijuana sono finite sotto sequestro mentre sono ancora tuttora in corso indagini per risalire all’identificazione dei responsabili. I Carabinieri hanno individuato una rosa di sospetti del luogo su cui stanno eseguendo ulteriori accertamenti. Quest’ultima operazione antidroga segue di qualche settimana quella che a Monteroduni, ad opera dei Carabinieri della locale Stazione, ha portato all’arresto di due persone ed al sequestro di un considerevole quantitativo di marijuana, a testimonianza dell’impegno profuso dai Carabinieri nell’ambito della provincia Pentra negli ultimi tempi, con l’attuazione di specifici servizi mirati al contrasto di ogni forma di criminalità e di illegalità, che nei prossimi giorni saranno ulteriormente intensificati.
Comunicato Nucleo Investigativo Carabinieri di Isernia.

SCOPERTA UNA TRUFFA AI DANNI DELLO STATO PER OLTRE 70 MILA EURO. DENUNCIATI DUE CONIUGI CASERTANI



Dichiaravano di essere residenti in Italia e denunciavano all'Inps redditi minimi per percepire l'assegno sociale di sostentamento. Invece si trattava di due pensionati di fatto residenti negli Stati Uniti d’America e precisamente nella Contea del Massachuesetts. A finire nel mirino dei militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Capua due coniugi casertani che, dal 2005, seppur non in possesso dei prescritti requisiti di legge, percepivano indebitamente il contributo destinato ai cittadini che si trovano in condizioni economiche disagiate. Per ottenere il sussidio, di circa 450 euro al mese, è necessario avere compiuto 65 anni di età, essere residenti in Italia e non essere titolare di reddito superiore a 7 mila euro. La scoperta dei finanzieri è stata possibile attraverso accertamenti e controlli incrociati con le banche dati dell’Inps, attraverso il cui Istituto si è proceduto alla immediata revoca degli assegni sociali e alla quantificazione del nocumento arrecato all’Erario. I due coniugi sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per truffa ai danni dello Stato, per aver indebitamente percepito prestazioni sociali per un ammontare complessivo superiore ai 70 mila euro. L’A.G. procedente, a seguito delle risultanze delle indagini delle Fiamme Gialle, ha disposto il sequestro preventivo di un immobile di proprietà della coppia, sito in Bellona (CE), sino alla concorrenza della somma oggetto di indebita percezione. Il risultato conseguito dai militari di Capua si aggiunge a quello della Compagnia di Caserta, che qualche giorno fa ha deferito all’Autorità Giudiziaria cinque argentini, una coppia e una intera famiglia composta da padre, madre e figlio, stabilmente residenti in Spagna, per aver indebitamente percepito prestazioni sociali per un ammontare complessivo superiore ai 140 mila euro. La particolare attività d’indagine, posta in essere dalla Guardia di Finanza di Caserta, testimonia ulteriormente il ruolo di polizia economico e finanziaria svolto dal Corpo nell’odierno contesto sociale, a tutela della spesa pubblica nazionale e, in particolare, del sistema previdenziale e assistenziale.



Comunicato Guardia di Finanza - Comando Provinciale Caserta

Un mare di…vino nelle Terre salentine del Negroamaro



Quest’anno l’Italia torna a riconquistare il primato di primo produttore mondiale di vino, superando la Francia. Secondo le previsioni di Assoenologi la produzione dovrebbe attestarsi tra i 44 e i 45 milioni di ettolitri e, grazie alle favorevoli condizioni metereologiche, dovremmo poter contare anche su un’ottima qualità. E la Puglia è tra le regioni dove si ha il maggior trand di crescita.  E allora tutti nel Salento per vendemmiare e scoprire la storia dei grandi vini, ma anche per raccontare l’eccellenza della terra salentina con i colori, i profumi e i sapori di una delle tradizioni agricole più importanti e ricche del territorio nazionale. Una vacanza-relax dove si può ben combinare una sosta sulle spiagge, lambite da un mare stupendo per prendere l’ultima tintarella della stagione, con il turismo tutto-da-vivere.  «E’ in bassa stagione - dice la dottoressa Tonia Riccio, dirigente dell’Ufficio turismo della Regione Puglia - che il Salento e la Puglia, mostrano il loro volto più  autentico»: questo il leit motiv del progetto di comunicazione, realizzato su fondi europei e ideato dalla Regione Puglia, assessorato al turismo, fortemente voluto dall’assessore Silvia Godelli, in collaborazione con Pugliapromozione, presieduta da Giancarlo Piccirillo, con i Comuni di Guagnano (capofila), San Donaci e Porto Cesareo e la rivista di turismo e cultura del Salento “Spiagge”, diretta da Carmen Mancarella (www.mediterraneantourism.it). Tra le peculiarità c’è il fare la vendemmia negli sterminati campi di Negroamaro e vedere dove nasce il vino esportato ormai in tutto il mondo. Due grandi città del vino, Guagnano, in provincia di Lecce e SanDonaci, in provincia diBrindisi, hanno voluto presentare il proprio territorio nel periodo destinato alla vendemmia, combinando i profumi del mosto che fermenta in cantina con l’indimenticabile sapore di mare. Infatti completa il pacchetto turistico il prodotto mare, per il quale il Salento è tra le mete più ambite in Italia. «Promuovere il mare al di fuori del classico agosto - dice l’assessore al turismo e al marketing territoriale di Porto Cesareo, Pietro Falli - è tra le priorità dell’amministrazione comunale. Per questo abbiamo deciso di essere partner dell’iniziativa “Salento, emozioni d’autunno in un mare di…vino nelle Terre del Negroamaro” per far scoprire in Italia e nel mondo, quanto siano belle le coste salentine in bassa stagione». E a proposito di cantine l’accoglienza qui nel Salento è sempre delle migliori, offrendo la possibilità di provare l’ottimo vino accompagnato dai prodotti tipici locali. Siamo nella zona del Salice Salentino, la doc più antica ed esportata di Puglia. Ad accoglierci è Guagnano, situato nel Salento settentrionale. Nella periferia del paese è stato possibile visitare, guidati dal sindaco Fernando Leone e dal Vice Sindaco Danilo Verdoscia, la casa/museo "Vincent City", che l'artista locale Vincent Brunetti ha realizzato mediante materiale di recupero. La casa (e l’eclettico proprietario), che compaiono nel film documentario etnico Italian Sud Est, è meta di pellegrinaggio nei percorsi cicloturistici e, quotidianamente, di visitatori. «L'attività economica più importante del comune - ci dice il Sindaco Leone - è quella legata alla coltivazione della vite. Guagnano è collocato al centro della produzione doc del Salice Salentino e si attesta come il comune con maggiore estensione di vitigno negroamaro. Rilevante è la produzione di uve da tavola ma anche quelle destinate alla vinificazione. Per valorizzare ed esportare i prodotti vitivinicoli sono sorte diverse cantine e consorzi».  Con poco più di cinquemila abitanti si contano ben sei grandi cantine. Il nostro tour inizia dalla dinamica Cantele (www.cantele.it), che nasce dall’amore della settentrionale Teresa Manara, per le terre salentine. Suo marito, Giovanni Battista Cantele, infatti commercializzava il vino del Salento, ma non pensava certo di scendere nel profondo Sud. Teresa Manara, cui sono dedicate le migliori etichette della cantina, invece, volle vivere nel Salento, dove oggi operano i suoi quattro nipoti Paolo, Gianni, Umberto e Luisa, che conducono con successo la cantina, che ha da poco inaugurato “I Sensi”, un laboratorio sinestetico, dove è possibile degustare vino, ascoltare musica ammirando dal terrazzo le grandi distese dei vigneti.  Ha iniziato a imbottigliare da pochi anni, ma ha già conquistato i mercati internazionali con le sue etichette top Varale, un igp Salento rosso di negroamaro e Vinea Electa chardonnay, la cantina Lucio Leuci (www.vinileuci.it), giunta con Lucio e Francesco alla terza generazione di una famiglia di antiche tradizioni, che si va affermando nel campo dell’enologia mondiale.
Un discorso di eccellenza lo riscontriamo nella cantina Taurino (www.taurinovini.it), ben nota negli Stati Uniti come altrove con l’etichetta principe “Il Patriglione”, riconosciuta tra i primi cento vini al mondo. A condurre l’azienda sono gli eredi di Cosimo Taurino, che sul finire degli anni ’70 ebbe il coraggio di rinunciare a un futuro sicuro in farmacia per imbottigliare il vino. La qualità delle uve e la sapienza enologica portarono presto i vini Taurino a un grande successo internazionale, facendo in modo che il negroamaro divenisse ambasciatore del Salento nel mondo. E’ cultura e arte del vino la nuovissima struttura che ospita la cantina Emèra di Guagnano del gruppo Magistravini (www.magistravini.it), che raccoglie tre aziende vitivinicole sotto la consulenza enologica di Vincenzo Mercurio, due delle quali sono in Puglia: Emèra è nel Salento, Casino Nitti nel tarantino a Carpignano, mentre in Irpinia  si è deciso di investire nelle terre del Greco di Tufo e del Fiano di Avellino,  mettendo a punto l’azienda San Paolo. Il titolare, Claudio Quarta, affascinato dal mondo della viticoltura, ha recuperato nel centro di Guagnano, sulla provinciale per San Pancrazio, una vecchia cantina con palmento, che è stata impreziosita dagli affreschi del famoso artista Ercole Pignatelli. Il maestro ha realizzato qui la terza opera dedicata alla “Germinazione” (le altre due sono: una imponente alle porte di Lecce, che con i suoi dieci metri d’altezza vuole dare il benvenuto all’ospite ed un’altra all’ingresso del Palazzo della Regione Lombardia). Nella suggestiva cantina c’è anche una ricca collezione di vasi della Magna Grecia, alcuni dei quali in stile Egnatia. «Curata nei minimi dettagli - dice la ventiquattrenne general manager Alessandra Quarta - la nostra cantina punta ad accogliere e avvolgere il visitatore nell’affascinante mondo del vino e nella storia del territorio. Per questo si presta molto bene a visite guidate e degustazioni».  L’etichetta più importante Anima di Negroamaro è un Lizzano doc di negroamaro vinificato in purezza, affinato solo in acciaio. Importante a Guagnano è la realtà della cantina sociale Enotria che come tutte le cantine sociali  (attualmente conta 400 soci) ha venduto il vino sfuso per anni, approdando solo in tempi molto recenti all’imbottigliamento. «Siamo forti - dice il presidente, l’agricoltore Angelo Scarciglia - della qualità dei nostri vigneti e quindi della nostra uva, unica in tutto il territorio pugliese ed italiano». Insieme al vicepresidente, Antonio Imperiale,  Scarciglia ci ha illustrato le varie fasi della lavorazione dell’uva. Le cantine di Guagnano sono una più interessante dell’altra e a scoprirle una per una ci ubriachiamo della saggezza dei salentini dediti alle imprese vitivinicole tutte di eccellenza. E’ una sfida nata da giovani imprenditori la cantina Feudi di Guagnano, fondata per impedire che i vigneti di negroamaro finissero nell’abbandono. Nero di Velluto, un negroamaro igp, vinificato in purezza, è l’etichetta espressione di questo progetto imprenditoriale, premiato dai mercati internazionali. La Cantina, nell’occasione dell’incontro con la stampa, ha inaugurato un monumento in acciaio dedicato alla Forza del Negroamaro, che simboleggia l’energia della Natura stessa, come ha chiarito l’amministratore delegato, Gianvito Rizzo. Il tour delle cantine non poteva avere tappa migliore se non al Castello Monaci (www.castellomonaci.com), una dimora di charme, di proprietà della famiglia Memmo Seracca Guerrieri, che la apre al pubblico “per il piacere di condividere le cose belle con gli altri”. Castello Monaci, una dimora storica, forse un convento, di cui si ha notizie certe solo a partire dal 1600, venne acquistato nell’800 dal nonno dell’attuale proprietaria, la signora Lina Memmo e adibito a casa di villeggiatura per l’estate. Aperto attualmente per ospitare matrimoni e convegni, punta a diventare un resort grazie alla realizzazione di dieci ampie camere di charme che saranno pronte per la prossima stagione estiva. Circondato da 200 ettari di vigneti Castello Monaci è anche una cantina del Gruppo italiano vini di cui la famiglia è socia. Vitantonio Seracca Guerrieri segue con particolare cura e passione la cantina, puntando alla valorizzazione dei vitigni autoctoni salentini. A Castello Monaci è possibile peraltro prendere parte alla vendemmia di notte, un’esperienza unica, facendo degustazioni guidate in cantina e visitando il Museo del Negroamaro. Per completare il tour delle cantine imperdibili le tappe golose nei ristoranti di Guagnano: Aia Noa  e la Favorita.  Per il sindaco di San Donaci, Domenico Fina ed il Vice Sindaco Mariangela Presta l’economia della zona è in espansione grazie all'allevamento degli ovini, gli stabilimenti vinicoli, i frantoi e gli stabilimenti per la lavorazione dei fichi secchi.  « Con le sue grandi cantine e la storia degli imprenditori che hanno saputo affrontare e vincere le sfide dei mercati internazionali - afferma Mariangela Presta - la nostra città si presenta come una realtà ricca ancora tutta da scoprire. Crediamo nella forza della comunicazione per esportare al di fuori dei confini regionali non solo il nostro vino, ma anche la bellezza e la forza del nostro territorio».  A San Donaci tra le più antiche aziende dell’agro salentino c’è la Cantina San Donaci (www.cantinasandonaci.eu), dove è nata l’idea imprenditoriale di un gruppo di 12 agricoltori che per sviluppare l’economia del loro prodotto e della loro terra ha fondato ottanta anni fa quella che è l’attuale cantina composta da quattrocento soci. «I nostri vini arrivano in tutta Europa e anche negli Stati Uniti, dice il presidente, Marco Pagano. Per anni abbiamo venduto cisterne di negroamaro a compratori di tutta Italia e d’Europa. Adesso lo stiamo imbottigliando noi, conquistando sempre più ampi mercati».  Per la sua continuità e per il suo forte radicamento al territorio è stato possibile dare un forte contributo alla storia agricola del Salice Salentino, diventandone un autorevole punto di riferimento dell’enologia italiana. Sempre più affermata nei mercati internazionali è l’azienda “Paololeo” (www.paololeo.it), una cantina nata nell’84 grazie al coraggio di Paolo, che decise di investire i 30 milioni di lire, ricevuti in regalo per il proprio matrimonio con Roberta d’Arpa, per edificare la nuova cantina e rafforzare in questo modo una tradizione di vignaioli. Oggi la Paololeo è arrivata alla quinta generazione e non a caso le etichette più significative nascono dai vitigni più importanti del Salento. L’igp Fiore di vigna è un primitivo vinificato in purezza, l’igp Orfeo è un negroamaro, che viene commercializzato solo dopo un anno e mezzo dalla vendemmia. Storica e di antiche tradizioni è poi la cantina Candido (www.candidowines.it), nata nel 1929 per l’intuizione di Francesco e conosciuta per il suo Cappello di prete, un negroamaro vinificato in purezza, igp e il Duca d’Aragona, un blend  di negroamaro e montepulciano. Oggi l’azienda è condotta da Alessandro e Giacomo. Qui è possibile organizzarsi con wine tasting direttamente in cantina e scoprire la vasta gamma di etichette (ben 16 sono in produzione), dal sapore antico. Ed è da questi stabilimenti che parte il vino che per il 65% è esportato all’estero (Nord Europa, Canada, Giappone). Ci sono poi piccole grandi realtà che, grazie alla bontà del vino e alle sapienti tecniche di vinificazione hanno conquistato i mercati internazionali come le cantine Baldassarre (www.cantinebaldassarre.it), presenti in tutto il mondo con il loro prodotto e Lolli (vincenzo.lolli2@tin.it), una piccola azienda a conduzione familiare, nei cui vigneti si coltivano produzioni autoctone di Negroamaro, Malvasia e Primitivo. L’azienda, che esporta anche all’estero, ha voluto dedicare, grazie al figlio Enzo, un suo vino a “Nico” all’insaputa dell’anziano genitore, l’ottantacinquenne Nicola Lolli. Tra le tappe golose che consigliamo quella al ristorante Antico Melograno (www.anticomelograno.com), dove c’è un posto a tavola anche per le persone celiache. E per terminare questa panoramica nelle Terre del Negroamaro ci rifacciamo a Molière: “Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico” e se nella bottiglia c’è un buon Negroamaro da bere con un vero amico è la maggior fortuna che ci possa capitare.

Harry di Prisco

Terra dei fuochi. Una gigantesca discarica tossica tra Napoli e Caserta. Per molti è colpa delle istituzioni, per noi ci sono anche altre responsabilità


L'attenzione rivolta dai media sugli scavi nei terreni in cui sono presenti i rifiuti tossici sepolti dalla camorra è l'argomento cardine delle ultime settimane. Anche se, a dire il vero, andrebbe fatta una premessa. Perchè se ne parla in maniera approfondita soltanto adesso? Perché chi aveva il compito di controllare, vigilare, salvaguardare il territorio si è girato dall'altra parte? Chi doveva vedere e non ha visto? Sembra una ricerca dei colpevoli, in realtà lo è, perché il tema centrale di tutta questa storia (oltre alla bonifica del territorio) è cercare delle responsabilità. Si parla di criminalità, industrie del nord, politica corrotta, istituzioni assenti. Chi è che doveva controllare e non l'ha fatto? Oggi molti insorgono e dicono “l'avevamo detto anni fa ma non siamo stati ascoltati”. Perché lo stato mette Saviano sotto protezione e poi non va ad indagare sulle cose che ha scritto nel suo libro e nei suoi articoli? Perché i media italiani, tutti, hanno sottaciuto questa triste verità lasciando che alcuni uomini senza scrupoli stuprassero il territorio e i suoi abitanti? C'è una visione d'insieme di tutto ciò, una visione che non possiamo sottovalutare. La Campania felix non è più tale ormai da tempo, sventrata dall'interno da una camorra politicizzata e da una politica “camorrizzata”, tutto in funzione del profitto. Non importa per raggiungere i propri obiettivi si diffondesse un' “epidemia” di cancro nella popolazione. Dov'era l'esercito, dov'era la polizia, dov'erano i magistrati? Tutti sapevano e tacevano perché in Italia va di moda il pensiero che “tanto a me non succede”. E invece è successo, e l'epidemia si è allargata, toccandoci tutti, toccando tutte le nostre famiglie, consumando affetti, denari, dignità delle persone. Sarebbe troppo semplice, però, colpevolizzare camorra e politica, tralasciando un altro grande attore di questa vergognosa vicenda: il popolo. So che questa affermazione potrebbe sembrare gratuita ma il POPOLO ha un grande potere, che i campani non esercitano più. Troppo ripiegati su se stessi a cerca di “sbarcare” il lunario in qualche modo, inseguendo quel sogni di ricchezza che è ancora il sogno di molte famiglie del sud. Dove eravamo NOI? Forse a protestare contro una discarica o contro un inceneritore mentre ci seppellivano sotto al “culo” milioni di scorie e schifezze varie. Questa rinnovata attenzione dei Media nei confronti di questo problema deve essere una luce guida anche per il popolo campano, uno sprone ad alzare la testa e a lottare. Una rivoluzione silenziosa ma fattiva, eliminando tutto il marcio della nostra società e dalla nostra politica, eliminando tutti quei legami che hanno reso forti uomini grandi come “coriandoli”. Guardiamo le foto dei cari che abbiamo perso, delle occasioni che non avremo più e giuriamo a noi stessi che una cosa simile non dovrà succedere mai più. La nostra dignità non ha prezzo. Le persone che ci hanno tolto il futuro hanno fatto molto di più che stuprare la nostra terra, essi hanno violato le nostre coscienze convincendoci che non potevamo fare nulla, che la voce di un semplice uomo non fosse sufficiente a cambiare le cose. Le cose possono cambiare e, forse, è arrivato il momento di assaltare la “bastiglia” ed eliminare chi, in nome del profitto ha tolto il futuro ai nostri figli. La situazione è critica, già da almeno un decennio se non di più. Una situazione ambientale e legata alla salute pubblica che potrebbe essere già compromessa del tutto. Non è affatto una previsione pessimistica, ma la realtà triste e preoccupante che si vive quotidianamente tra le province di Caserta e Napoli. Anzi nel 'triangolo della morte'. Le recenti dichiarazioni del pentito boss camorrista Carmine Schiavone che ha indicato alcuni terreni, nei pressi di Casal di Principe, in cui erano interrati fusti tossici hanno forse finalmente fatto aprire definitivamente gli occhi su una situazione già delicata. Poi la denuncia decisa di Padre Maurizio Patriciello, intervistato tra le altre cose dall'inviata Nadia Toffa in un servizio andato in onda il 1 ottobre nel programma 'Le Iene', che ha parlato di un area impressionante nella vastità avvelenata fino all'inverosimile. In pratica tutta la zona di Acerra, Caivano e centri limitrofi. Un area, questa, in cui sono presenti tantissimi campi coltivati e zone adibite all'agricoltura dove si continuano a coltivare frutta e ortaggi. Ma non sono le sole aree contaminate. Dobbiamo immaginare tutto il territorio che va dal litorale domizio, all'agro aversano fino alla zona settentrionale di Napoli come un'enorme 'caldera' colma di schifezze e veleni. Dopo che l'informazione ha finalmente iniziato a parlare di cose già comunque risapute, adesso vogliamo i nomi di quelle aziende e di quei responsabili che hanno permesso lo scempio dei nostri terreni, delle nostre falde acquifere, della nostra aria. La gente continua a morire di cancro. Non possiamo più far finta di nulla. Qualcuno deve avere il coraggio e la responsabilità di segnalare alla Magistratura i nomi delle aziende coinvolte, qualora questo atto dovuto non sia stato ancora fatto. Perché la salute dei cittadini è da salvaguardare. Solo con il sostegno della società civile, dell’opinione pubblica e delle autorità preposte si può mettere fine, presto e definitivamente, a questa vergogna italiana in una terra che meriterebbe attenzione e investimenti invece di rifiuti tossici. Vergogna che è finita sotto i riflettori proprio grazie a chi non ha smesso di combattere, informare e prendere posizioni. Si dovrà scendere in piazza e gridare, stavolta per davvero, che noi vogliamo RISPOSTE e le vogliamo SUBITO, senza ulteriori temporeggiamenti che farebbero ancora più male. Attendiamo la reazione del POPOLO, seguita dalla fattiva collaborazione delle istituzioni perché non possiamo più permetterci di delegare le decisioni sulla nostra esistenza ad un branco di parassiti senza spina dorsale. Lo dobbiamo a noi e lo dobbiamo ai nostri figli.  
Andrea De Luca e Thomas Scalera

SEQUESTRATI BENI PER OLTRE 100.000 EURO NEI CONFRONTI DI UN IMPRENDITORE DI MONDRAGONE



I Militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Mondragone, su disposizione del Tribunale di Napoli, hanno posto sotto sequestro beni per oltre 100.000 euro nei confronti di un imprenditore residente in Mondragone, resosi responsabile del reato di malversazione ai danni dello Stato. Il provvedimento è scaturito a seguito di una precedente attività di polizia tributaria eseguita dalle Fiamme Gialle, da cui è emerso che il predetto imprenditore aveva ottenuto un finanziamento pubblico per la somma di oltre 100.000 euro, erogati per l’avvio di un attività commerciale in provincia di Napoli. Dagli accertamenti eseguiti dai finanzieri è emerso che l’attività è stata praticata in realtà per un periodo di soli tre anni, violando in tal modo il vincolo di esercizio per almeno cinque anni fissato con il Decreto Ministeriale 295/2001, normativa quest’ultima finalizzata soprattutto all’incentivazione delle piccole imprese. Al termine delle indagini è scattata la denuncia del responsabile alla Procura della Repubblica di Napoli, con le contestuali richieste di sequestro preventivo al fine di assicurare all’erario le garanzie patrimoniali. I Militari della Compagnia di Mondragone hanno quindi posto sotto sequestro un appartamento e cinque autovetture nella disponibilità dell’imprenditore. La particolare attività d’indagine, posta in essere dalla Guardia di Finanza, testimonia ulteriormente il ruolo di polizia economico e finanziaria svolto dal Corpo nell’odierno contesto sociale, a tutela della spesa pubblica nazionale e, come in questo caso, finalizzato ad assicurare all’erario il recupero delle som me illecitamente percepite.
Comunicato Guardia di Finanza - Comando Provinciale Caserta