31 ottobre 2009

Posizione Europea in vista del vertice di Copenaghen sul clima.


Roma. Il prossimo Dicembre, dal 7 al 18, si terrà a Copenaghen il vertice mondiale sul clima che proverà a trovare una posizione comune sulla tematica della riduzione delle emissioni.
Nell'ambito di questo importante negoziato, che mira a trovare l'accordo sul quadro di impegni che dovrebbe sostituire il Protocollo di Kyoto, l’UE (la Commissione, ma anche il Consiglio dei Ministri dell’ambiente tenuto il 21 u.s) sta puntando ad un patto ambizioso e di ampia portata per evitare che il surriscaldamento planetario raggiunga i livelli pericolosi prospettati dalla comunità scientifica, vale a dire un aumento della temperatura di oltre 2°C rispetto alla situazione preindustriale.
I dati scientifici rivelano che, per rimanere entro questa soglia, i Paesi industrializzati dovranno ridurre le proprie emissioni di gas serra del 25‐40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, mentre entro lo stesso anno i Paesi in via di sviluppo si vedranno costretti a limitare la rapida crescita delle proprie emissioni a circa il 15‐30% rispetto alla situazione attuale.
È necessario poi che le emissioni complessivamente a livello mondiale si riducano ulteriormente di almeno il 50% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050. L’UE ha dimostrato di essere all’avanguardia in questa battaglia impegnandosi unilateralmente a ridurre entro il 2020 di almeno il 20% le proprie emissioni rispetto ai livelli del 1990 e, per raggiungere l’obiettivo fissato, sta attuando il pacchetto legislativo su clima e energia accompagnato da un programma di misure per l’efficienza energetica.
Si è inoltre impegnata ad abbattere le emissioni del 30% se altri Paesi industrializzati accetteranno di realizzare riduzioni comparabili e se i Paesi in via di sviluppo più avanzati economicamente daranno un contributo adeguato all’accordo.
Il coinvolgimento di tutte le nazioni del mondo, a partire da Usa e Cina e le altre emergenti, per un impegno globale sul problema più importante per tutte le generazioni future, costituisce la condizione indispensabile per avere risultati concreti. Si rischia in caso contrario un fallimento complessivo, analogo a quello registrato dal Protocollo di Kyoto.
Nel nostro Paese occorre poi essere coerenti, definendo le misure necessarie per la riduzione delle emissioni, per il risparmio energetico, per le rinnovabili, ripristinando i fondi per il ministero dell’Ambiente, drasticamente tagliati dalla Finanziaria. Altrimenti, come al solito su questo tema, spenderemo solo parole, senza produrre fatti, ponendoci in mora rispetto agli impegni già assunti, con conseguenti multe rilevanti. Vi alleghiamo per maggiore informazione il Documento che il Sindacato Europeo ha elaborato in vista della riunione dei Ministri dell’ambiente del 21 u.s. e del Prossimo Consiglio Europeo dei Governi che si terrà il 29‐30 ottobre su questo tema.
Fraterni saluti. CARCASSI
ALL.

Nel Comitato Esecutivo del 21 ottobre 2009, la CES (Confederazione Europea dei Sindacati) ha approvato una risoluzione Il cambiamento climatico, le nuove politiche industriali e le fuoriuscite dalla crisi’ , che sarà presentata al prossimo vertice di Copenaghen.

La CES rivendica la necessità di un accordo internazionale ambizioso e una giusta transizione sociale.

(Questi messaggi sono inviati dalla CES al ‘Consiglio Ambiente’ del 21 ottobre e al Consiglio Europeo del 29-30 ottobre).

La CES chiede:

· un accordo internazionale ambizioso, vincolante ed esaustivo finalizzato a limitare l’aumento globale delle temperature ad un massimo di 2°C, nel rispetto degli scenari stabiliti dal Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC), riducendo dal 25 al 40% i livelli del 1990 nei Paesi industrializzati;
· un accresciuto contributo europeo per finanziare la riduzione mondiale del cambiamento climatico;
· migliorare la governance europea, rafforzare l’ambizione del rilancio europeo, soprattutto attraverso l’attuazione di politiche comunitarie più forti in materia industriale e della ricerca;
· la legislazione sul cambiamento climatico deve prevedere misure significative in tema di competitività internazionale, in grado di garantire che i Paesi privi di un rigoroso programma sulle emissioni non beneficeranno di vantaggi non equi, ed in particolare:

1. la creazione di una ‘Agenzia Europea’ incaricata di fissare parametri oggettivi di riferimento (benchmarks) e di generalizzare a tutti i prodotti la tracciabilità del carbonio, ‘Agenzia’ aperta ai partners sociali;
2. la definizione, per mezzo di una Direttiva, di regole chiare insieme a strumenti legislativi appropriati per il mercato del carbonio, al fine di evitare tanto le speculazioni sulle quotazioni quanto le fluttuazioni troppo accentuate, e di costruire i legami fra il mercato europeo e gli altri mercati regionali;
3. favorire iniziative globali coordinate in materia di Ricerca e Sviluppo (R&D), condividere la conoscenze scientifiche, sviluppare e diffondere le tecnologie verdi su scala mondiale attraverso politiche di trasferimenti tecnologici e regole sulla proprietà intellettuale equilibrate, tenendo conto nello stesso tempo di questi bisogni e degli obiettivi sociali ed economici dei finanziatori della R&D.


Per il movimento sindacale europeo, è essenziale mettere in campo una politica industriale europea ‘povera di carbonio’, basata su una dinamica di coordinamento industriale comunitario, che permetta di andare oltre alle divisioni intra-europee e agli effetti perversi delle esigenze di guadagni a breve da parte degli investimenti industriali. Questa strategia europea ‘povera di carbonio’ di transizione deve basarsi sui principi della Giusta Transizione: dialogo fra Governo, industria e sindacato, e altri soggetti interessati al cambiamento economico e industriale; posti di lavoro verdi e decenti; investimenti nelle tecnologie ‘povere di carbone’; nuove professionalità ‘verdi’.

In questo contesto, i Sindacati europei chiedono:

· a livello europeo, la creazione di uno strumento (coordinando innanzitutto gli strumenti esistenti, come i ‘consigli di settore’), che permetta di assicurare un’azione preventiva sulle transizioni socio-economiche e che rafforzi il dialogo fra i partners sociali e i pubblici poteri.
In questo quadro, l’Unione Europea deve impegnarsi in merito alle sfide delle ristrutturazioni industriali sulle quali è aperto il confronto con i nuovi Stati membri;
· le piattaforme tecnologiche europee, integrando le tecnologie di prodotto e di processo ‘povere di carbone’, dovranno fare partecipare le Organizzazioni Sindacali ai loro sistemi di governance, ed anche tenere conto, nei lavori delle loro task-forces, delle valutazioni e delle proposte del suddetto ‘comitato di azione preventiva’;
· la creazione di un Fondo internazionale e di un Fondo europeo, finalizzati a facilitare lo sviluppo di tecnologie ‘a debole emissione di carbonio’, così come di tecnologie basate sull’efficienza energetica e sulle energie rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo, insieme alla sviluppo di politiche per l’occupazione basate sulla sicurezza sociale, sulla promozione del lavoro decente, sui servizi pubblici;
· una crescita ‘verde’ dell’economia che sia in grado di mantenere e di creare posti di lavoro di qualità e socialmente avanzati, attraverso tutta quanta l’economia.


FONTE: UIL -ambiente

INAUGURATO A VAIRANO PATENORA IL NUOVO SPAZIO ESPOSITIVO MARSEGLIA HOME.


VAIARNO PATENORA. Tutto cominciò nella Londra vittoriana: la Great Exhibiton del 1851 raccolse per la prima volta sotto le modernissime volte in vetro ed in ferro del Crystal Palace i prodotti “dell’industria e della tecnica di tutte le nazioni”. Nacque così il DESIGN : un genere ed uno stile che in un secolo e mezzo ha dato vita ad un campo culturale, ad una professione, perfino ad una disciplina universitaria. Ed oggi rappresenta il settore più fiorente del “made in Italy” nel mondo . Di quel laborioso equilibrio ogni volta raggiunto tra componenti artistiche e tecniche nell’oggetto d’uso quotidiano, che risponde al principio etico ed estetico di portare la bellezza in ogni casa si fa promotrice e divulgatrice da anni Marina Marseglia . Il nuovo spazio espositivo MARSEGLIA HOME che ha inaugurato sabato scorso a Vairano Patenora si propone come un luogo di incontro ideale in cui arredo, complementi ed oggettistica si fondono in una sintesi armonica di gusto e di modernità. L’evento di apertura è stato arricchito dallo spettacolo dei trampolieri del gruppo “Quelli del Grock” ( tra i fondatori il regista Maurizio Nichetti) ed, alle raffinate esecuzioni musicali del duo Fabio e Sandro Gemmiti. Contemporaneamente, a dare subito un forte messaggio sulla valenza culturale dello show room la presenza della Galleria d’Arte Contemporanea “Via Metastasio 15” di Roma che ha esposto opere pittoriche di artisti affermati anche in ambito internazionale accanto a pezzi unici di design realizzati da maestri artigiani . Un primo appuntamento di un calendario che in futuro offrirà presentazioni e conferenze con appassionati ed esperti del settore. Per essere un progetto imprenditoriale e culturale la sfida si presenta doppiamente affascinante .

Fonte:Comunicato Ufficio stampa MARSEGLIA HOME

No a feste pagane, né a lusso e sfarzo nei cimiteri per ricordare i nostri cari. Sì alla preghiera, alle opere di bene e a raccoglimento.


"No a feste pagane, né a lusso e sfarzo nei cimiteri per ricordare i nostri cari. Sì alla preghiera, alle opere di bene e al raccoglimento", è quanto scrive in una Nota personale alla vigilia dei Santi e antivigilia dei Morti il teologo campano, padre Antonio Rungi. "Ricordare i nostri cari passati a miglior vita - afferma padre Rungi- è pregare per loro, fare del bene a chi ne ha bisogno, vivere nel silenzio e nel raccoglimento queste sante giornate di riflessione e meditazione sul senso della nostra vita e del nostro morire. No alle feste pagane che non si addicono alla nostra cultura e fede cattolica e al vero culto dei morti. Al contrario in molre situazioni la commemorazione dei defunti si sta trasformando in una vera e propria rincorsa a chi fa di più, a chi abbellisce di più e meglio la tomba, la cappella di famiglia e i luoghi ove sono conservate le spoglie dei nostri cari. I nostri defunti hanno bisogno di opere di bene, di carità vera, di suffragi, silenzio, preghiere e soprattutto riconciliazione. Spesso si va sulla tomba degli stessi genitori e fratelli e sorelle non si parlano neppure, sono divisi tra loro. La morte dei propri cari invece di unificare le famiglie spesso le divide per motivi effimeri, economici, di divisione dei beni e delle proprietà. La morte così dei propri cari è occasione di alimentare la divisione nelle famiglie. Quanta soffenza continuano a patire i nostri cari che sono nelle mani di Dio o sono nella condizione di purificazione. Il 2 novembre dovrebbe essere una gionata di riconciliazione nelle nostre famiglie, tra i nostri cari ed amici. In realtà si riduce ad una pura formalità, ad un rito che di religioso vero e profondo conserva ben poco, tanto che la commemorazione dei defunti è occasione in molte parte per trasformate in festa pagana, una memoria cristiana che ancora tanti avvertono nella sua autenticità e soprattutto portata interiore e come occasione per rivedere la loro vita nella prospettiva dell'eternità di Dio". Ed un appello forte a quanti in questi giorni si recheranno a far visita ai propri cari nei tanti cimiteri d'Italia. "No trasformate il camposanto in un teatro, in palcoscenico, in un luogo di incontro qualsiasi, ma rispettate la sacralità del luogo e la santità del luogo, lo stesso termine ci indica dove siamo e per quale motivo veniamo in questo giorno dedicato ai nostri cari. Quindi silenzio, rispetto, discrezione, riservatezza, senza sfarzi e ostentazione di un potere economico che con la morte non ha senso e tantomeno deve essere manifestato in questo giorno di penitenza, lutto e conversione vera al bene, alla giustizia e all'amore che trova la sua sorgente in Cristo, morto e risorto per noi".

Padre Antonio Rungi - teologo morale

PRESENTATO IL PROGETTO DI RECUPERO DEL PALAZZO DUCALE DI PIEDIMONTE MATESE.




PIEDIMONTE MATESE. L'amministrazione comunale di Piedimonte Matese, retta dal sindaco Vincenzo Cappello, ha presentato ufficialmente, ieri mattina in una breve conferenza stampa, la progettazione degli interventi di restauro dell'immobile denominato Palazzo Ducale che sarà presentata alla Regione Campania nell'ambito del bando “Edifici pubblici sicuri”, bando che concede il finanziamento di progetti finalizzati all'adeguamento statico-funzionale degli edifici pubblici destinati alla collettività. Il finanziamento consentirà l'acquisto dell'intero complesso e il suo recupero funzionale. Dopo l'ok del Consiglio Comunale riunitosi in data 20/10/2009, l'amministrazione procede dunque alla candidatura del progetto al finanziamento regionale.
Si avvicina così il conseguimento di un traguardo importante per la città di Piedimonte Matese, un percorso che ha avuto avvio quando l'amministrazione ha acquistato un immobile adiacente al Palazzo, utilizzando fondi derivanti dalla rinuncia alle indennità di caricada parte del Sindaco e di tutti gli amministratori. Soddisfatto il sindaco Cappello, che ha commentato: “E' un progetto ambizioso per la città di Piedimonte Matese, già uno dei punti cardine del programma elettorale di Piedimonte Democratica. Ci siamo adoperati per riuscire ad ottenere le giuste risorse, mi auguro che la Regione ci conceda questi finanziamenti”.
Al “Progetto di recupero, restauro, ed adeguamento statico e funzionale del Palazzo Ducale”, hanno lavorato l'architetto Francesco Canestrini della Soprintendenza ai beni archeologici di Caserta unitamente all'ingegnere Pietro Terreri (responsabile comunale di questo progetto). “Bisognava fare qualcosa per il Palazzo Ducale, è una parte importante della nostra storia provinciale - ha commentato Canestrini - “assieme all'ing. Terreri siamo riusciti a fare un rilievo dell'intera struttura del Palazzo, in modo da valutarne poi il restauro, che sarà svolto in maniera tale da salvaguardare la tipologia dell'edificio e le opere d'arte in esso custodite”. Il progetto prevede una destinazione interamente pubblica della struttura, mirata alla rivitalizzazione del centro storico di Piedimonte Matese: si prevede un moderno polo culturale che oltre ad ospitare un museo della famiglia Gaetani e della storia del territorio, convegni e seminari, fungerà anche da centro informativo per la diffusione di notizie sulla cultura della Media Valle del Volturno e sugli itinerari turistici locali, nonché da vetrina per la produzione matesina ospitando laboratori artigianali e uffici di enti locali. Tutto ciò consentirà anche di dare alla struttura una sua autonomia finanziaria senza dover caricare le casse comunali dei costi di gestione della struttura.

Pietro Rossi

L’ASSOCIAZIONE LIBERA…MENTE VUOLE DAR VITA AD UN NUOVO SOGGETTO POLITICO INDIPENDENTE A CASTELLO DEL MATESE.


CASTELLO DEL MATESE. In prossimità della scadenza elettorale per le elezioni amministrative nel comune di Castello del Matese, dove si voterà presumibilmente il prossimo mese di Marzo, la locale Associazione LIBERA…MENTE intende dar vita ad un soggetto politico indipendente, che possa portare alla costituzione di una lista civica. L’Associazione LIBERA…MENTE di Castello del Matese è un movimento autonomo, ci spiega Geppy Zappulo, che ha origine dai bisogni dei cittadini e che cerca di comprenderli e di rappresentarli. Si fonda sul rispetto della persona, la partecipazione, la solidarietà, la trasparenza, la legalità. Parte dal territorio, dal nostro ambiente, dalle tradizioni della nostra comunità. E' una realtà nuova, libera, giovane, che pensa al futuro. Si propone di dare a Castello un'amministrazione stabile, solida, senza vincoli, attraverso un programma coraggioso, ma reale, e speriamo, condiviso. In questo momento di crisi della politica, in cui i partiti mirano a salvaguardare loro stessi, le proprie classi dirigenti e il proprio potere, abbiamo deciso di dar vita ad un’esperienza nuova per la politica comunale: un luogo di dibattito aperto, dove si possano affrontare temi e problemi del nostro territorio dal punto di vista dei cittadini. La politica, secondo noi, continua Agnese D’Errico, deve prima di tutto riappropriarsi dei principi fondanti: onestà, correttezza, trasparenza, competenza, merito, che sono i capisaldi della credibilità e della fiducia nei confronti di chi amministra. L’Associazione vuole rinnovare la politica locale, rigenerare ideali e passione politica, portare nelle istituzioni persone di qualità e di moralità ineccepibile, disposte ad osservare un codice etico di condotta. Crediamo che l’azione di chi ci rappresenta nelle istituzioni debba essere improntata esclusivamente al bene pubblico, senza condizionamenti di rendite personali o di partito. Le istituzioni devono essere “case aperte”, dove chiunque può accedere per vedere come si amministra e quali scelte vengono compiute dagli amministratori. Crediamo nei valori della pace,conclude Antonio Zappulo, della giustizia, della sostenibilità ambientale e sociale, della laicità dello stato, dei diritti individuali e crediamo che tali valori debbano ispirare l’azione dei nostri rappresentanti. Confidiamo di poter essere appoggiati dalla gente stanca del vecchio sistema politico in auge da decenni nel nostro comune. Confidiamo nei giovani, a cui da anni è stata tolta qualsiasi speranza. Confidiamo nelle persone per bene, che sono la maggioranza del popolo castellano. Questo è il nostro intento: dar vita ad un progetto politico, con cui poter finalmente rappresentare le istanze dei cittadini. Un progetto che possa dare al Comune di Castello del Matese un governo efficiente, in grado di affrontare i bisogni di ognuno nell’interesse di tutti !

Pietro Rossi

A Caserta migliaia di nuclei in affitto rischiamo la morosità.


Caserta - L'Istat ha diffuso i dati relativi al secondo trimestre 2009 secondo i quali la propensione al risparmio delle famiglie è stata inferiore di 0,4 punti percentuali rispetto al primo trimestre, il reddito lordo disponibile è diminuito dell'1%; il potere di acquisto, reddito disponibile in termini reali (luglio 2008-giugno 2009), è diminuito dell'1% rispetto al trimestre precedente (aprile 2008-marzo 2009), dell'1,2% rispetto al corrispondente (luglio 2007-giugno 2008). Aumentano le difficoltà delle famiglie che hanno ridotto la propensione al risparmio, la spesa e cominciano ad intaccare i risparmi, mentre il governo non ha messo in campo misure di sostegno ai redditi. Sempre di più quelle che si collocano sotto la soglia di povertà e quelle che prima appartenevano a ceti medi e oggi vivono in condizioni di forte difficoltà economica. La diminuzione del reddito incide particolarmente nelle famiglie con forti spese che non riescono più a sostenere: il 20% delle famiglie italiane, più di 4 milioni, pagano un affitto, il 70% ad un privato, e sono in prevalenza nuclei socialmente ed economicamente deboli: il 20% sono unipersonali, il 67% monoreddito, il 40% dei capofamiglia è rappresentato da operai, il 29% da pensionati, il 23% ha più di 65 anni. Il 77% delle famiglie ha un reddito inferiore a 20.000,00 euro annui, il 20% tra 20.000,00 ed 30.000,00, solo il 3% un reddito superiore.Per queste famiglie spesso l'unica entrata è un reddito da lavoro dipendente e l'affitto incide con percentuali insostenibili. Nell'ultimo decennio i rinnovi dei contratti hanno subito un aumento medio del +130% (145% nei grandi centri), i canoni del libero mercato proposti da privati fatto registrare un aumento medio del +150% (165% nei grandi centri). L'aumento dei canoni e l'insostenibilità delle spese per un numero sempre crescente di famiglie ha portato negli anni ad un aumento degli sfratti per morosità (oggi l'80% di quelli emessi). Le famiglie coinvolte sono a basso reddito (il 50% percepiscono meno di 15.000,00 euro annui), ma aumentano quelle con redditi medi che nel corso del contratto hanno perso il posto di lavoro (24%) o hanno visto diminuire le proprie entrate, lavoratori in cassa integrazione, pensionati. Negli ultimi 5 anni sono stati emessi 230.000 provvedimenti di sfratto, 175.000 per morosità e sono stati eseguiti 120.000 sfratti, 100.000 per morosità. Data l'insostenibilità dei canoni e le difficoltà delle famiglie a sostenere le spese per l'abitazione, senza misure di sostegno al reddito delle famiglie in affitto nel triennio 2009/2011 si prevede che altre 150.000 famiglie perderanno la propria abitazione perchè non riusciranno a far fronte al pagamento dell'affitto.


Fonte : comunicato stampa

CAMPAGNA NAZIONALE CONTRO IL BULLISMO.



Oggi le vittime di “bullismo” sono considerate vittime di un reato ed hanno diritto ad essere risarcite. I danni provocati dal bullismo sono molto gravi e trasformare le vittime in soggetti che lottano per la giustizia e per essere risarciti è uno dei modi per aiutarli. Le vittime hanno diritto a tanti soldi ed ad una rivincita morale sui loro persecutori. Gli avvocati devono dare voce alle vittime, i giudici devono con le loro sentenze dare l’esempio, le famiglie, a cui spetta il compito più difficile, non devono farsi fermare dalla lunghezza dei processi (la lunghezza è la stessa anche per i bulli per fortuna), le spese legali le deve pagare il condannato, lottiamo per un risarcimento “esemplare” del danno esistenziale. Sentenza su sentenza, a suon di euro, riusciremo in un modo o nell’altro a fermarli. Quando si verifica una violazione della legge penale o civile . Non esiste al momento una fattispecie legislativa per il bullismo

[1]. I parlamentari, il legislatore, devono prevederla permettendo processi rapidi ed efficaci.
Sono atti di bullismo:
1 Insulti, offese, prese in giro
2 Voci diffamatorie e false accuse
3 Razzismo
4 Critiche immotivate ed eccessivo controllo
5 Piccoli furti
6 Estorsione
7 Minacce
8 Violenza privata
9 Aggressioni e/o giochi violenti
10 Lesioni personali
11 Esclusione dal gioco
11 Percosse
13 Danneggiamento di cosa altrui.
REATI PENALI
I reati penali che si possono configurare sono molti:
percosse (art.581 codice penale) o lesioni, se lasciano tracce-conseguenze più o meno gravi (artt. 582 e ss cod. pen.); danni alle cose, danneggiamento (art. 635 cod. pen.); offese = ingiuria, se a tu per tu, o diffamazione, se di fronte ad altri (artt. 594 e 595 cod. pen.); minacce = minaccia (art. 612 cod. pen.); prese in giro = (eventuale) molestia o disturbo alle persone (art. 660 cod. pen.). In alcuni casi basta la denuncia ad un organo di polizia o all'autorità giudiziaria (questura, carabinieri ecc.) per attivare un procedimento penale (p.es. lesioni gravi, minaccia grave, molestie); negli altri casi, la denuncia deve contenere la richiesta che si proceda penalmente contro l'autore di reato (querela).

VIOLAZIONE DELA LEGGE CIVILE
Si subisce un danno ingiusto (volontario o anche non intenzionale) alla persona o alle cose (art. 2043 codice civile). Per chiedere il risarcimento del danno, bisogna rivolgersi ad un avvocato ed intraprendere una causa davanti al Tribunale civile, salvo che ci si metta d'accordo prima.
Il più delle volte l'atto di bullismo viola sia la legge penale, sia quella civile, quindi può dar vita a due processi, l'uno penale e l'altro civile.
Tipologie di danno subito e risarcibile
1) DANNO MORALE (patire sofferenze fisiche o morali, turbamento dello stato d’animo della vittima, lacrime, dolori, patemi d’animo);
2) DANNO BIOLOGICO (danno riguardante la salute in sé considerata, è un danno all’integrità fisica e psichica della persona tutelata dalla Costituzione Italiana all’art. 32);
3) DANNO ESISTENZIALE (danno alla persona, alla sua esistenza, alla qualità della vita, alla vita di relazione, alla riservatezza, alla reputazione, all’immagine, all’autodeterminazione sessuale. La tutela del pieno sviluppo della persona nelle formazioni sociali è riconosciuta dall’art. 2 della Costituzione).
Il danno esistenziale è un non poter più fare, doversi comportare diversamente da come si desidera, dovere agire altrimenti, essere costretti a relazionarsi diversamente.
Questo danno viene quantificato dal Giudice in via equitativa (secondo il suo concetto di equità. Il che può dar luogo a valutazioni molto diverse).
Chi è responsabile, chi paga?
Bullo maggiorenne
La responsabilità è solo sua
Bullo minorenne
La colpa è sua

[2], degli insegnanti (che hanno il dovere di vigilare sui ragazzi), dell’amministrazione scolastica (che ha il dovere di controllare che sussista una vigilanza) e dei genitori (coloro che hanno il dovere di educare il ragazzo).
Colpa del bullo minorenne
L’art. 2046 c.c. pone una regola fondamentale per i casi di bullismo, secondo l’articolo difatti chiunque è autore di un fatto lesivo risponde esclusivamente nei limiti in cui è in grado di comprendere la portata ed il del significato della propria condotta, purché lo stato di incapacità non derivi da sua colpa.
Anche il minore, se ritenuto capace di intendere di volere

[3], è chiamato a rispondere degli atti di bullismo, insieme ai genitori ed alla scuola.
Essendo spesso il bullo un minorenne sono molti i casi in cui si prevedono responsabilità da parte di soggetti che rispondono per lui. Il bullismo è talvolta avvallato dall'eccessiva tolleranza di alcuni professori e dalll'educazione che le famiglie danno ai loro figli.
Si parla tecnicamente di:
culpa in educando relativamente alla colpa dei genitori;
culpa in vigilando ed anche in educando degli insegnanti;
culpa in organizzando nella misura in cui l’organizzazione scuola non permetta il monitoraggio ed il controllo sui comportamenti degli studenti (prevedendo ad esempio uffici ad hoc, consultino).
Culpa in educando dei genitori
L’affidamento dei figli minori alla scuola ed agli insegnanti non esclude la responsabilità dei genitori per il fatto illecito commesso dai loro figli

[4]. L’art. 2048, 1° comma, recita: “Il padre e la madre, o il tutore sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei figli minori non emancipati o delle persone soggette alla tutela, che abitano con essi”.
L’affidamento a terzi solleva il genitore soltanto dalla presunzione di culpa in vigilando.
Culpa in vigilando della scuola (ma anche in educando ed organizzando)
Lo studente, con l’iscrizione ad una scuola, acquisisce il diritto a riceve un’adeguata e serena formazione e la scuola ha il preciso dovere di garantire tutto ciò, impedendo che atti illeciti turbino/impediscano il corretto esercizio di tale diritto.
Gli insegnati possono essere ritenuti responsabili

[5] ma a pagare il risarcimento

[6] sarà la scuola.
Lo studente (e i genitori in quanto titolari del diritto soggettivo di educare ed istruire i figli) hanno diritto alla prestazione scolastica, all’interno del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione.
Lo studente, con l’iscrizione ad una scuola, acquisisce il diritto a riceve un’adeguata, corretta e puntuale formazione e la scuola ha il preciso dovere di garantire tutto ciò, impedendo ed evitando che atti illegittimi ovvero illeciti possano in qualche modo turbare il corretto esercizio di tale diritto

[7]. E’ dunque la scuola

[8] a dover risarcire i danni cagionati dall’insegnante durante l’esercizio della sua professione all’interno dell’istituto e durante gli orari di lavoro.
Culpa in organizzando della Scuola
La vigilanza deve essere assicurata all'interno della Scuola e dunque anche fuori dalla classe. Spetta alla direzione dell'istituto scolastico fare in modo che gli studenti siano adeguatamente seguiti per tutto il tempo in cui si trovano all'interno dell'istituto stesso. L’organizzazione scuola che non prevenga atti di bullismo, prevedendo ad esempio uffici ad hoc, consultorio ecc. può ritenersi anche colpevole di culpa in organizzando.
L’esito del processo
Il processo penale può portare a: reclusione, pena pecuniaria o altre sanzioni, quali attività socialmente utili (ma è difficile che ciò avvenga, soprattutto se l'autore del reato è minorenne). Sapere di dover affrontare un processo (con le spese legali del caso e la concreta possibilità di essere condannato) è per il bullo un deterrente a vita. Purtroppo in Italia si sa che un accusato è spesso marchiato indelebilmente.
E’ possibile un'attività di mediazione penale tra autore del reato e vittima.

Il processo civile porta ad una condanna al risarcimento del danno. Il danno risarcibile è quello morale, biologico ed esistenziale (vedi sopra).

[9] Il Tribunale di Bologna di fronte ad un caso di lesioni ai danni di un minore per spintonamento ad opera di un compagno, ha riconosciuto l’esistenza di una responsabilità della Scuola per difetto di organizzazione correlata alla mancanza di sorveglianza da parte del personale; lo stesso tribunale ha condannato il Ministero della Pubblica Istruzione al risarcimento del danno biologico, del danno morale e del danno esistenziale.
Per un risarcimento “esemplare” del danno esistenziale, un appello ai giudici
Il danno esistenziale viene quantificato dal Giudice in via equitativa e tale valutazione può essere molto diversa a seconda del giudice, confidiamo in risarcimenti “esemplari” tali da appagare il senso di giustizia della vittima del bullismo, dare una lezione al bullo, ridare fiducia nelle istituzioni e fungere da deterrente.

[1] Parzialmente il bullismo viene accumunato al mobbing.
Bullismo come mobbing? Il bullismo, al pari del mobbing, sembrerebbe riguardare una condotta vessatoria ripetuta nel tempo posta in essere ai danni di un soggetto più debole. In effetti, il bullo, come il datore di lavoro nel mobbing, è moltto più forte di un altro e ne approfitta per danneggiare il più debole attraverso forme di prevaricazione. Anche l’elemento psicologico parrebbe comune, ovvero la volontà di danneggiare la vittima senza alcun vantaggio personale (che possa ritenersi ragionevole e serio).
Bullismo come fattispecie autonoma? Nel mobbing, vi è una finalità diretta a danneggiare il soggetto debole, mentre nel bullismo il bullo infatti non sembra agire allo scopo esclusivo di danneggiare la vittima, quanto piuttosto allo scopo di ridere con amici, auto esaltarsi, dimostrare a se e ad altri di essere il più forte. Tecnicamente si parla nel mobbing di dolo intenzionale (voglio danneggiare) nel bullismo di dolo eventuale (lo faccio per divertirmi e so che posso cagionare un danno alla vittima).
Infine, nella problematica del bullismo emerge il problema della minore età del bullo, diversamente dal mobbing.
Il bullo spesso è minorenne, con la conseguenza che il fatto antigiuridico dovrà essere imputato ai genitori culpa in educando, ovvero alla scuola ed ai docenti culpa in vigilando ed anche in educando ed all’istituzione (culpa in organizzando) nella misura in cui non prevenga predisponendo consultori o uffici ad hoc.
[2] Prima dei 14 anni di solito non è applicata una misura di sicurezza (collocamento in comunità o libertà controllata) ma semmai una misura educativa.
[3] Se il minore ha compiuto il fatto in uno stato di incapacità di intendere o di volere non risponde dei danni arrecati a terzi ai sensi dell’art. 2046 c.c. In questo però l’art. 2047 c.c., prevede una responsabilità sostitutiva in capo a colui che era tenuto alla sua sorveglianza.
[4] Ovviamente la responsabilità dei genitori non è oggettiva e assoluta. Essi possono esserne esonerati, se dimostrano di non avere potuto impedire il fatto, ossia di avere adeguatamente educato e vigilato il figlio, il che è parecchio difficile.Se il figlio non è capace d'intendere e di volere, non bastano una "buona" educazione e una corretta vigilanza. Il genitore, infatti, è tenuto a sorvegliarlo (azione più intensa della vigilanza) e deve dimostrare di averlo fatto e di non avere nonostante ciò potuto impedire l'evento dannoso, per sottrarsi alla responsabilità, nel caso che i1 figlio abbia commesso un illecito (art. 2047 cod.civ.).
[5] Perché vi sia responsabilità dell'insegnante, l'atto illecito deve essere commesso durante il tempo in cui è sottoposto alla sua vigilanza. L'insegnante può liberarsi dalla responsabilità soltanto dimostrando di non avere potuto impedire il fatto, il che è parecchio difficile.
[6] Responsabilità contrattuale ex art. 1218 c.c.“Il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno, se non prova che l’inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità dalla prestazione derivante da causa a lui non imputabile”.
[7] La Corte di Cassazione ha affermato l’esistenza di un rapporto giuridico tra studente e docente e l’insegnante, oltre all’obbligo di istruire ed educare, ha anche uno specifico obbligo di protezione e sorveglianza, volto ad evitare che gli allievi possano procurarsi da soli danni alla persona ed in caso di danni arrecati da alunno ad altro alunno (a risponderne sarà comunque l’amministrazione).
[8] L’amministrazione condannata al risarcimento dei danni può rivalersi sull’insegnante solo per comportamenti dolosi o gravemente colposi di quest’ultimo. IL BULLISMO E’ UN REATO, DENUNCIATE PENALMENTE E CIVILMENTE I BULLI. AGITE IN GIUDIZIO CONTRO I BULLI, LE LORO FAMIGLIE E LA SCUOLA. OTTENERE IL RISARCIMENTO DEL DANNO ED UNA GIUSTA RIVINCITA.