03 maggio 2014

SAGGIO DELLO SCRITTORE ROBERTO PERROTTI SU PIEDIMONTE MATESE.

Roberto Perrotti
Saggio tremante sulla terra del paese mio

Nell’attimo che seguì il terremoto, scoprii i palazzi sconvolti del paese mio fissare la strada che copre il fiume.
A nulla sarebbero servite corde o piccozze, scale o canotti: io ero caduto in acqua e seguivo il flusso della corrente con la testa protesa al passato.
Pensai all’acqua che annusavo di notte, alla puzza di catrame e del cemento esangue.
Immaginai allora l’acqua raggiungere le soglie delle finestre e chiedere da quell’altezza ragione di quanto accadde in quegli anni.  Pareva decisa a tutto pur di conoscere il motivo di tanto scempio, determinata a invadere i cortili, a precipitarsi nelle piazze.
Rividi i ponti freddati, anni prima, come gettati in mare dall’alto di un aeroplano.
Il fiume non mi avrebbe più condotto lontano dalla mia terra, meschino, aveva la testa piegata su una sedia e le mani legate ai piedi come un capretto.   
Di che materia furono i nostri padri quel giorno? Perché oltre ai principi non ci trasmisero un po’ di coraggio.
All’indomani di quell’orrore mi scoprii orfano, segnato anch’io come quel fiume cementato.
Eppure le case del centro, quelle in collina, le cupole delle chiese sopravvissero, violentate alla vista ma vive tuttavia.
Perché non difesero le proprie pietre e la propria acqua e le barattarono invece per un piatto di lenticchie, per un bidone di catrame?
Perché alla terra tremante del paese mio, separata, recintata da lamiere di alluminio grigio, amputarono impietosamente i ponti?
Io attesi per anni, dinanzi a un muro bianco, la restituzione di quelle braccia tagliate.  Ma fu inutile.
Al lato dei ponti, sul margine del fiume, vivevano artigiani con pietre levigate e con legni profumati, che attendevano l’onda del fiume muovere la ruota del loro lavoro e della loro vita. Sono andati via adesso, insieme ai ponti e al fiume.
In questa terra trasfigurata anche le case in un sol colpo invecchiarono, inconsolabili, avvertirono lo strappo, il lamento di quel fiume velato e pietrificato.
Quelle case sobbalzarono con dignità quando, senza alcun peccato, videro i ponti spediti al camposanto.
In loro luogo furono concepiti incomprensibili passaggi, muretti, diavolerie urbanistiche e al disastro intero non si trovò nome.  Proverò io a nominarlo, sebbene con spavento e in modo provvisorio.
La terra tremante del paese mio fu sistematicamente depontificata, gli antichi cammini che univano le sponde del fiume furono minati come da un esercito in fuga.
Abbattuti con tritolo o con semplici colpi di piccone?  Non ci interessa, punto. 
Furono schiacciati come bolle, gettati via come funghi letali, segati nei nervi, irrigiditi, imbalsamati.
I primi ponti sciagurati che provarono a sottrarsi furono raggiunti e torturati, pennellati con cemento colorato, resi irriconoscibili. Ricoperti dalle loro stesse macerie, mutati in varchi di frontiera.
Altri si salvarono, per ignavia chissà per fatalità, costretti oggi a vagare solitari e storditi in mezzo a tanta sciagura, con l’ignobile compito di rappresentare il Monumento ai Ponti Caduti.
Ponti di universi lunari, sfigurati, surrogati, surrettizi, ponti presi a prestito, ponti presi a martellate sulla testa.
L’estetica del disastro si compì così: all’abbattimento dei ponti seguì la cementificazione del fiume. 
Che vale sapere adesso se sia corretto definirla copertura o tumulazione?
Le ruspe dopo la depontificazione non si arresero. Mossero ancora sabbia, cemento e altro materiale d’inferno.
E l’Opera si concluse in questo modo. Dove scorreva il fiume si costruì una strada, con paletti, con tombini, con lastre d’acciaio rosse e rumorose, che attraversò il cuore antico del paese mio, ferendolo in senso verticale.
Una strada falsa nei dislivelli, ordinaria per nascita, coprì il respiro di una creatura ritenuta esanime e che proseguì, invece, a vivere e a errare.
Non si poteva non sapere, siamo tutti dalla parte del torto, io, fra i primi, spia e accusatore, complice e concusso, mandante e esecutore.
Di notte percorro quella via, fino alla sorgente, e sotto le suole e il cemento, sento ansimare l’acqua della terra tremante del paese mio.
Di che materia furono i nostri padri quel giorno?


Roberto Perrotti

La Regione Campania finanzia il progetto di efficientamento energetico del PalaMatese

PIEDIMONTE MATESE - Ammontano a oltre un milione di euro le risorse stanziate dalla Regione Campania in favore di un progetto tutto dedicato al PalaMatese. La progettazione che l’Amministrazione Comunale di Piedimonte Matese guidata da Vincenzo Cappello candidò lo scorso anno, è stata ritenuta meritevole di finanziamento, e le risorse necessarie, circa 1.600.000 euro, sono state già messe a disposizione dell’ente comunale per la sua realizzazione. Si tratta di un piano di interventi finalizzati all’efficientamento energetico della struttura sportiva di via Baden Powell, nell’ottica della sostenibilità e del risparmio. Tra le opere previste, difatti, troviamo l’installazione di un impianto fotovoltaico per l’autonomia energetica tramite fonte di energia sostenibile, e contestualmente si provvederà inoltre a ristrutturare e riqualificare l’edificio ormai obsoleto e tutta l’area antistante, così da ripristinarne il ruolo di struttura all’avanguardia, tanto per Piedimonte quanto per il territorio matesino, in linea con l’interesse manifestato dall’Amministrazione a puntare molto sulle strutture sportive, com’è stato per lo stadio comunale, o per i playground e i campetti realizzati in città negli ultimi anni. Il progetto si inserisce nell’ambito di quel programma avviato dalla Regione Campania per la riduzione del deficit energetico chiamato “Energia efficiente”, un piano volto a promuovere e sostenere l’efficienza energetica in Campania, avviato in attuazione dell’Asse 3 “Energia” del Programma Operativo Fesr Campania 2007-2013. Obiettivi tesi al risparmio energetico, a cui poi la Giunta regionale ha dato seguito con l’avviso pubblico indirizzato ai piccoli e medi comuni intenzionati a presentare istanze per la realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile, al servizio di edifici pubblici. L’iniziativa del PalaMatese è risultata dunque tra i progetti beneficiari delle risorse regionali, notizia che ha incontrato la soddisfazione del sindaco Vincenzo Cappello: “E’ senza dubbio una buona notizia per la nostra città, questo progetto già finanziato dalla Regione ci permetterà di rendere la struttura del Palazzetto più moderna e al passo coi tempi, nell’ottica della sostenibilità energetica e di una migliore fruizione, ma allo stesso tempo potremo dare maggiore decoro a tutta l’area circostante”.
C.S.

Pietramelara, al via la seconda edizione di 'Noi per voi'

Pietramelara. Sabato 10 maggio alle ore 20:30, nella palestra comunale di Pietramelara, l'associazione Diversamente Insieme e l'associazione Meravigliosamente, con il supporto della Pro Loco, organizzano una serata in favore dei diversamente abili. Un bel gesto d'affetto e di solidarietà quello di dedicare interamente un evento ai disabili. 'Noi per voi', questo il nome dell'appuntamento giunto alla seconda edizione, ha il semplice ma importante scopo di regalare un sorriso a queste persone meno fortunate. Danza, musica e teatro saranno al centro della manifestazione dedicata ai diversamente abili. E’ stato scelto anche uno slogan per la serata, che recita così: 'Ci sono sensazioni che non puoi spiegare perchè non esistono parole per descriverle... e se non le vivi, non potrai mai comprenderle. A volte durano il tempo di un attimo, ma ti rimangono dentro una vita!'. L’appuntamento è per il 10 maggio alle ore 20.30, all'interno della palestra comunale di Pietramelara. Insomma, un grande evento volto a sensibilizzare chi è stato più fortunato verso chi non lo è stato, ma anche ad una piena socializzazione ed integrazione. Un plauso agli organizzatori che hanno messo insieme le forze di tre diverse associazioni per vivere una serata diversa.

Andrea De Luca

Beatificazione Padre Vergara

Mons. Angelo Spinillo
AVERSA - La diocesi di Aversa comunica per giovedì 8 maggio 2014 alle ore 12,00 – presso il Salone della Curia Vescovile in Via Santa Maria a Piazza, 49 – la convocazione della conferenza stampa di presentazione del Rito di Beatificazione per il riconoscimento del Martirio “in odium fidei” dei Servi di Dio Padre Mario Vergara e del catechista Isidoro. Durante la conferenza Mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa illustrerà il programma di incontri e momenti di raccoglimento che la diocesi e le comunità parrocchiali vivranno nelle settimane di avvicinamento al Rito di Beatificazione, che si terrà sabato 24 maggio 2014 alle ore 18,00 nella Chiesa Cattedrale. Ricordiamo che il 9 dicembre 2013 il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza privata S. E. Card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ed ha autorizzato la Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti il martirio dei Servi di Dio Mario Vergara, Sacerdote professo del PIME, e Isidoro Ngei Ko Lat, Laico e Catechista, entrambi uccisi, in odio alla Fede, a Shadaw (Birmania, oggi Myanmar) il 24 maggio 1950. “In Padre Mario Vergara e nel suo martirio – ha commentato Mons. Spinillo – la Chiesa diocesana di Aversa vede riconosciuta l’intensa testimonianza di fede vissuta da uno dei suoi figli più generosi e sente ancora più forte la vocazione propria di tutti i battezzati a consacrare la vita all’annunzio ed alla testimonianza missionaria della fede. Credo, ancora, di poter dire che il Decreto che annunzia la beatificazione di Padre Mario Vergara ci permette di riconoscere quanto sia stata, e di fatto sia viva la sensibilità missionaria nella nostra Diocesi.”
C.S.

Ampio spazio alla cultura con un occhio di riguardo agli scrittori di casa nostra

Cancello ed Arnone (Matilde Maisto) - L’associazione culturale “Letteratitudini” nell’incontro del 30 Aprile u.s. ha realizzato, come sempre, una serata molto frizzante all’insegna della cultura. Questa volta, però, non sono stati scomodati i grandi poeti italiani e stranieri, ma si è trattato  di un evento improntato sulla spontaneità e la freschezza di una giovane scrittrice locale, Marialuisa Santonicola. In proposito si è, concordemente,  giunti alla conclusione di lasciare, per il futuro, sempre una “finestra aperta” per le nuove e giovani generazioni. Si è parlato, infatti, della possibilità di valorizzare il talento locale, in modo che, per una volta, il nostro territorio non venga ricordato solo come “terra di gomorra” e come “terra dei fuochi”, ma bensì di un territorio  sempre alla sospirata ricerca di un riscatto morale, sociale e culturale. Allo scopo, è necessario  diffondere la cultura come fattore di coesione sociale, di cittadinanza attiva e di apprendimento permanente. Intanto Marialuisa Santonicola, nel raccontarsi agli amici di Letteratitudini, dice che lei scrive da anni e da anni “esplode per implodere”, ossia nella sua anima avviene come una deflagrazione, una necessità di chiudersi in sé stessi e non comunicare con gli altri, per timore di non essere compresa ed anche per la necessità di custodire gelosamente i propri sentimenti e le proprie emozioni. La sua necessità di scrivere è iniziata con uno strano malessere che la faceva sentire inadeguata, “tu mai abbastanza di fronte agli altri”, ma con tanta voglia di dire, parlare, farsi ascoltare. E tuttavia, senza mai riuscire a fare un vero discorso, come se le parole venissero bloccate in gola – dice Marialuisa – insomma ci si sente attraversare da una brezza leggera che dà benessere, ma che non si riesce mai a respirare pienamente. E poi continua:  “Pensavo e scrivevo pagine di diario, riflettevo e scrivevo anche sulle parole mai scritte, quelle guardate con il cuore. Osservavo e guardavo, anzi non guardavo, leggevo in tutte le cose che mi circondavano: nelle foglie, nel mare, negli alberi, nel sole, nella terra della mia terra, negli occhi della mia gente, nelle strade del mio paese, nei riflessi iridescenti del sole che lo illuminano, nel vocìo dei bambini, nella mia anima, come per imprimere tutto nella mia mente e conservarlo dentro di me. I miei racconti “Vita… per caso” e “Angeli violati”, per quanto possano essere parzialmente storie inventate, sono sempre al limite della realtà, sono storie reali, comuni, lucidamente vere, con personaggi che, se chiudo un attimo gli occhi, vedo lì, li sento respirare, così come sento respirare le mie radici nel battito dell’universo”. La serata di Letteratitudini si è chiusa con il consueto assaggio di prodotti tipici locali, quali la mozzarella di bufala campana, pizze varie appena sfornate dai forni dei panifici locali, salsiccia arrostita fornita dalle locali macellerie, che ancora hanno l’abitudine di macellare i maiali, frittatina con le uova fresche dei nostri pollai, dolci realizzati dalle varie signore del gruppo, il tutto bagnato da gustosi vinelli offerti puntualmente dal nostro professore Raimondo. Ed è proprio il professore Raffaele Raimondo il relatore del prossimo incontro del mese di Maggio, tema dell’incontro sarà Salvatore Di Giacomo con “Era ‘de Maggio”, con chiaro riferimento alla famosa canzone di Di Giacomo: “Era ‘de maggio e te cadéano ‘nzino, a schiocche a schiocche, li ccerase rosse… Fresca era ll’aria… e tutto lu ciardino addurava de rose a ciento passe…”, ma con riferimento anche al mese dei fiori ed in particolare alle rose, ed anche al mese dedicato alla Madonna.
Matilde Maisto