27 ottobre 2010

Il Presidente del Consiglio Regionale Paolo Romano fa arrivare i fondi al Comune per le attività sociali.


PIEDIMONTE MATESE. Dopo il sit –in presso gli uffici della Regione Campania a Napoli, guidato in prima persona dal sindaco di Piedimonte Matese Vincenzo Cappello, accompagnato nell’occasione anche dal sindaco di Caiazzo, Stefano Giaquinto, per un doveroso sostegno alle problematiche che attanagliano gli uffici sociali dei Comuni dell’alto casertano, ieri pomeriggio il Presidente del Consiglio Paolo Romano che in quella sede si assunse l’onere di sbloccare i fondi pro- uffici sociali, ha chiamato proprio il primo cittadino matesino per rendergli noto che finalmente arriveranno a breve i fondi previsti nel bilancio regionale 2010 per l’ufficio di Piano. Ovviamente proprio Vincenzo Cappello, lieto della notizia e soprattutto sollevato poiché negli ultimi tempi presso gli uffici comunali di Piedimonte Matese si è registrata una vera e propria processione di persone che chiedevano lumi, ha voluto ringraziare in prima persona il Presidente Romano. “ Voglio ringraziare il Presidente del Consiglio Regionale Paolo Romano –afferma Cappello – per l’impegno profuso in questa vicenda. Posso senz’altro affermare che senza il suo incisivo intervento i fondi non sarebbero stati sbloccati ancora. Ovviamente la lieta notizia è anche per gli altri sindaci dei Comuni rientranti in ambito C/6, ma ad onor del vero la situazione si è sbloccata solo dopo il nostro diretto intervento presso gli uffici della Regione Campania.” Il sindaco poi conclude il suo intervento aggiungendo. “Tengo a specificare quanto già detto in precedenti incontri con Romano ‘travisati’ da qualcuno ma in questo caso il tempo mi ha dato ragione, ossia l’importanza della collaborazione istituzionale tra due cariche il sindaco e il Presidente dell’assise Regionale. Quindi ne io e ne lo stesso Paolo Romano abbiamo donato una matrice politica a questi recenti interventi, bensì abbiamo collaborato nel solo ed esclusivo interesse della cittadinanza dell’alto e medio casertano. Per quanto mi riguarda con questi presupposti continuerò sempre a farlo”.


Pietro Rossi

I CITTADINI DANNO UNA MANO ALL’OSPEDALE DI PIEDIMONTE MATESE.



PIEDIMONTE MATESE. Nasce anche a Piedimonte Matese l’Associazione di volontariato Diamo una mano movimento di persone diverse per estrazione sociale, credo religioso, appartenenza politica, sesso, età, accomunati da un'idea semplicissima: dare una mano a qualcuno in difficoltà. Diamo Una Mano non è un'associazione nel senso stretto del termine, ci confida Umberto Doti (nella foto), non c'è un presidente, un segretario... non ci sono suddivisioni... tutti - allo stesso livello. Non ci sono iscrizioni da pagare, non ci sono tasse, ognuno è libero di fare quello che vuole, come vuole, per quanto tempo vuole. Diamo una mano usa le potenzialità di internet (sito web, facebook, msn messenger, skype, forum vari, blog...) per completare semplici progetti di pubblica utilità. Ecco perchè ho voluto creare la sezione di Piedimonte Matese di cui sono referente. Il nostro gruppo locale parte con un progetto al momento in corso che raccoglie i fondi per l’acquisto di un defibrillatore con piastre pediatriche da donare al reparto di pediatria dell’Ospedale A.G.P. di Piedimonte Matese. Cerchiamo, conclude Umberto Doti, persone disponibili a donare un sorriso e fare del volontariato anche per i bambini della pediatria e tanti altri progetti.

Pietro Rossi

La lenticchia di Valle Agricola stuzzica l'interesse ma soprattutto l'appetito dei visitatori al Salone del Gusto di Torino.


VALLE AGRICOLA. Un vero successo quello riportato dalla “lenticchia di Valle Agricola” che ha stuzzicato l’interessa ma soprattutto l’appetito dei visitatori del Salone del Gusto di Torino. A presentare il pregiato prodotto è stato il Sindaco di Valle Agricola Fernando Pezza che ha partecipato alla manifestazione insieme alla delegazione del suo paese, presso lo stand predisposto appositamente dagli organizzatori. Nel Comune di Valle Agricola e nella fascia pedemontana del Massiccio del Matese in provincia di Caserta, si produce in piccole quantità questo tipo di lenticchia molto pregiata, detta “lenticchia di Valle Agricola”. È un ecotipo locale di medie dimensioni e colore piuttosto scuro. La buccia sottile favorisce la cottura ed esalta il sapore intenso, caratteristico e pregiato. Le regole di coltivazione rispecchiano la tradizione colturale dell’area: infatti i campi non sono molto estesi, continuano ad essere familiari e la lenticchia viene utilizzata soprattutto per il mercato locale, conservata in sacchetti di tela grezza a trama grossolana e sfruttata soprattutto essiccata per la preparazione di piatti della cucina tradizionale locale. Il prodotto viene utilizzato per la preparazione di piatti tradizionali dell’area del Parco regionale del Matese come ingrediente principale.

Pietro Rossi

FESTA GRANDE PER I CENTO ANNI DI ANTONIA FATONE IN MONACO.



PIEDIMONTE MATESE. Sembra che ormai a Piedimonte sempre più persone siano in grado di raggiungere il secolo di vita. Probabilmente sono le ottime qualità di vita e tranquillità che il territorio offre. A compiere i 100 anni oggi è Antonia Fatone, meglio conosciuta come Antonietta Monaco (cognome del marito “Sisto Monaco”), da sempre vissuta nel rione Vallata. Oggi è attorniata da 11 nipoti e 13 pronipoti. L’elisir di lunga vita per Antonia è stata la dedizione alla famiglia, il lavoro e l’umiltà, il cioccolatino dopo il caffè come toccasana. Solenne cerimonia nella Chiesa Ave Gratia Plena di Piedimonte, celebrata da Don Emilio Salvatore che ha ricordato il grande traguardo raggiunto da Antonia, esaltando una qualità che la contraddistingue: l’umiltà. Presente per l’Amministrazione Comunale il Sindaco Avv. Vincenzo Cappello, il consigliere Alfredo De Rosa e Marcellino Iannotta, dove, nella sede della Pier Giorgio Frassati, hanno consegnato nelle mani della dolce nonnina un mazzo di fiori ed una pergamena ricordo. Il tutto è stato accompagnato da grande emozione e fragorosi applausi.

STORIA DELLA CENTENARIA ANTONIETTA MONACO.

Antonia Fatone, per tutti la Signora Antonietta Monaco, nasce il 27/10/1910 a Piedimonte Matese - un paese in provincia di Caserta alle falde del massiccio del Matese - da una semplice famiglia del rione Vallata. Il padre Vincenzo aveva una piccola macelleria mentre la madre Antonietta era casalinga. Penultima di 6 figli, inizia presto a dare il proprio contributo in famiglia. Infatti oltre ad essere un valido aiuto per la mamma nelle faccende domestiche, all’età di 12 anni, entra come operaia al cotonificio di Piedimonte. Da quel momento in poi il lavoro diventerà la costante della sua lunga vita. Una “grande” lavoratrice, insomma, che si prodigherà prima come bidella presso l’istituto magistrale e poi come governante in un’illustre famiglia del paese presso la quale presta servizio per molti anni e alla quale resta, tuttora, legata da affetto e rispetto reciproci. La sua infanzia è, quindi, dura ma lei, allegra per carattere, sa comunque cogliere i bei momenti che le verranno regalati dal Buon Dio. Oltre a figlia ammirevole, la Signora Antonietta è stata moglie e mamma instancabile nonché nonna esemplare. All’età di 13 anni conosce il futuro sposo Sisto Monaco. I due ragazzi, quasi coetanei, crescono praticamente insieme. Il loro amore, infatti, sboccia fin dal primo sguardo e dura quasi 80 anni. Si conoscono ad una festa in casa di amici comuni e da allora non si separano più. Così il 30/04/1933 la signora Antonietta e Sistino, come amorevolmente lo chiamava lei, convolano a nozze e dalla loro unione nascono 6 figli (Anna, Maria, Franco, Gigetto, Carla e Luisa), nonché 11 nipoti e 13 pronipoti. Il loro legame durato una vita, li ha resi una persona sola. Si sono amati e rispettati. Confortati ed aiutati l’un l’altra, come oggi succede di rado. Lei lo ha accudito come un bambino fino agli ultimi istanti della sua esistenza (Sistino si è spento nel 2001 a 92 anni) con amorevole cura e devozione, come secondo lei, doveva fare una vera moglie. Le sue attenzioni erano tali che non mancava mai di addolcire il fine pasto del suo Sistino con il cioccolatino dopo il caffè. Donna determinata e tenace, pur lavorando si è sempre occupata in prima persona della famiglia e quando, durante la seconda guerra mondiale, il marito Sisto è stato costretto ad emigrare in Germania, lasciandola sola con 3 figli, lei, senza paura, ha preso in mano le redini della casa. Il suo è stato il classico “matriarcato” dell’epoca in cui è la donna che, con pazienza e piglio, tiene uniti figli e marito prima, nipoti e pronipoti poi, intorno al cosiddetto “focolare domestico”. Seppure di pugno, è sempre stata donna generosa e dal cuore grande. Ogni Natale con il marito ospitavano al loro banchetto persone che vivevano in condizioni disagiate. Era il loro modo di ringraziare il Signore per la modesta ma serena esistenza che aveva riservato loro. La signora Antonietta non ha mai avuto sogni ambiziosi…E’ sempre vissuta della sua numerosa famiglia. Il saperli tutti in salute e il vederli riuniti per le grandi ricorrenze le riempiva già il cuore. Infatti la festa della mamma e del papà, San Sisto e Sant’Antonio insieme alle altre festività diventavano motivo per ritrovarsi nella piccola casa materna. In quei momenti, circondata dall’amore dei suoi cari, lei era felice...e si lasciava andare a qualche passo di valzer in coppia con il suo amato Sistino. La sua vita centennale è stata segnata anche da terribili lutti. Nel 1975 perde il figlio Franco di 34 anni. Nel luglio 2001 l’altro figlio maschio, Gigetto e nel novembre dello stesso anno, il marito. Queste perdite l’hanno, inevitabilmente, provata ma lei ha saputo rialzarsi con forza ma soprattutto con tanta fede nell’Immacolata Concezione la cui statua è custodita nella chiesa di fronte casa sua. Oggi la Signora Antonietta, infatti, vive con la figlia Maria proprio nei pressi della chiesa Ave Gratia Plena di Piedimonte. Trascorre le sue giornate dietro i vetri del suo balconcino che affaccia sulla strada. Lì lavora alla sua coperta ad uncinetto e tra un filo e l’altro elargisce sorrisi e saluti “reverenziali” a tutti i passanti per i quali è oramai un’istituzione in quanto emblema di un secolo di storia del rione Vallata.


Pietro Rossi