04 agosto 2009

La preghiera di Agnese Ginocchio al Santo protettore Sisto I papa patrono di Alife.


Alife(Ce) - Fa tanto male all'animo vedere gente che soffre... Quest'anno la festa del santo patrono Sisto I papa e martire che ricorrerà il prossimo 10 e 11 Agosto, non sarà una festa sentita ed attesa per tanti concittadini della mia comunità che all'improvviso sono diventati poveri(1)...La Festa di San Sisto rappresenta per noi tutti alifani la festa delle feste, un punto di riferimento per tutti. In questo periodo la città si popola, molti emigranti alifani ritornano dai paesi lontani per essere presenti alla festa delle feste. Io però continuo a domandarmi: Come si può festeggiare una festa patronale quando vedi intorno a te gente che soffre, si lamenta, gente che perde la speranza nel futuro, che perde la Pace dello spirito ed infine che perde lentamente anche il proprio senso per vivere? Come si può? Ha senso festeggiare una festa patronale con luci sfolgoranti, novene, fuochi pirotecnici, musica e balli e poi fare finta di nulla, come se tutto fosse normale?
Cosa significa festeggiare se non condividere insieme alla comunità -nostro prossimo- le gioie, ma anche e soprattutto i suoi dolori, farsene carico e quindi cercare di risolverli mediante azioni solidali? Non sarebbe stato più utile e meritorio che parte delle offerte raccolte per la festa patronale avrebbero potuto essere destinate a favore dei casi di famiglie più povere di Alife, che ne sono davvero tante, ma quest'anno lo sono ancora di più ? Quanta indifferenza, quanta superficialità. Se questa può essere vita....Quale vita?!?! Quando si deciderà una buona volta di cambiare mentalità ?!?! "I problemi degli altri sono cavoli loro e a me non interessano...". Questo pare che sia l'atteggiamento adottato dalla massa...Che vergogna. Fa tanto male all' animo vedere così tanta indifferenza...Caro San Sisto I Santo Papa e Martire, patrono della mia città, desidero affidarti questa mia preghiera di Pace: Tu che sei il nostro santo patrono, il padre di tanti di noi, figli di questa comunità cresciuti senza padre, almeno Tu ascoltaci da lassù e da Pastore del gregge quale sei stato e continui ad esserlo, compi una specie di miracolo, restituisci alla mia comunità la Pace che tanto manca, quella Pace che non si costruisce con le feste e con gli spari, bensì con le azioni concrete e l'impegno quotidiano ad abbattere il muro della vergona e dell'apatia intorno a noi.
Caro San Sisto fà comprendere agli alifani che non ha senso festeggiare la festa del proprio santo patrono- papa e martire- che ha dato la sua vita per difendere la verità e la vera fede di Cristo ( non quella di mammona), se ci accorgiamo che nella nosra comunità sono presenti condizioni di disagio, di malessere, di povertà, di precarietà, di disperazione...."Ogni volta che avrete fatto una di queste cose ad uno dei miei fratelli più piccoli, in realtà le avrete fatte a me...". Questa fu la risposta di Cristo, re e profeta di Pace, alla domanda dei suoi che gli chiesero in cosa consisteva il suo messaggio di Pace. "La Carità, l'Amore e la Solidarietà non abbia fine.Cielo e terra passeranno ma le mie parole non passeranno mai.." Epure pare che siano proprio questi gli ingredienti che mancano al nostro stile di vita ma che invece sono necessariamente indispensabili per riuscire a comprendere il vero senso del fare festa, se davvero vogliamo seguire il messaggio concreto del nostro Santo patrono, altrimenti la nostra non é fede, bensì bigottismo e superstizione, e sarà la solita sfilata, il solito programma; una vera e propria presa in giro al sacrosanto testamento trasmessoci da S. Sisto I papa. La carità non é chiusura ma apertura a 360°, aprire le porte e cominciare a vedere oltre le nostre barriere architettoniche, per riuscire ad scorgere nella nostra comunità, come nel nostro mondo, il nostro prossimo, fratello e sorella che soffre nelle vesti del povero, dell' emarginato,del terremotato e sfollato, del clandestino, dell' immigrato, dello straniero, dell'ammalato, del disabile... per abbracciarlo ed aiutarlo a sostenere il peso della vita e per restituirgli infine quel raggio di speranza che lo rinfranchi nel suo cammino.
Caro San Sisto ti chiedo a nome della mia comunità il dono della Pace vera. Suscita in essa nuovi Uomini e nuove Donne Missionari di Pace che siano validi punti di riferimento per i nostri giovani, come per tutta la comunità. La fede é vera solo quando sa mettersi in movimento e trasformarsi in Missione. Dunque non bastano più le parole, i riti e le solite funzioni, ma bisogna necessariamente unire a queste: fatti e azioni concrete. Suscita nuove persone e nuovi politici che si impegnino a realizzare la politica non di potere, ma la politica di servizio per la comunità: difendere il bene comune, promuovere la cultura della Pace e della Legalità, favorire l'intercultura e l'integrazione fra i popoli, salvaguardare l'ambiente tutelandolo come la nostra stessa vita, realizzare progetti di cooperazione internazionale per la difesa dei diritti per tutti, costruire la città della Pace e dei Diritti Umani per favorire lo sviluppo del teritorio ed abbattere così la crisi economica, assicurare infine un futuro sostenibile e certo per i nostri giovani, mediante azioni mirate e concrete che risolvino i problemi della comunità attanagliata dalla piaga della povertà. E' proprio questa che manca alla nostra comunità, al nostro martoriato paese, ce ne vuole e tanta per poter stare bene con tutti per potere riportare ordine, dignità diritti, vivibilità, solidarietà e speranza per un futuro possibile. Ma per poter stare bene é necessario che ognuno scenda in campo, si assuma le proprie responsabilità, si faccia il proprio esame di coscienza, non deleghi sempre gli altri a risolvere i problemi, ma cominci egli (ella)per primo a dare il proprio contributo personale ed il proprio tempo per realizzare la Pace. Ed infine: nostra provincia di Terra di lavoro non sia più ricordata come terra di camorra, bensì in Terra di Pace, di Giustizia e di prosperità per tutti. Il sud é pieno di risorse e di gente generosa, fa che possa emergere da così tanta miseria. Perciò liberaci da quei mostri infernali (materializzati nelle menti e nelle membra di chi la governa, lo stesso vale per chi governa il nostro paese) che l'assediano e la circondano rendendola selva incolta. E liberaci anche dal pericolo della guerra nucleare, dal terrorismo e dalle calamità naturali. Questa é la grazia ed il miracolo che ti domando per me e per tutti. Forse é grande ciò che domando, ma se quanto domando per noi é impossibile so per certo che per Dio, Creatore dell'universo nulla é impossibile, o immenso e grande Santo protettore della nostra terra, della mia comunità, grande Papa, vicario del dolce Cristo in terra. Per le mani della Regina della Pace, Vergine Immacolata, Madre della Chiesa e dell' umanità, ti affido questa mia preghiera di Pace. Salga a Dio e ridiscenda sulla terra come pioggia benefica e come immensa benedizione di Pace e di Giustizia per e su tutti noi che l'abbiamo chiesta, invocata e cercata. Amen. Shalom.


Agnese Ginocchio-cantautrice ed Ambasciatrice internazion. per la Pace. Alife(Caserta-Campania-Italy) 4 Agosto 2009 A.M.


* (Note:1 a causa di una truffa)

*(Foto: Sacro Busto Argenteo del Santo patrono della città e diocesi di Alife(Ce): "Sisto I papa e martire" , compatrono della città di Alatri(Fr). Da notare al polso della mano sx( dx) del santo protettore la singolare 'Croce della Pace' donata dall' Ambasciatrice di Pace Agnese Ginocchio nell'anno 2008. Autore foto: Andrea Pioltini )

LE COLLEZIONI DELL’EX MUSEO ALIFANO TORNANO A PIEDIMONTE MATESE.


PIEDIMONTE MATESE. Dopo le ripetute insistenze dell’Amministrazione Comunale le collezioni dell’ex Museo Alifano tornano a Piedimonte Matese. A darne notizia visibilmente soddisfatto è stato l’Assessore delegato Attilio Costarella (nella foto) che ha precisato che questo è l’epilogo d’un lungo e tortuoso cammino iniziato anni or sono, che ha visto impegnate diverse Amministrazioni Comunali (nella fattispecie quelle che hanno governato il paese dalla fine degli anni settanta alla fine degli anni ottanta) nel richiedere il ritorno in Città delle collezioni museali, anche in coerenza con il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs 22 Gennaio 2004 N. 42) che tutela la piena fruizione e valorizzazione periferica dei beni museali. La Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, prendendo spunto dal ritrovamento del Busto di Zeus, statuina in tufo grigio rinvenuta sul Monte Cila nel 1940 e descritta al N. 803 del Catalogo redatto negli anni trenta del secolo scorso dal suo fondatore e primo direttore R. Marrocco, nel darne comunicazione ufficiale all’Amministrazione Comunale impegnata nel difficile compito di allestire nei locali dell’ex Convento di San Tommaso d’Aquino una mostra sui siti fortificati del Matese ove esporre i primi cento reperti dell’ex Museo Alifano già presenti in Città, comunica la sua decisione di restituire alla Città di Piedimonte Matese (che oggi accetta senza esitazione alcuna) la rimanente parte degli avanzi di antichità custoditi dal lontano 1973, dopo i ripetuti furti, nei magazzini del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, assecondando la ferma volontà più volte espressa in tal senso dall’Amministrazione stessa. Decisive sono state le scelte di eseguire nell’ex complesso monastico, sede storica del Museo Civico, impianti antintrusione ed antincendio che hanno permesso alla attuale Amministrazione Comunale, retta da Vincenzo Cappello, di incassare, dopo ripetute sollecitazioni, il 18 Giugno scorso, il prestito della pregevole statuetta denominata ‘Corridore del Cila’, scoperta sul Monte Cila nel 1928 nei pressi del Mendicicomio a ridosso della prima cinta di mura megalitiche sannitiche, messa a disposizione dell’Ente di Piazza Francesco De Benedictis dal Soprintendente Pietro Giovanni Guzzo, con cui più volte l’Amministrazione Comunale si è interfacciata. O la ferma volontà di impegnare una cospicua fetta dei fondi europei per il restauro integrale delle volte, delle lunette e delle prospicienti mura del chiostro maggiore del complesso monumentale di San Tommaso d’Aquino, celate e ferite, a tratti irrimediabilmente, da secoli di incuria. Od ancora la decisione, pure da ascriversi all’attuale esecutivo, di preparare quella mostra sui siti fortificati del Matese che permetterà di sistemare definitivamente almeno le prime tre stanze del futuro Museo Civico, di cui diligentemente si è ottenuta la classificazione di ‘museo a carattere regionale’, si è redatto il regolamento approvato in Consiglio Comunale, indicandone la figura del Direttore. Ed infine la stretta rete di rapporti intessuti con le Soprintendenze Archeologiche di Napoli e Pompei, quella di Caserta e Benevento competente per territorio (in particolare l’Ufficio Scavi di Alife diretto da Enrico A. Stanco), l’Università degli Studi del Salento (referente il Sannitologo di nota fama Prof. Gianluca Tagliamonte) con cui già dal Giugno 2006 è operante un protocollo d’intesa per la mutua assistenza che permetterà nel mese di Settembre del corrente anno l’attuazione di indagini archeologiche, dirette dal Prof. Tagliamonte, in località Monticello e sul Monte Cila, che già in passato hanno restituito diversi avanzi di antichità, colla speranza di incrementare le collezioni museali, gettando nuova luce sulle popolazioni che hanno vissuto e operato sul versante tirrenico del massiccio del Matese; o il rapporto proficuo con ditte romane altamente specializzate negli allestimenti museali. E’, soprattutto, il compimento di un mandato sindacale dell’Assessore delegato Attilio Costarella, detentore del progetto-obiettivo del recupero delle collezioni dell’ex Museo Alifano, ovunque disperse, onorato pienamente a tutto vantaggio della Città di Piedimonte Matese, della sua storia millenaria, delle sue multiformi tradizioni, delle future generazioni di piedimontesi.

Pietro Rossi

NEL MIO PAESE SENZA VITA FACCIO BARBA E CAPELLI CON IL CUORE!


Apice (Benevento)- Nel Bel Paese non è difficile trovare vecchi borghi completamente abbandonati- perché distrutti dalla guerra o da forti terremoti, e mai più ricostruiti. A pochi km da Benevento, nel medio alto sannio, c’è un vecchio borgo diventato fantasma dopo i terremoti del 21 agosto del 1962 e del 23 novembre 1980. Entrambi alle 19:30 circa. A far sgomberare i 6500 abitanti, infatti, fu la sentenza dei tecnici del Ministero dei Lavori Pubblici che, temendo ulteriori crolli, ne ordinarono l’evacuazione. Il paese fantasma si chiama Apice. Un paese senza vita. Morto completamente. Dal 1980, data del sisma che sconvolse Campania e Basilicata, i residenti -abbandonarono le piccole e caratteristiche casette fatte di tufo e pietra- e si rifugiarono altrove, per poi sistemarsi definitivamente più a valle dove un longevo sindaco riuscì a far costruire interamente il paese. “Era un signore sindaco-racconta Tommaso Conza, 72 anni- unica anima vivente e sentinella del paese senza abitanti: si chiamava Luigi Bocchino- una persona colta, intelligente, lungimirante- che ha amministrato ininterrottamente Apice per ben 48 anni. Nel 1962- in occasione del primo terremoto- c’era lui come sindaco- il paese fu danneggiato dal sisma. Diversi viaggi a Roma- portando a casa la completa costruzione dell’intero paese- completato pochi mesi dopo il terremoto del 1980 (ndr.era sindaco sempre Bocchino)- che qui fece altri danni – costringendo le poche centinaia di persone rimaste nel borgo a trasferirsi nel nuovo paese- costruito interamente”. Andarono via tutti da questo borgo (definito la Pompei del “900”)- immerso nel verde. Si trasferirono tutti, abitanti, artigiani, commercianti- nel nuovo centro. A dire il vero -uno rimase incollato alla sua attività di artigiano, nel paese fantasma. Era proprio Tommaso Conza, barbiere dal 1952-quando a soli 15 anni mise piede nel salone- che poi avrebbe condotto per oltre mezzo secolo- e che ancora conduce (nel 2002 è stato premiato per i 50 anni di attività). “Il colpo di grazia, dopo il terremoto del 1980: Allora tutti abbandonarono il paese-racconta Tommaso, abitanti, commercianti, titolari d’imprese. Anch’io dovetti lasciare a malincuore la mia casetta-anche se mi aspettava una nuova casa”. Ma l’amore, il cuore battente per il borgo natio- lo convinse a rimanere nel borgo con il lavoro che svolgeva. “Amavo (e amo) troppo questo borgo per abbandonarlo completamente- e così decisi di rimanere con la mia attività”. Una scelta coraggiosa- quella di Tommaso- deciso più che mai a tenere aperto il salone in un paese diroccato, terremotato, non abitato nemmeno da una persona. Non mi sono mai scoraggiato- la fede in Dio- mi ha aiutato – ed ho continuato a lavorare. Ho cresciuto tre figli, che mi hanno regalato sei splendidi nipoti. Ci tenevo molto a tenere in vita questo borgo- e posso dire di esserci riuscito, con la mia presenza e dei miei clienti. Borgo che il comune (in collaborazione con la facoltà di Architettura di Venezia) con i fondi della Regione Campania- sta cercando di farne un museo. Per ora, in giro solo macerie, case pericolanti, insegne arrugginite di una macelleria, di un alimentari, di una sala biliardi, di un bar. Solo lo splendido maniero del 12° secolo è in fase di ultimazione. La giornata dell’anziano barbiere- comincia alle sei- con la sveglia, si lava, fa colazione e si infila nella vecchia Fiat 126 bianca (acquistata nel 1976)- che alle sette e trenta parcheggia ogni mattina nei pressi del salone- raggiungibile tra lavori in corso e transenne- nel vecchio borgo. Aperto anche la domenica mattina, per clienti che per la maggiore lavorano nelle campagne circostanti, affezionati a Tommaso.Un salone- museo, il suo- dove fa bella mostra una caratteristica doccia scozzese. “La comprai a Modena in una Fiera tanti anni fa- allora era roba d’avanguardia, ora d’epoca- ma funziona ancora che è una meraviglia”. Tifosissimo del Napoli calcio, lettore affezionato del quotidiano “Il Mattino”- comprato puntualmente tutti i giorni da decenni. Non meno curioso il posto telefonico pubblico- che gestisce all’interno del salone- con tanto di cabina. Qui l’ascia della Telecom, non ha colpito come in tutto lo stivale- si è sincronizzata con Tommaso: società telefonica che ha mostrato un poco di cuore-lasciando un servizio nel paese fantasma, privo di abitanti. “Vengo a farmi barba e capelli da Tommaso- dal 1956- racconta Raffaele Zullo- piombato poco dopo l’arrivo del cronista nel salone con il figlio Fiore, 31 anni, dall’età di due anni cliente del mitico barbiere- che seppure pensionato continua a pagare i contributi previdenziali. “Pago i contributi per lavorare ancora nel mio adorato paese che sono convinto - non morirà mai!”

Giuseppe Sangiovanni

L’europarlamentare Aldo Patriciello interviene nel dibattito sulla questione meridionale.


Venafro. L’europarlamentare del PdL Aldo Patriciello (nella foto) interviene nel dibattito aperto sulla “questione meridionale” e sull’ipotesi di un partito del Sud afferma: “Ritengo che il risultato raggiunto alle Europee dal PdL sia il punto di partenza del nostro ragionamento: il partito ha ottenuto il massimo proprio nel Mezzogiorno. Oltre a questo dato dobbiamo ricordare la storia politica del nostro paese: già in passato, infatti, tutte le iniziative politiche localistiche sono fallite. Gli italiani, in sostanza, hanno sempre bocciato soggetti politici che si qualificavano con forti connotazioni territoriali. Questo deve far riflettere perché oggi non avrebbe alcun senso prospettare ai cittadini un nuovo soggetto politico. Semmai – aggiunge l’on.le Patriciello - il nodo cruciale è rafforzare il PdL avvicinando la nascente struttura di partito ai nostri elettori. Per questo è fondamentale informare il più possibile i cittadini ed è strategico intercettare il consenso dei cosiddetti indecisi che rappresentano sempre una variabile vicina al 15%”.
L’eurodeputato affronta poi i problemi legati al ritardo nello sviluppo del Meridione e i recenti sviluppi dell’azione di governo in favore del Sud, nonché il ricorso a strumenti straordinari come l’ipotesi di una Banca del Sud o l’introduzione di una fiscalità di vantaggio per le aree meridionali: “Pensare di risolvere i problemi del nostro Mezzogiorno destinando solo finanziamenti strutturali, senza considerare il fattore umano, può portare a ripetere gli errori del passato. Oggi il Sud ha una classe di giovani preparati culturalmente e professionalmente che hanno voglia di dimostrare le loro capacità. Sono i giovani in grado di invertire anche il pensiero dei genitori, troppe volte sudditi del clientelismo. Sono loro il volto di un Mezzogiorno che ce la può fare. Non dimentichiamoci, inoltre, che il Sud Italia ha tutte le condizioni ideali per una forte crescita: risorse locali, posizione geo-politica favorevole, fattore umano giovane e preparato. Occorre, allora, solo un’azione di governo moderna. Un’azione che non sia un sussidio una tantum, quanto piuttosto occasione di trasformare un problema in opportunità, non solo per il Meridione ma per l’intero paese. Tutti sappiamo, è vero, quali siano le inefficienze del nostro territorio e a poco servirebbe elencarle. Ma, cari amici politici del PdL eletti nel Sud, dobbiamo andare oltre con la nostra analisi. Dobbiamo, semmai, elaborare nuovi piani di lavoro: stabilire priorità, finanziamenti, strumenti e tempi di realizzazione. Ben venga allora una fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno che, naturalmente, dovrà essere negoziata in Europa, ed una Banca del Sud agganciata al sistema creditizio, affinché il sostegno al Mezzogiorno non si traduca in finanziamenti a pioggia o in pesanti balzelli a danno degli italiani. La forza del PdL, in futuro, - conclude l’eurodeputato Patriciello - dipenderà da questo: far seguire alle promesse i fatti. E tale è il compito affidatoci come uomini di partito, ambasciatori del Popolo della Libertà, da parte del presidente Berlusconi”.

Misure preventive contro malattie trasmesse da puntura di zanzara.


La malaria, la dengue, la chikungunya, la "Rift Valley" sono tipi di malattie che vengono trasmesse all'uomo attraverso la puntura di zanzare infette del genere Aedes. Per queste malattie non esistono, al momento, vaccini specifici. Solo per la malaria, l'Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia una profilassi con farmaci diversi*, secondo l'area geografica in cui ci si reca, che devono essere prescritti dal medico curante.Pertanto, si consiglia l'adozione di misure preventive da adottare durante la permanenza nei Paesi dove sono presenti queste malattie onde evitarne il contagio, quali:indossare abiti di colore chiaro (i colori scuri ed accesi attirano gli insetti) con maniche lunghe e pantaloni lunghi, che coprano la maggior parte del corpo;evitare l'uso di profumi (attirano gli insetti);applicare sulla pelle esposta durante il giorno, ed in particolare dal tramonto all'alba, prodotti repellenti per gli insetti a base di n,n-dietil-n-toluamide o di kbr (noto anche come bayrepel o icaridina), ripetendo l'applicazione in caso di sudorazione intensa ogni 2-3 ore. I repellenti per gli insetti e gli insetticidi a base di piretroidi possono essere spruzzati direttamente sugli abiti;alloggiare in stanze dotate di condizionamento d'aria o, in mancanza di questo, di zanzariere alle finestre, curando che queste siano integre e ben chiuse;usare zanzariere sopra il letto, rimboccandone i margini sotto il materasso, verificandone le condizioni e controllando che non ci siano zanzare al loro interno; è utile impregnare le zanzariere con insetticidi a base di permetrina;spruzzare insetticidi a base di piretro o di permetrina nelle stanze di soggiorno o utilizzare diffusori di insetticida operanti a corrente elettrica.In caso di stati febbrili, non assumere aspirina o prodotti derivati (controindicati in caso di dengue) senza aver prima consultato un medico al riguardo.Va comunque adottata particolare attenzione nell'utilizzo dei prodotti repellenti, attenendosi alle istruzioni e alle controindicazioni riportate sui foglietti illustrativi.Altre informazioni specifiche sulle malattie nei Paesi che si intendono visitare si possono avere presso la propria ASL.Se al ritorno da un Paese (tropicale, sub-equatoriale ecc..), dove sono presenti questi tipi di malattie, si accusa febbre - che può manifestarsi dopo alcuni giorni/settimane della data del rientro - è bene riferire sempre, al proprio medico curante/ospedaliero, dell'avvenuto viaggio/soggiorno nella località (area geografica, Paese, regione, etc) affetta, affinché si possano tempestivamente effettuare i test diagnostici del caso.


www.ministerosalute.it/malattieInfettive/documenti/ProfilassiAntimalarica.pdf