23 gennaio 2014

L’Associazione Culturale Arcobaleno di San Nicola la Strada alla ribalta ad Alife



ALIFE. Dopo il grande successo di domenica 12 gennaio che ha visto in scena la stupenda performance della commedia “Natale in casa Cupiello”, l’Associazione Arteatro per domenica 26 gennaio punta a dare al suo pubblico l’ennesimo successo teatrale. L’appuntamento è come sempre alle ore 20.00 presso l’Auditorium dell’Istituto professionale “Bosco” di Alife. La serata vedrà in scena la commedia “L’ultimo pacco” presentata dall’Associazione Culturale Arcobaleno di San Nicola la Strada. Questa commedia è stata scritta e diretta da Vincenzo Mazzarella, anima pulsante dell’Associazione nonché commediografo-attore-regista applaudito anche ben oltre i patri confini. Il suo debutto risale al ’94 ed oggi dopo 20 anni di attività è orgoglioso di vantare una vita artistica costellata di crescenti successi. Già nel lontano 1981 partecipò come autore ad otto puntate del programma televisivo “Spazio Ippoliti” su Rai Tre. Successivamente ha scritto e rappresentato venti opere di teatro brillante, tra le quali “Questione di sfumature”, vincitrice del premio Città di Vico Equense e “La festa della donna”, vincitrice del premio Città di Airola per l’opera più originale con menzione speciale alla migliore coppia di attrici. Nel 2011 e 2012 ha diretto come Direttore Artistico la rassegna teatrale di San Nicola la Strada “Arte sotto le Stelle”. Lo spettacolo si presenta ricco di situazioni brillanti e figlio diretto della Commedia dell’Arte all’italiana, piena di equivoci. È ambientato nell’epoca contemporanea. I protagonisti, Gianni e Peppe, sono una coppia di giovani fratelli che stentano a trovare un equilibrio familiare a causa di tanti problemi che la modernità comporta, primo fra tutti la precarietà, intesa nel suo significato più profondo. L’esile equilibrio di complicità tra i due fratelli si rompe quando, a causa della spending rewiew, l’Istituto di Igiene Mentale della zona è costretto a chiudere per mancanza di fondi e zia Cesarina, ospite della struttura neuropsichiatrica, cerca accoglienza in casa dei nipoti.  L’ultimo pacco è un’opera pervasa da una sincera ricerca popolare che si rifà direttamente alla grande tradizione italiana della Commedia dell’Arte. L’autore utilizza un linguaggio moderno, ricco nei colori e nelle sfumature, pieno di accenti ironici, un miscuglio tra italiano, dialetto, inglese e lessico giovanile di scoppiettante ricchezza e godibilità.  Sul palco nel cast insieme a Vincenzo Mazzarella, autore e regista della commedia, troveremo anche Domenico Bottone, Fausto Bellone, Rosa Amoruso, Bruno Massaro e Rossella Di Lucca, Vittorio Copioso come fonico e Daniela Giaquinto come direttrice di scena.

Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro



Messaggio del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle,



oggi viviamo in un mondo che sta diventando sempre più “piccolo” e dove, quindi, sembrerebbe essere facile farsi prossimi gli uni agli altri. Gli sviluppi dei trasporti e delle tecnologie di comunicazione ci stanno avvicinando, connettendoci sempre di più, e la globalizzazione ci fa interdipendenti. Tuttavia all’interno dell’umanità permangono divisioni, a volte molto marcate. A livello globale vediamo la scandalosa distanza tra il lusso dei più ricchi e la miseria dei più poveri. Spesso basta andare in giro per le strade di una città per vedere il contrasto tra la gente che vive sui marciapiedi e le luci sfavillanti dei negozi. Ci siamo talmente abituati a tutto ciò che non ci colpisce più. Il mondo soffre di molteplici forme di esclusione, emarginazione e povertà; come pure di conflitti in cui si mescolano cause economiche, politiche, ideologiche e, purtroppo, anche religiose.

In questo mondo, i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno serio per una vita più dignitosa. Comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini  e a conoscerci meglio tra di noi, ad essere più uniti. I muri che ci dividono possono essere superati solamente se siamo pronti ad ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri. Abbiamo bisogno di comporre le differenze attraverso forme di dialogo che ci permettano di crescere nella comprensione e nel rispetto. La cultura dell’incontro richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri. I media possono aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi. In particolare internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio.

Esistono però aspetti problematici: la velocità dell’informazione supera la nostra capacità di riflessione e giudizio e non permette un’espressione di sé misurata e corretta. La varietà delle opinioni espresse può essere percepita come ricchezza, ma è anche possibile chiudersi in una sfera di informazioni che corrispondono solo alle nostre attese e alle nostre idee, o anche a determinati interessi politici ed economici. L’ambiente comunicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci. Il desiderio di connessione digitale può finire per isolarci dal nostro prossimo, da chi ci sta più vicino. Senza dimenticare che chi, per diversi motivi, non ha accesso ai media sociali, rischia di essere escluso.

Questi limiti sono reali, tuttavia non giustificano un rifiuto dei media sociali; piuttosto ci ricordano che la comunicazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica. Dunque, che cosa ci aiuta nell’ambiente digitale a crescere in umanità e nella comprensione reciproca? Ad esempio, dobbiamo recuperare un certo senso di lentezza e di calma. Questo richiede tempo e capacità di fare silenzio per ascoltare. Abbiamo anche bisogno di essere pazienti se vogliamo capire chi è diverso da noi: la persona esprime pienamente se stessa non quando è semplicemente tollerata, ma quando sa di essere davvero accolta. Se siamo veramente desiderosi di ascoltare gli altri, allora impareremo a guardare il mondo con occhi diversi e ad apprezzare l’esperienza umana come si manifesta nelle varie culture e tradizioni. Ma sapremo anche meglio apprezzare i grandi valori ispirati dal Cristianesimo, ad esempio la visione dell’uomo come persona, il matrimonio e la famiglia, la distinzione tra sfera religiosa e sfera politica, i principi di solidarietà e sussidiarietà, e altri.

Come allora la comunicazione può essere a servizio di un’autentica cultura dell’incontro? E per noi discepoli del Signore, che cosa significa incontrare una persona secondo il Vangelo? Come è possibile, nonostante tutti i nostri limiti e peccati, essere veramente vicini gli uni agli altri? Queste domande si riassumono in quella che un giorno uno scriba, cioè un comunicatore, rivolse a Gesù: «E chi è mio prossimo?» (Lc 10,29). Questa domanda ci aiuta a capire la comunicazione in termini di prossimità. Potremmo tradurla così: come si manifesta la “prossimità” nell’uso dei mezzi di comunicazione e nel nuovo ambiente creato dalle tecnologie digitali? Trovo una risposta nella parabola del buon samaritano, che è anche una parabola del comunicatore. Chi comunica, infatti, si fa prossimo. E il buon samaritano non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada. Gesù inverte la prospettiva: non si tratta di riconoscere l’altro come un mio simile, ma della mia capacità di farmi simile all’altro. Comunicare significa quindi prendere consapevolezza di essere umani, figli di Dio. Mi piace definire questo potere della comunicazione come “prossimità”.

Quando la comunicazione ha il prevalente scopo di indurre al consumo o alla manipolazione delle persone, ci troviamo di fronte a un’aggressione violenta come quella subita dall’uomo percosso dai briganti e abbandonato lungo la strada, come leggiamo nella parabola. In lui il levita e il sacerdote non vedono un loro prossimo, ma un estraneo da cui era meglio tenersi a distanza. A quel tempo, ciò che li condizionava erano le regole della purità rituale. Oggi, noi corriamo il rischio che alcuni media ci condizionino al punto da farci ignorare il nostro prossimo reale.

Non basta passare lungo le “strade” digitali, cioè semplicemente essere connessi: occorre che la connessione sia accompagnata dall’incontro vero. Non possiamo vivere da soli, rinchiusi in noi stessi. Abbiamo bisogno di amare ed essere amati. Abbiamo bisogno di tenerezza. Non sono le strategie comunicative a garantire la bellezza, la bontà e la verità della comunicazione. Anche il mondo dei media non può essere alieno dalla cura per l’umanità, ed è chiamato ad esprimere tenerezza. La rete digitale può essere un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane. La neutralità dei media è solo apparente: solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento. Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità di un comunicatore. Proprio per questo la testimonianza cristiana, grazie alla rete, può raggiungere le periferie esistenziali.

Lo ripeto spesso: tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima. E le strade sono quelle del mondo dove la gente vive, dove è raggiungibile effettivamente e affettivamente. Tra queste strade ci sono anche quelle digitali, affollate di umanità, spesso ferita: uomini e donne che cercano una salvezza o una speranza. Anche grazie alla rete il messaggio cristiano può viaggiare «fino ai confini della terra» (At 1,8). Aprire le porte delle chiese significa anche aprirle nell’ambiente digitale, sia perché la gente entri, in qualunque condizione di vita essa si trovi, sia perché il Vangelo possa varcare le soglie del tempio e uscire incontro a tutti. Siamo chiamati a testimoniare una Chiesa che sia casa di tutti. Siamo capaci di comunicare il volto di una Chiesa così? La comunicazione concorre a dare forma alla vocazione missionaria di tutta la Chiesa, e le reti sociali sono oggi uno dei luoghi in cui vivere questa vocazione a riscoprire la bellezza della fede, la bellezza dell’incontro con Cristo. Anche nel contesto della comunicazione serve una Chiesa che riesca a portare calore, ad accendere il cuore.

La testimonianza cristiana non si fa con il bombardamento di messaggi religiosi, ma con la volontà di donare se stessi agli altri «attraverso la disponibilità a coinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della verità e del senso dell’esistenza umana» (Benedetto XVI, Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 2013). Pensiamo all’episodio dei discepoli di Emmaus. Occorre sapersi inserire nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi, per comprenderne le attese, i dubbi, le speranze, e offrire loro il Vangelo, cioè Gesù Cristo, Dio fatto uomo, morto e risorto per liberarci dal peccato e dalla morte. La sfida richiede profondità, attenzione alla vita, sensibilità spirituale. Dialogare significa essere convinti che l’altro abbia qualcosa di buono da dire, fare spazio al suo punto di vista, alle sue proposte. Dialogare non significa rinunciare alle proprie idee e tradizioni, ma alla pretesa che siano uniche ed assolute.

L’icona del buon samaritano, che fascia le ferite dell’uomo percosso versandovi sopra olio e vino, ci sia di guida. La nostra comunicazione sia olio profumato per il dolore e vino buono per l’allegria. La nostra luminosità non provenga da trucchi o effetti speciali, ma dal nostro farci prossimo di chi incontriamo ferito lungo il cammino, con amore, con tenerezza. Non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale. È importante l’attenzione e la presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione, per dialogare con l’uomo d’oggi e portarlo all’incontro con Cristo: una Chiesa che accompagna il cammino sa mettersi in cammino con tutti. In questo contesto la rivoluzione dei mezzi di comunicazione e dell’informazione è una grande e appassionante sfida, che richiede energie fresche e un’immaginazione nuova per trasmettere agli altri la bellezza di Dio.



Dal Vaticano, 24 gennaio 2014, memoria di san Francesco di Sales



Una riunione per presentare il progetto 'Bandiere Arancioni'


Pietramelara. Il Comune di Pietramelara è riuscito a superare la penultima tappa per il raggiungimento di un importante obiettivo, l'ottenimento del marchio 'Bandiere Arancioni', promossa dal Touring Club Italiano. La 'Bandiera Arancione' è un riconoscimento di qualità turistico ambientale, equivalente più o meno alla bandiera blu che viene assegnata ai Comuni balneari. Il programma territoriale 'Bandiere Arancioni', in coerenza con i principi sui cui si fonda il TCI, promuove la conoscenza di luoghi poco conosciuti ma di grande pregio e stimola il viaggiatore a visitare questi luoghi assaporandoli, ma al tempo stesso avendone cura proprio perché preziosi. Il Comune di Pietramelara, il consigliere comunale Antimo De Cesare e il Presidente della Pro Loco Pasquale Lombardo vogliono illustrare dettagliatamente il progetto 'Bandiere Arancioni'. E' stata fissata, infatti, una riunione tra tutti i c.d. 'portatori di interesse', quindi: commercianti, artigiani, membri di associazioni che operano sul territorio e cittadini volenterosi, per rendere tutti consapevoli del progetto e creare i presupposti per ricevere l’ambito riconoscimento. La riunione si terrà venerdì 24 gennaio alle ore 20.30 presso la sala consiliare del Comune di Pietramelara. Nell'occasione verrà approvato inoltre, per il secondo anno consecutivo, il calendario unico degli eventi che ha avuto già un ottimo successo nel 2013, e che si arricchirà di ulteriori iniziative e manifestazioni. Ecco le dichiarazioni che ha rilasciato il consigliere De Cesare: "Questa opportunità è fondamentale perchè andrà a valorizzare il grande patrimonio storico, culturale ed ambientale di Pietramelara, attingendo ad una risorsa importantissima ossia il rilancio del turismo e, quindi, dell’economia locale. Inoltre è molto importante creare una produttiva sinergia con i Comuni che appartengono alla nostra area geografica come Riardo e Roccaromana, e che, quindi, si cercherà di creare un calendario unico degli eventi anche per questi paesi in modo da far affluire un maggior numero di persone durante le manifestazioni".

Andrea De Luca

3° Giornata della belle zza sostenibile a Caserta

CASERTA. Lunedì 3 Marzo 2014 si terrà la terza "Giornata della Bellezza Sostenibile", un evento a Impatto Zero® aperto a tutti i saloni di bellezza d'Italia, promosso da Davines in collaborazione con LifeGate a favore dell'ambiente. I saloni aderenti apriranno le proprie porte per offrire i servizi di taglio e/o piega a fronte di un versamento di 15 euro dei clienti. Tutto l'incasso sarà quindi devoluto per contribuire alla creazione e tutela di una foresta in crescita nella Riserva Sakalalina nel Madagascar meridionale. Ad aderire all'iniziativa in Terra di Lavoro sarà il parrucchiere capodrisano Massimo Iodice, con il salone ubicato in via F. Marchesiello a Caserta.  Massimo Iodice, nato a Norimberga il 26 Agosto 1982, si avvicina al mondo dell'hair-styling all'età di 8 anni quando entra per la prima volta in una bottega di barbiere come piccolo aiutante. Determinato a trasformare la sua curiosità in vera passione, all'età di 14 anni decide di frequentare una scuola professionale per Parrucchieri, sostenendo gli studi con l'attività pratica presso uno dei più importanti saloni per donna della Campania. E' proprio qui che ha la possibiltà di affiancare all'attività professionale quella di perfezionamento frequentando numerosi corsi di aggiornamento che gli permettono di apprendere molteplici tecniche di taglio ed acconciatura. Segue le più importanti tendenze moda dettate dai più grandi coiffeur internazionali come Aldo Coppola, Irvine Rusk, Trevor Sorbie ed Anthony Mascolo, solo per citarne alcuni, presso le più importanti Accademie per Parrucchieri come la Rusk, L'Oreal, Wella, Tigi e Davines. Nel 2008 decide di intraprendere un nuovo percorso, in piena autonomia, aprendo un proprio salone nella città di Caserta, gettando così le basi per una nuova fase di crescita professionale e di sperimentazione. Al passo con le nuove tendenze e tecniche nell'arte dell'hair-styling, cerca sempre di migliorarsi per garantire alla propria clientela il massimo della professionalità e dell'innovazione. Dal 2011 Massimo Iodice Parrucchiere fa parte del progetto "Multi Space Salon Partner" di una delle più importanti aziende mondiali, leader nella cura dei capelli, la Davines. All'interno del salone, infatti, vengono utilizzati esclusivamente prodotti Davines, realizzati con componenti naturali (fino al 98%) che garantiscono una cura specifica per cute e capelli nel massimo rispetto dell'ambiente. Nel 2011 e nel 2012 Massimo Iodice ha aderito al progetto LifeGate "Giornata della Bellezza Sostenibile", grazie al quale l'incasso giornaliero del salone è stato interamente devoluto per contribuire al finanziamento del programma di tutela boschiva in Madagascar e di riqualificazione urbana in Italia, diventando così il primo ECO-SALON della Campania.

GIORNALISTI, SABATO A CASERTA L’INCONTRO SU RICONGIUNGIMENTO E FORMAZIONE


Caserta. Sabato 25 gennaio, alle ore 11.30, nella sala della biblioteca del seminario vescovile, in Piazza Duomo a Caserta, gentilmente concessa da don Nicola Lombardi, Direttore dell'ISSR “San Pietro”, si terrà l’incontro sulle ultime novità sulla professione giornalistica, dal ricongiungimento alla formazione, organizzato dall’Associazione Giornalisti Casertani Trenta Righe. Ad illustrarne i contenuti, all’appuntamento aperto a tutti colleghi della stampa, ci saranno Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, e Laura Viggiano, rappresentante della Campania nella Commissione nazionale Lavoro autonomo FNSI. “Il ricongiungimento è l’occasione attesa da anni da tanti colleghi per sanare una condizione che spesso è dovuta solo alle ben note vicende di precariato e di lavoro nero; finalmente, dopo tante battaglie, si prova a dare il dovuto riconoscimento a chi “professionista” lo è da anni e sul campo. Proveremo assieme a chiarirne gli aspetti salienti”, spiega la vicepresidente Antonella Palermo. “Abbiamo ritenuto utile – anticipa inoltre il presidente di Trenta Righe, Giuseppe Perrotta – inserire nel corso dell’appuntamento in programma per sabato anche una finestra informativa sulla formazione che come giornalisti saremo presto chiamati tutti a fare. Il presidente Lucarelli ce ne spiegherà tempi e modi”. L’incontro è aperto a tutte le colleghe e i colleghi della stampa casertana.