Comunicato stampa del Segretario Generale, Benedetto Attili -
 “Mentre  i numeri della crisi ci raccontano di un Paese in grave difficoltà  economica, per la mancanza di prospettive di sviluppo, per la crescente  disoccupazione, per un debito pubblico che ci colloca tra i primi  quattro Paesi al mondo, per un sistema produttivo che non ha saputo  rinnovarsi e divenire competitivo, per la mancanza di investimenti e per  i tagli indiscriminati alla spesa pubblica, anche quelli necessari  all’innovazione ed alla ricerca, la nostra classe politica ed il Governo  sono impegnati in una stucchevole e insensata diatriba sulla necessità  di spostare qualche sede di Ministero, e relative poltrone, da Roma in  altre zone d’Italia.
 
Ciò per assecondare  evidentemente la sete di potere centralistico di alcune forze di  governo,  peraltro in forte contraddizione con la propria presunta  vocazione federalista. 
 
Non è certamente trasferendo i Ministeri che si attua il federalismo. 
 
Non ci resta che pensare ad  una ben orchestrata campagna pubblicitaria, come quella condotta negli  ultimi anni contro i cosiddetti fannulloni, per sviare l’attenzione  dell’opinione pubblica dai veri problemi del Paese”.
 
 
 Così il Segretario Generale della UIL  PA ATTILI commenta le notizie sul giudizio negativo sulla nostra  economia e sul trasferimento di ministeri da Roma.
 
 
“Ma noi non ci facciamo  distrarre e continueremo a denunciare, come abbiamo sempre fatto, le  politiche sbagliate e la mancanza di proposte valide per l’uscita dalla  crisi.
 
Dopo la bocciatura del  nostro Paese da parte di un’agenzia di rating, il Governo è stato  costretto ad ammettere che già con la manovra prevista per questa estate  si dovranno individuare gli interventi specifici per attuare le  politiche di rientro annunciate con grande enfasi nel piano delle  riforme, recentemente approvato dal Parlamento e dalle istituzioni  europee.
 
Ebbene, sappiamo che per i  prossimi anni ci attende una manovra di contenimento delle spese di  circa 40 miliardi di euro, pari al 2,3% del PIL”.
 
Ma l’attenzione di media,  televisioni e giornali è tutta incentrata sullo spostamento di poche  centinaia di dipendenti e di qualche ufficio da Roma ladrona a Milano  (ladrona?), magari quelli ora occupati proprio dai proponenti, della  serie “casa e bottega”.
 
 
Continua ATTILI, denunciando i rischi  insiti nella prossima manovra di contenimento annunciata da Tremonti e  la mancanza di coraggio nei tagli alle spese improduttive ed ai costi  della politica.
 
 
“Noi siamo interessati  invece  a conoscere quali sono gli strumenti che il Ministro  dell’economia ha in mente per rastrellare i 40 miliardi. Abbiamo fondati  timori, visto le esperienze del passato, che si ricorra al solito  schema, facile e collaudato, dei tagli lineari ed indiscriminati alla  spesa. Senza programmazione, senza progettualità, senza futuro.
 
Tutte le nostre proposte di  mettere mano finalmente e con decisione ai tagli alla spesa  improduttiva, a cominciare dai costi inutili della politica, alla vera  lotta all’evasione ed all’elusione fiscale, alla lotta alla corruzione  nella P.A., che vede il suo apice nel sistema degli appalti e delle  esternalizzazioni, ad una vera riforma del sistema fiscale che faccia  pagare il giusto a tutte le categorie produttive, lavoro, capitale,  rendite finanziarie, non hanno trovato puntualmente risposte.
 
Una classe politica che si  chiude su se stessa e non ascolta le richieste dei cittadini, dei  pensionati, dei disoccupati, delle imprese non fa gli interessi della  collettività ma dimostra di essere unicamente interessata alla propria  sopravvivenza”.
 
 
E conclude ATTILI denunciando il pericolo che ancora una volta a pagare un prezzo elevato siano i dipendenti pubblici.
 
 
“Siamo molto preoccupati  poiché di tutto si parla tranne che dei problemi veri e di quello che si  sta profilando all’orizzonte. In questa situazione vogliamo ribadire  ora che i dipendenti pubblici hanno già pagato e stanno pagando un  durissimo prezzo a causa della crisi, con i tagli alle retribuzioni  reali, con il mancato recupero del potere d’acquisto delle retribuzioni,  con il blocco degli organici e del turn-over, con le sperequazioni in  materia previdenziale contro le donne, con il blocco dei contratti per  un triennio.
 
Tre milioni e mezzo di  lavoratori e le loro famiglie fermi con i salari bloccati fino al 2013  rappresentano un problema anche per l’economia reale in termini di  mancati consumi. Che a nessuno venga in mente di ripetere l’esperienza  per il successivo triennio, poiché ciò avrebbe gravissime ripercussioni  sociali, difficilmente contenibili”.
Fonte:http://www.uilpa.it/informazione-circolari/2011/934-23052011-comunicato-stampa-di-benedetto-attili