04 settembre 2009

LE NUOVE CREAZIONI SPOSA DELLA STYLMODA ROSSI A “SCALELLE IN MODA 2009” NEL BORGO ANTICO DI PIEDIMONTE MATESE.




Piedimonte Matese. Le firme più prestigiose dell’alta Moda Sposa e Cerimonia uomo, saranno portate in passerella dall’Atelier STYLMODA ROSSI di Piedimonte Matese DOMENICA 6 SETTEMBRE nel centro storico di Piedimonte Matese in occasione della Rassegna di Moda cultura e spettacolo “Scalelle in Moda 2009” organizzato dalla Pro Loco Vallata di Piedimonte Matese. L’azienda di Piedimonte Matese presenterà in anteprima le collezioni sposa e cerimonia 2010 Carlo Pignatelli, Pierre Cardin e Radiosa e Gai Mattiolo, Rocky Moles e Lubiam Cerimonia per lo sposo. Grazie ad una grande passione e professionalità la STYLMODA ROSSI riesce a portare nel suo Show Room di VIA MATESE,2 a Piedimonte Matese le firme più prestigiose dell’alta Moda Sposa e Cerimonia uomo-donna un traguardo di grande valore che evidenzia l’azienda piedimontese come una tra le più qualificate e complete del settore. L’Atelier di Piedimonte Matese è da anni un punto di riferimento per tutti gli sposi che cercano una scelta ampia e creativa di proposte e la perfezione assoluta in ogni particolare dell’abito prescelto. Nulla viene lasciato al caso: una continua ricerca di nuove proposte, l’attenzione verso i gusti, le esigenze e le opinioni delle sue spose.

AMARA TESTIMONIANZA DI UNA GIOVANE DISABILE IN CERCA DI LAVORO.


Piedimonte Matese. Tutti i giorni noi operatori dell’informazione, sempre più attenti ai problemi sociali, scriviamo e raccontiamo delle storie che scaturiscono dalle condizioni di vita delle fasce più deboli, ma spesso le parole non bastano ci vogliono anche i fatti. Ecco perché oggi vi sottoponiamola l’amara storia di Angela una ragazza di Piedimonte Matese, diversamente abile, che vuole lavorare ma non riesce a trovare un lavoro nonostante la grande volontà. Ho trentadue anni, ci racconta Angela, e mi ritengo una delle, purtroppo, tante persone diversamente abili dimenticate dalle istituzioni. Sembra ieri quando ho iniziato questa lunga e sofferente battaglia per la ricerca della tanto agognata indipendenza economica, diventata ormai un’utopia per tanti giovani. Sono dieci anni che busso tante porte per chiedere un semplice posto di lavoro. Nel mio caso, visto che non ho pretese, mi sarei accontentata di un tranquillo posto da centralinista. Ora, qualcuno mi può spiegare quali enormi requisiti sono richiesti per ricoprire questo ruolo? Oltre all’essere educati, comunicativi, e aver superato, con il voto di 48/60,gli esami di maturità? La mia disabilita è fisica, essendo nata con una paraparesi spastica agli arti inferiori, tuttavia, mi tocca sentirmi dire, dopo due mesi di prova, che non sono “idonea” per il posto di centralinista, mansione tra l’altro dedicata proprio alle categorie protette. Unica giustificazione: “mancato superamento della prova”. Eppure credo di meritare una briciola di risposta concreta. In cosa ho mancato? Ho sempre rispettato gli orari i lavoro, non ho mai mancato del rispetto ai miei colleghi. E, a detta degli stessi datori di lavoro, mi sono comportata sempre bene ma bisognava dare l’opportunità anche ad altre persone. Cosa che mi starebbe anche bene se solo non si facessero promesse di un posto a tempo indeterminato quando poi si pensa premeditatamente che l’assunzione non avverrà per “mancato superamento della prova”. Mi è difficile capire, conclude Angela, perché esistono delle leggi, come la famosa legge 68/99, che cerchino di dare dignità e pari opportunità anche a chi è diversamente abile per poi scoprire che queste leggi rimangono solo sulla carta e nelle buone intenzioni di pochi. Coloro che dovrebbero garantire il rispetto delle norme per le pari opportunità dove sono? Cosa fanno? Sempre più persone, nelle mie stesse condizioni, si sentono raggirate, abbandonate e dimenticate. In verità, molto si deve ancora fare per migliorare la vita di tutti i disabili secondo il principio delle pari opportunità. In particolare, una delle barriere da abbattere, a costo zero per lo stato e per chiunque, è quella “mentale”. Perché non si è ancora pensato di aggiungere all’elenco delle belle e toccanti “pubblicità progresso” una che inviti i cittadini ad eliminare i pregiudizi contro chi è altrettanto abile, magari con tempi e modalità differenti ma non per questo “manchevole o incompetente”?


Pietro Rossi

IL LAVORO PER I DIVERSAMENTE ABILI UNA EMERGENZA SOCIALE.


Piedimonte Matese. La testimonianza della giovane Angela, diversamente abile, di Piedimonte Matese in cerca di lavoro da dieci anni, infruttuosamente, ci porta ad una attenta riflessione sulle problematiche del lavoro per le fasce deboli. Si pensi che in Italia sono 3 milioni i disabili senza lavoro! Il lavoro è un diritto di ogni essere umano, anche diversamente abile, avere un lavoro per queste persone significa farle sentire uguali a tutti gli altri. Chi governa, lamentano i disabili, ne parla ma non fa rispettare le leggi, il Ministero del Lavoro, delega l’Ispettorato del Lavoro per controllare nelle aziende italiane le percentuali tra lavoratori normali e disabili, ma questo, spesso, non avviene. Le domande che ci poniamo sono le seguenti: Come può vivere un disabile con un solo assegno sociale di circa 250 Euro? Potrà vivere e formarsi una famiglia? Potrà essere indipendente ed avere la sua dignità? La giovane di Piedimonte Matese ci ha dichiarato: Il mio è un grido di protesta; ai nostri governatori dico: provate voi a vivere in queste condizioni. Il lavoro per i diversamente abili diventa una sorta di lotta per l’esistenza, per vedere i propri diritti rispettati e applicati. Molti pensano che le persone con disabilità o appartenenti alle categorie protette siano tutte uguali, eppure non è così. Questo è un problema di mentalità chiusa che non comprende le molte persone le quali possono rivelarsi delle risorse altrettanto valide. Inoltre, si dimentica che dietro ogni disabile c’è una famiglia che lotta tutti i giorni contro l’indifferenza sociale che dilaga sempre più nella nostra Italia. Quando lo stato italiano attraverso i suoi rappresentanti, si dimentica delle fasce più deboli, è come dire che un padre di famiglia si dimentica del proprio figlio ma anche di se stesso.

Pietro Rossi