Dott. Emilio Iannotta |
PIEDIMONTE
MATESE. Eravamo, noi occidentali, assuefatti all’idea che ai
nostri figli mai sarebbe venuto meno il necessario (cure, alimenti, protezioni
sociali, istruzione) e spesso ci siamo attardati nella ricerca del superfluo
più originale o alla moda. Talvolta volgendo distrattamente il nostro sguardo
verso il terzo mondo e interrogandoci su come fosse possibile che tanti bambini
sopperissero nel 2000 per mancanza di acqua o vaccini. E’ tempo, invece,
che prendiamo coscienza degli effetti che la crisi economica sta determinando
già oggi sulla condizione infantile nei Paesi ad alto reddito e provvediamo da
subito a predisporre sinergicamente dei correttivi negli stili di vita, nei
modelli culturali e nelle scelte amministrative. Le difficoltà economiche
delle famiglie monoreddito, dei precari, dei tanti giovani disoccupati, di quel
vasto mondo che accresce progressivamente la nuova povertà ha già determinato:
1)una significativa contrazione della fertilità, in particolare (ma
non solo) indigena. Ciò è particolarmente evidente nelle realtà montane e nei
piccoli comuni a popolazione sparsa dove alla crescente disoccupazione
giovanile si associa la esiguità e la precarietà dei servizi essenziali; 2)una
preoccupante contrazione delle spese per l’alimentazione, in
particolare per latte e alimenti dedicati alla prima infanzia, con prevedibili
conseguenze sullo stato nutrizionale e sull’insorgenza di allergie alimentari da
precoce introduzione di latte vaccino e svezzamento; 3)la chiusura di molti
reparti pediatrici e la contrazione nell’offerta vaccinale aziendale nelle
regioni, come la Campania, con esigenze di razionalizzazione della spesa
sanitaria; 4)un percepibile aumento dello stress intrafamiliare che sommato
alla precarietà della coesione sociale e all’isolamento sostanziale di famiglie
e individui conduce inevitabilmente ad un incremento delle
problematiche di disagio psico-sociale, delle malattie mentali, del maltrattamento
tra coniugi e dei figli, delle separazioni. Oltre a determinare,
ovviamente, un preoccupante deterioramento delle pratiche e delle
opportunità educative.
Come in ritardo abbiamo
preso consapevolezza della crisi economica , la cui esistenza è stata
negata fino ad ieri l’altro dal Governo, fino al punto da subire il nostro
Paese pubbliche derisioni e ultimatum con scadenza a pochi giorni,
parimenti è forte il rischio di una sottovalutazione della precarietà attuale
della condizione infantile. Abituati come siamo in Italia a gestire
l’emergenza, a legiferare sull’onda emotiva di proteste e interessi
particolari, mentre siamo scarsamente propensi alla programmazione e a mettere
in sicurezza, sottraendole allo stillicidio quotidiano della polemica partitica,
quelle risorse (ambiente, Istituzioni, Costituzione, bilancio dello Stato,
famiglia, infanzia) essenziali per il nostro futuro. Non a caso sono a
tutt’oggi del tutto inadeguate le politiche a sostegno dei nuclei
familiari e dell'infanzia.
Pertanto determinante nel
predisporre e attuare interventi correttivi e compensativi in materia sarà la
lungimiranza, la tempestività e l’efficienza degli Enti Locali. I
quali, nonostante i tagli sempre più sanguinosi ai loro bilanci, non possono
sottrarsi dal farsi carico del destino dei loro bambini. In particolare alcuni
obiettivi appaiono prioritari: a)assicurare una trasparente e diffusa
informazione sui diritti e sull’iter burocratico (da ridurre all’essenziale)
per godere degli stessi, con interventi specifichi dedicati ai gruppi a forte
rischio di esclusione sociale; b)assicurare l’accesso universale ai servizi
sanitari, educativi e informativi senza discriminazioni formali o sostanziali;
c)integrare i servizi socio-educativi, sanitari e sociali per ottimizzare
risorse e aumentare l’efficacia degli interventi; d)investire sulla
professionalità e sulle motivazioni degli operatori; e)coordinare l’offerta
pubblica e privata di servizi all’infanzia e alle famiglie; f)collaborare
in rete con istituzioni scolastiche, associazioni, pediatri, comunità
parrocchiali per promuovere corretti modelli culturali, consoni stili di vita e
sostegno della genitorialità; g)facilitare ed incentivare un equo,
diffuso, consapevole accesso alla Rete e alle strutture sportive.
E’ pur vero che i
bambini non votano e in Italia si vota ogni anno: ma quale destino e quale
credibilità può avere un Paese che non investe sull’infanzia e sulla famiglia?
Comunicato Emilio Iannotta IDV Piedimonte Matese