26 ottobre 2011

Crisi economica e condizione infantile: sfida difficile ma ineludibile per gli Enti Locali.


Dott. Emilio Iannotta
PIEDIMONTE MATESE. Eravamo, noi occidentali, assuefatti all’idea che ai nostri figli mai sarebbe venuto meno il necessario (cure, alimenti, protezioni sociali, istruzione) e spesso ci siamo attardati nella ricerca del superfluo più originale o alla moda. Talvolta volgendo distrattamente il nostro sguardo verso il terzo mondo e interrogandoci su come fosse possibile che tanti bambini sopperissero nel 2000 per mancanza di acqua o vaccini. E’ tempo, invece, che prendiamo coscienza degli effetti che la crisi economica sta determinando già oggi sulla condizione infantile nei Paesi ad alto reddito e provvediamo da subito a predisporre sinergicamente dei correttivi negli stili di vita, nei modelli culturali e nelle scelte amministrative. Le difficoltà economiche delle famiglie monoreddito, dei precari, dei tanti giovani disoccupati, di quel vasto mondo che accresce progressivamente la nuova povertà ha già determinato: 1)una significativa contrazione della fertilità, in particolare (ma non solo) indigena. Ciò è particolarmente evidente nelle realtà montane e nei piccoli comuni a popolazione sparsa dove alla crescente disoccupazione giovanile si associa la esiguità e la precarietà dei servizi essenziali; 2)una preoccupante contrazione delle spese per l’alimentazione, in particolare per latte e alimenti dedicati alla prima infanzia, con prevedibili conseguenze sullo stato nutrizionale e sull’insorgenza di allergie alimentari da precoce introduzione di latte vaccino e svezzamento; 3)la chiusura di molti reparti pediatrici e la contrazione nell’offerta vaccinale aziendale nelle regioni, come la Campania, con esigenze di razionalizzazione della spesa sanitaria; 4)un percepibile aumento dello stress intrafamiliare che sommato alla precarietà della coesione sociale e all’isolamento sostanziale di famiglie e individui conduce inevitabilmente ad un incremento delle problematiche di disagio psico-sociale, delle malattie mentali, del maltrattamento tra coniugi e dei figli, delle separazioni. Oltre a determinare, ovviamente, un preoccupante deterioramento delle pratiche e delle opportunità educative.
Come in ritardo abbiamo preso consapevolezza della crisi economica , la cui esistenza è stata negata fino ad ieri l’altro dal Governo, fino al punto da subire il nostro Paese pubbliche derisioni e ultimatum con scadenza a pochi giorni, parimenti è forte il rischio di una sottovalutazione della precarietà attuale della condizione infantile. Abituati come siamo in Italia a gestire l’emergenza, a legiferare sull’onda emotiva di proteste e interessi particolari, mentre siamo scarsamente propensi alla programmazione e a mettere in sicurezza, sottraendole allo stillicidio quotidiano della polemica partitica, quelle risorse (ambiente, Istituzioni, Costituzione, bilancio dello Stato, famiglia, infanzia) essenziali per il nostro futuro. Non a caso sono a tutt’oggi del tutto inadeguate le politiche a sostegno dei nuclei familiari e dell'infanzia.
Pertanto determinante nel predisporre e attuare interventi correttivi e compensativi in materia sarà la lungimiranza, la tempestività e l’efficienza degli Enti Locali. I quali, nonostante i tagli sempre più sanguinosi ai loro bilanci, non possono sottrarsi dal farsi carico del destino dei loro bambini. In particolare alcuni obiettivi appaiono prioritari: a)assicurare una trasparente e diffusa informazione sui diritti e sull’iter burocratico (da ridurre all’essenziale) per godere degli stessi, con interventi specifichi dedicati ai gruppi a forte rischio di esclusione sociale; b)assicurare l’accesso universale ai servizi sanitari, educativi e informativi senza discriminazioni formali o sostanziali; c)integrare i servizi socio-educativi, sanitari e sociali per ottimizzare risorse e aumentare l’efficacia degli interventi; d)investire sulla professionalità e sulle motivazioni degli operatori; e)coordinare l’offerta pubblica e privata di servizi all’infanzia e alle famiglie; f)collaborare in rete con istituzioni scolastiche, associazioni, pediatri, comunità parrocchiali per promuovere corretti modelli culturali, consoni stili di vita e sostegno della genitorialità; g)facilitare ed incentivare un equo, diffuso, consapevole accesso alla Rete e alle strutture sportive.
E’ pur vero che i bambini non votano e in Italia si vota ogni anno: ma quale destino e quale credibilità può avere un Paese che non investe sull’infanzia e sulla famiglia?

Comunicato Emilio Iannotta IDV Piedimonte Matese