
Tema
dell’appuntamento che ha visto al presenza di circa cento soci
dell’associazione “La soppressione delle province ed il Caso Caserta” su
cui ha relazionato Mauro Nemesio Rossi il presidente del CeSAF,
maestri del Lavoro, il centro studi degli insigniti dal presidente
della repubblica.
Allo stimolo di Matilde Fusco
che da casertana consigliava al massimo esponente dell’ente provincia di
evitare che i casertani subissero l’onta del lontano 1927, quando con
un regio decreto fu cancellata la provincia di Terra di lavoro, Zinzi
ha risposto che i casi non sono da mettere a confronto politicamente. In
quanto a scomparire allora fu solo la provincia di Caserta nel mentre
oggi sarebbero cancellate tutte. “Un provvedimento lungo da farsi con
una legge costituzionale – ha spiegato – Che forse non potrà essere
varato in tempi brevi per il fatto che tutto fa pensare che ci saranno
nella prossima primavera le elezioni politiche.”
Nella
esposizione che è seguita Nemesio Rossi ha illustrato i recenti
documenti trovati dagli studiosi dell’università di Cassino che
dimostrano come i parlamentari e le forze sociali casertane del 1926
non tutti si comportarono lealmente nei confronti della popolazione,
anzi contribuirono a smembrare quella che era una delle più estese
province d’Italia.
“Ringrazio il capo del
governo per la sua lungimiranza per aver fatto di Caserta la Warsailles
di Napoli – scrisse pressappoco il sindaco di Caserta di allora Tommaso
Picazio – Ha compreso le vocazioni di questa provincia.”
“Finalmente
siamo tornati nella nostra terra di origine” – concordò su un
settimanale del basso Lazio il ministro della pubblica istruzione di
Minturno Pietro Fedele alludendo alla nascita della provincia di
Frosinone sorta sulle spoglie di Terra di Lavoro soppressa.