Caserta. La
povertà e la tristezza delle vicende - specie quelle recenti - politiche e
morali del nostro paese possono indurre a rinunziare, in un clima tanto
torbido, a commemorare vicende e persone tanto belle e nobili quali sono state
- al di là dei giudizi di improvvisati ed interessati "revisionisti"
- quelle della resistenza dei popoli al fascismo. Tuttavia il ricordo va
tenuto vivo quale dovere morale e preziosa risorsa per le istituzioni
democratiche. E poichè elemento fondante e radice politica e culturale
dell'antifascismo è stato l'internazionalismo, inteso come concreta e fraterna
solidarietà tra i popoli di fronte alla barbarie fascista, abbiamo pensato
fosse giusto per questo 25 aprile, ricordando la frase di Carlo Rosselli
"oggi in Spagna domani in Italia", riferirci alla guerra di
Spagna come il primo grande momento di resistenza popolare a difesa della
democrazia. Abbiamo poi voluto ricordare - come omaggio troppo spesso mancato alle
tante donne che in tutta Europa sacrificarono la loro vita per combattere la
belva fascista - le "tredici rose": Carmen, Martina, Blanca, Pilar,
Julia, Adelina, Elena, Virtudes, Ana, Joaquina, Victoria, Dionisia e
Luisa. Tredici giovani della JSU (gioventù socialista unificata) che
furono - innocenti di qualsiasi crimine - imprigionate, torturate e
fucilate a Madrid per soddisfare la sete di vendetta del franchismo
vittorioso. Il vero crimine di quelle giovinette, che affrontarono il
sacrificio con grande dignità, era stato quello di credere in quegli ideali di
giustizia e libertà che tanto orrore suscitavano nelle classi
dominanti e di aver osato - da donne - levarsi in piedi per la
propria patria ed il proprio popolo. Pensiamo che il popolo spagnolo
abbia serbato la memoria del proprio passato tanto che, proprio nei giorni
scorsi, ha suscitato emozione rivedere nelle strade di Madrid, dopo circa
ottanta anni, centinaia di bandiere con i colori della Repubblica. Ci
auguriamo che anche il nostro paese sappia curare e trasmettere
ai giovani - oggi delusi e sfiduciati da una società ed una
politica che dei valori della resistenza conservano solo l'involucro rituale e
retorico - la voglia di credere e lottare proprio ricordando le decine di migliaia
di giovani come loro che, allora, sacrificarono se stessi perchè i nemici
dell'uomo e della sua dignità "non passassero"
ASSOCIAZIONE CARTA '48