CASERTA. Sul tema dei diritti
e della dignità dei lavoratori abbiamo già pubblicato una
"prima pagina" del nostro sito intitolata "QUANDO LA
COSTITUZIONE SI FERMAVA AI CANCELLI DELLE FABBRICHE", intesa a
ricordare i 40 anni di vita dello "Statuto dei lavoratori". La "Legge
300" realizzava un fondamentale enunciato della nostra Carta
Costituzionale, ovvero garantiva, anche sui luoghi di lavoro e nei rapporti tra
le parti, la piena dignità dei cittadini\lavoratori, fornendo un quadro
legislativo che eliminava arbitri ed abusi e restituendo al mondo del lavoro un
clima di serenità che avrebbe , nel lungo periodo, favorito quella prassi
della concertazione alla quale tanto deve lo sviluppo del paese. Perno
dello Statuto era, ed è ancora per pochi giorni, l'art. 18 che il Governo si
accinge non a modificare ma sostanzialmente ad eliminare, in nome di ragioni mai
dimostrate e di improbabili vantaggi per l'economia. Appare inutile ripetere le
argomentazioni che larga parte della stampa, tanti sindacalisti e giuristi
hanno richiamato su questa pericolosa ed iniqua pseudo riforma la
quale, al di là della dubbia legittimità costituzionale, è stata presentata al
paese con degli elementi di mistificazione che riguardano sia i presunti
benefici che gli effetti concreti. Ci limitiamo ad osservare che, per come è
oggi formulata, la "riforma" dell'art. 18 non contiene effettive
garanzie di tutela giuridica in quanto - salvo portare il datore di lavoro dal
confessore o sottoporlo alla "macchina della verità" - sarà pressoché
impossibile determinare se i licenziamenti per motivi economici nascondano la
volontà di espellere lavoratori "scomodi" o, semplicemente, chi
pretende diritti o tutele. Del pari con l'indennizzo, o al massimo una
"multa", il lavoratore torna ad essere una merce, perdendo la
possibilità di far valere il proprio diritto a conservare il posto di
lavoro se licenziato ingiustamente. Appare banale la considerazione che
una Legge che consente alle aziende di procedere a licenziamenti collettivi per
"necessità economico\organizzative" è già prevista dal nostro
ordinamento. Questo svela quanto vi sia di ideologico e strategico da parte del
governo - e dei mondi che rappresenta - nel volere (ma questo non ce lo chiede
l'Europa ) uno smantellamento totale di tutela che lasci mano libera nelle
aziende.Vergognosa, in quanto tocca la sensibilità e le coscienze, appare la
commovente convinzione che la cancellazione dell'art. 18 crei condizioni, con una
maggiore mobilità in uscita, in favore per i giovani sul mercato del
lavoro. In realtà lo sfondo amaro è quello di una estensione totale della
precarizzazione a tutti i lavoratori . Ma, considerato che il Ministro
Fornero ed altri esponenti del Governo sono autorevoli rappresentanti
di quelle teorie neoliberiste che tanto benessere hanno prodotto in
Italia e nel mondo, sicuramente ci convinceremo che lo smantellamento
selvaggio dello stato sociale è un passaggio obbligato verso mirabili
orizzonti. Sorprendente peraltro il senso di democrazia
rappresentativa di un governo che, in presenza di reazioni forti e di sondaggi
(anche da parte di fonti "amiche" quali il Corriere della Sera) che
vedono la grande maggioranza degli Italiani contraria allo snaturamento
dell'art. 18, va avanti arrogantemente con l'acquiescenza di un parlamento che,
per puro istinto di sopravvivenza, ha rinunziato alla propria funzione e dignità
istituzionale. Da parte nostra siamo preoccupati, come tanti cittadini, dalla
progressione quasi militare di una strategia tesa a ridisegnare oggi il
perimetro della democrazia sociale nel nostro paese con evidenti ricadute,
domani, sulla coesione sociale e, quindi, sugli equilibri democratici. Appare
pertanto insufficiente la reazione della politica, dello stesso sindacato,
della cultura e della società civile per una battaglia la quale, prima che di
equità è di verità. E' per questo che esprimiamo la piena solidarietà alla
CGIL rimasta sola a combattere una battaglia che non è di retroguardia ma di
civiltà e di tenuta democratica. Al PD l'invito a non perdere una grande
occasione di iniziativa politica e di coerenza con i propri valori. A tutto il
Sindacato la speranza di ritrovare - su questo grande tema - le ragioni di una
convinta unità. In una provincia come la nostra, dove le problematiche del
lavoro e della precarietà assumono tinte drammatiche, la battaglia per l'art.18 rappresenta
anche una battaglia a difesa di quella coesione e solidarietà
sociale ancor più preziosa nella nostra comunità.
Associazione
"Carta 48"