Pepe, marcia indietro del governo sui bioshoppers.
Roma.
“Il decreto pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale è la dimostrazione
che le nostre preoccupazioni
sull’inopportunità di provvedimenti sulla cosiddetta 'chimica verde'
nella produzione dei sacchetti per la spesa, erano fondate. Bene
hanno fatto i ministri Corrado Clini e Corrado Passera a non ascoltare
le sirene di ambientalisti e politici interessati a risolvere realtà
occupazionali locali a discapito di 23mila posti di lavoro sparsi in
tutta Italia”. Lo dichiara Vincenzo Pepe, presidente nazionale di Fareambiente. “Il
fatto che il consiglio dei ministri – continua Pepe - abbia varato un
decreto nel quale viene deciso di avviare
in tutta urgenza la predisposizione di un decreto interministeriale che
regolamenti il settore della produzione dei bioshoppers tenendo conto
delle
normative europee, indica che tanto il ministro dell’ambiente quanto
quello dello sviluppo economico, intendono affrontare la
materia dal punto di vista tecnico e non sull’onda di sbandierate tutele
dell’ambiente”. “La
scelta prudente del governo, che raffredda gli entusiastici proclami
di interessati parlamentari umbri, dà un
respiro di sollievo alle 2400 aziende italiane della produzione dei
sacchetti biodegradabili che impiegano 23mila addetti, perché attraverso
un
rigoroso rispetto delle normative europee, il decreto interministeriale
non potrà di fatto spianare la strada alla creazione di un monopolio di
produzione, perché in contrasto con il principio della libera
circolazione delle merci imposto dall’Europa”. “L’introduzione
del tassativo rispetto della norma tecnica 13432 non giuridicamente
vincolante come falsamente sostenuto
infatti, consentirebbe a una sola azienda italiana la Novamont, che vede
come azionista di riferimento Mater Bi spa a sua volta partecipata da
Banca
Intesa SanPaolo, di produrre i sacchetti da asporto, creando da un lato
gravissime conseguenze in termini di relazioni tra il nostro paese e
l’Europa con prevedibili, sanzioni,
visto che tra l’altro pende già un’infrazione comunitaria dovuta
proprio al via libera unilaterale
italiano ai bioshoppers, e dall’altro drammatici risvolti occupazionali
con la perdita del lavoro di oltre 36mila addetti. Il fatto che oggi
questa famigerata norma tecnica non è affatto indicata o prescritta
come vincolante è dunque positivo. Abbiamo già chiesto
alle commissioni parlamentari italiane di valutare nella maniera più
appropriata la vicenda e stiamo predisponendo inoltre un dossier che
smentisce tutte le bugie interessate su fantomatiche esigenze di tutela
dell’ambiente a uso del costituendo monopolio, dossier che provvederemo
a inoltrare ai ministeri italiani unitamente ai competenti uffici
europei”. “Dovendo
il decreto interministeriale ricevere il preventivo avallo dell’Europa,
che non potrà arrivare per una
serie di motivazioni tecniche, ci stiamo attivando per confrontarci in
sede Europea e smascherare il tentativo di imporre un monopolio in
Italia,
indipendentemente dal fatto che un decreto interministeriale è comunque
sempre, autonomamente e immediatamente
impugnabile”.
c.s.