L’incontro del corrente mese di Febbraio 2013 si è
rivelato molto particolare, ma sempre molto interessante ed ancora rivolto
all’approfondimento della letteratura straniera. Il 20 Febbraio 2013 alla
ribalta Victor Hugo con il bellissimo musical “Les Misérables”,
l’indimenticabile storia di speranza, amore, coraggio e libertà, film
straordinario di Tom Hooper, con Amanda Seyfried, Hugh Jackman, Helena Bonham
Carter, Russell Crowe, Anne Hathaway, che ha recentemente ricevuto a Londra,
ove si è svolta la cerimonia di consegna dei BAFTA Awards, ben 4
riconoscimenti: migliore attrice non protagonista (Anne Hathaway) – migliore
scenografia – miglior trucco – miglior sonoro. “Non ci sono parole per
descrivere la bellezza de Les Misérables. In effetti è’ tutto perfetto: regia,
canzoni, scenografie e soprattutto il cast. Hugh Jackman e Anne Hathaway sono a
dir poco superbi e tutti gli altri attori magnifici. Insomma veramente
meraviglioso, la storia di ognuno di noi. Da miserabile a Re, celebrazione
della vita. E, dunque…brividi, lacrime e stupore: queste le sensazioni provate
durante le 2 ore e 30 di film. Una cast eccezionale e coinvolgente in cui
spiccano Anne Hathaway in primis, meravigliosa, con la sua “I dreamed a dream”,
seguita da Eddie Redmayne, Samantha Barks (già una perfetta Eponine a teatro,)
e Hugh Jackman, un intenso Jean Valjean . Le musiche sono bellissime e il
canto-recitato dei personaggi è a tratti imperfetto, ma proprio per questo
molto vero e sentito (inutile ricordare che hanno tutti cantato dal vivo). Il
tempo vola durante la visione, e più la storia prosegue più non si può non
rimanere affascinati dalle scenografie, dai costumi, dalla fotografia e
dall’evolversi dei personaggi in un percorso di redenzione alla ricerca della
libertà. La fede, la rivoluzione e l’amore le grandi tematiche del film. Credo
sia impossibile non riconoscere che siamo dinanzi ad un capolavoro. Tom Hooper
è stato. a quanto pare, criticato, probabilmente a causa di una regia che osa e
sperimenta: l’uso del live, le particolari scelte di montaggio e
d’inquadrature, il lasciare il film completamente cantato come nella versione
teatrale, i primi piani intensi e lunghi. Bisogna ammettere che non è sicuramente
un film per tutti (i non amanti del musical probabilmente lo odieranno), ma a
tutti è rivolto il messaggio di speranza, perdono e amore (in tutte le sue
forme)! E’ molto coinvolgente emotivamente, infatti basta solo pensare al viso
di Fantine (Hathaway), ai capelli di Eponine sotto la pioggia, ai passi di
Javert (Crowe) in bilico sul ponte, alle lacrime di un morente Valjean, o alla
corale scena finale per farmi rivenire i brividi e per farmi ancora una volta
sentire “il popolo cantare”! Assolutamente meraviglioso: io a Les Misérables ho
dato il mio cuore! Ma facciamo un passo indietro e parliamo un po’ del romanzo:
I miserabili (Les Misérables) è un romanzo di Victor Hugo pubblicato nel 1862.
Considerato uno dei romanzi cardine del XIX secolo europeo è fra i più popolari
e letti della sua epoca. Narra le vicende di vari personaggi nella Parigi post
Restaurazione, in un arco di tempo di circa 20 anni (dal 1815 al 1833, con
alcune digressioni alle vicende della Rivoluzione francese, delle Guerre napoleoniche,
con particolare riguardo alla battaglia di Waterloo, e alle vicende politiche
della Monarchia di Luglio). I suoi personaggi appartengono agli strati più
bassi della società, i cosiddetti “miserabili”: persone cadute in miseria, ex
forzati, prostitute, monelli di strada, studenti in povertà. È una storia di
cadute e di risalite, di peccati e di redenzione. Hugo racconta a 360° i suoi
personaggi e aggiunge al racconto capitoli di grande rilevanza storica (come ad
esempio la battaglia di Waterloo, la struttura della città di Parigi, la
visione sul clero e i monasteri dell’epoca, le opinioni sulla società e i suoi
mali, il quadro della Francia post-restaurazione) che permettono al lettore di
collocare i personaggi in un determinato contesto storico-sociale. Jean
Valjean, giovane potatore a Faverolles, dovendo provvedere alla sorella e ai
figli di questa, per disperazione si trova costretto a rubare un tozzo di pane;
per questo crimine viene condannato a cinque anni di lavori forzati nel carcere
di Tolone, pena che viene allungata di ulteriori 14 anni a seguito di vari
tentativi falliti di evasione. Viene infine liberato dal carcere a seguito di
un’amnistia nei primi giorni del 1815, dopo 19 anni di reclusione; in questa
data egli ha 46 anni, si può perciò comprendere che l’uomo fosse entrato in
carcere a 27 (nel 1796) e che fosse nato nel 1769.
All’uscita dal carcere Jean Valjean si trova a
vagabondare per diversi giorni attraverso il sud-est della Francia, vedendosi
chiudere in faccia ogni alloggio ed ogni opportunità a causa del suo passato di
galeotto, che lo identifica come un reietto della società. Questa situazione
disperata finisce per esasperare il risentimento e l’odio nei confronti della
società e di tutto il genere umano fino a spingerlo ad una fredda malvagità
d’animo. Nel frattempo, giunto, vagabondando, nella città di Digne, ha la
fortuna di imbattersi nel vescovo della città, Monsignor Myriel, ex
aristocratico rovinato dalla Rivoluzione francese e costretto all’esilio,
trasformatosi, dopo una crisi spirituale, in un pio e giusto uomo di Chiesa
dall’eccezionale altruismo. In un primo momento Valjean diffida del prelato,
che pure lo accoglie in casa e tenta di redimerlo dai suoi vecchi peccati, e
giunge anzi a rubare le posate d’argento del vecchio e a fuggire. Catturato
dalla polizia, però, viene portato di nuovo di fronte al Vescovo, il quale lo
difende dai gendarmi sostenendo che quelle posate fossero in realtà un dono, e
rimproverandolo di non avere preso anche i candelabri d’argento; fino ad allora
gli unici oggetti di lusso tenuti da Myriel. Attraverso quel gesto il
monsignore comprava l’anima di Jean Valjean e la consacrava a Dio. Scosso e
turbato dalla carità rivoltagli dal vescovo, in uno stato d’animo confuso
Valjean, rilasciato, quella stessa notte commette un nuovo furto, rubando ad un
bambino una moneta d’argento. Quando comprende ciò di cui si è reso colpevole,
Jean Valjean, spinto da un terribile senso di colpa, capisce ciò che il vescovo
aveva cercato di comunicargli e matura la decisione di cambiare vita, seguendo
l’esempio del caritatevole prelato. Quello stesso anno, il 1815, Jean Valjean
-ancora ricercato per i furti commessi- si stabilisce a Montreuil-sur-Mer dove,
grazie al denaro del vescovo, riesce ad impiantare una fiorente industria di
bigiotteria e a diventare un cittadino rispettabile, ovviamente celando il
proprio passato e assumendo la falsa identità di Monsieur Madeleine. I suoi
gesti di bontà e di carità verso i poveri lo rendono presto molto amato dagli
abitanti della cittadina, che giungono a nominarlo sindaco di lì a pochi anni.
Solo l’ispettore di polizia locale, Javert, che era stato secondino a Tolone,
nutre alcuni dubbi sul suo passato ed inizia a sospettare la sua reale
identità. Frattanto Valjean incontra una poverissima donna, Fantine, ex
impiegata in una delle sue fabbriche licenziata -a sua insaputa- dalla sua
direttrice del personale perché ragazza madre, fatto inaccettabile data la
moralità del tempo. Deciso ad aiutare l’infelice, gravemente ammalata, Jean
Valjean la salva dalla prigione in cui Javert, venuto ad arrestarla per
un’aggressione ad un aristocratico che l’aveva importunata durante la sua
attività di prostituta, voleva spedirla. Una volta caduta in malattia, le
promette di ricongiungerla alla figlia, Cosette, affidata dalla madre cinque
anni prima ad una coppia di locandieri a Montfermeil. Contemporaneamente però,
Valjean viene a sapere che, a causa di uno scambio di identità, un uomo
catturato dalla polizia ad Arras è stato ritenuto essere l’evaso Jean Valjean e
rischia come tale l’ergastolo. Pur rendendosi conto che l’evento potrebbe
volgere a suo vantaggio, eliminando per sempre i sospetti del passato dalla sua
persona, l’ex forzato comprende che non può permettere che un innocente venga
incriminato al suo posto; dopo una notte di angosce e di indecisione si reca in
tutta fretta sul luogo del processo e si autodenuncia al giudice, rivelando la
propria identità e scagionando così il suo “alter ego”. Tornato a
Montreuil-sur-Mer, Valjean ha appena il tempo di assistere alla morte di
Fantine prima che la polizia, con Javert in testa, venga ad arrestarlo. Riesce
poi a sfuggire una prima volta alla cattura, viene in seguito ripreso ma riesce
ad evadere e a simulare la sua morte. Questi eventi avvengono nel 1823,
all’epoca in cui Jean Valjean ha 54 anni. Fuggito di galera, Jean Valjean si
reca a Montfermeil dove scopre le crudeli condizioni in cui i Thénardier,
proprietari della locanda e tutori di Cosette, costringono a vivere la piccola,
trattata al pari di una serva e privata di ogni affetto e calore. Dietro
pagamento di una ingente somma, ed in parte imponendo la propria autorità
(Valjean viene infatti descritto come un uomo dalla corporatura imponente e di
una forza erculea) riscatta la bambina e si nasconde con lei in una misera casa
nei sobborghi di Parigi. Scovato anche qui dall’instancabile Javert, promosso
ad ispettore nella capitale francese, Valjean è costretto nuovamente alla fuga
e riesce a nascondersi con Cosette in un convento cittadino di monache di
clausura, il Petit-Picpus, nel quale trova rifugio grazie all’intercessione del
giardiniere, Monsieur Fauchelevent, un ex carrettiere a cui aveva salvato la
vita tempo addietro a Montreuil. Trascorre in convento quasi sei anni,
celandosi sotto l’identità di Ultime Fauchelevent, fratello del giardiniere e
che resterà il suo nome “ufficiale” per il resto della sua vita. Cosette e Jean
Valjean escono dal convento -per decisione dello stesso Valjean, che non voleva
privare la piccola delle gioie della vita spingendola verso la vita monastica-
nel 1829, all’epoca in cui il vecchio ha 60 anni e la bambina 14. Jean Valjean
e Cosette prendono alloggio in Rue Plumet, a Parigi, dove vivono una vita
modesta e ritirata grazie ai notevoli risparmi che Valjean era riuscito a
mettere in salvo prima della sua cattura a Montfermeil; il denaro che questi
aveva guadagnato al tempo in cui si faceva passare per Monsieur Madeleine
ammonta infatti alla sostanziosa cifra di 600 000 franchi, nascosti con cura ai
piedi di un albero in un bosco nei pressi di Montfermeil, dai quali Valjean
attinge però con estrema parsimonia considerandoli la dote di Cosette. Nel
corso delle lunghe passeggiate dei due nei Giardini del Lussemburgo, la giovane
Cosette nota un giovane, Marius, studente universitario, liberale, repubblicano
e bonapartista di buona famiglia ma praticamente diseredato a seguito di una
lite, per motivi politici con il nonno, un nostalgico monarchico. Figlio di un
ufficiale napoleonico sopravvissuto a Waterloo, cresciuto in ambienti
reazionari cari al nonno materno, il giovane Marius riscopre l’identità del
padre e l’amore per la Rivoluzione e l’Imperatore. Arrivato tardi al capezzale
del padre morente, mostrerà venerazione al padre tenendo fede alle sue ultime
volontà redatte nel testamento: qualora Marius ritrovasse un tale Thenardier,
farà di tutto per renderlo felice. Quell’uomo, secondo quanto scritto dal
padre, lo salvò dalla morte sul campo di battaglia di Waterloo. In realtà
Thenardier, estrasse il corpo dell’ufficiale dal cumulo di corpi dove sarebbe
soffocato, solo per depredarlo di eventuali ricchezze. Per Marius ripagare quel
debito diventa lo scopo di una vita. Finché passeggiando ai giardini scorge
Cosette e se ne innamora. Nel frattempo, Jean Valjean cade in un tranello
tesogli da Thénardier, l’ex oste di Montfermeil che, caduto in disgrazia, era
divenuto capo di una banda di ladri ed assassini parigini e che, a conoscenza
della ricchezza dell’ex forzato, lo attira con i suoi soci in casa sua e lo
rapisce. Valjean riesce però a salvarsi in parte grazie a Marius, che venuto a
sapere per caso del piano di Thénardier, suo inaspettato vicino di casa,
attraverso un buco sulla parete che divide i due alloggi, allerta la polizia,
facendo però così intervenire sul luogo del delitto proprio il terribile
Javert. Nella confusione che segue Valjean riesce comunque a dileguarsi sia dai
banditi che dalle forze dell’ordine. Marius, intanto, scoperta l’abitazione di
Cosette e del padre, inizia a tessere con la giovane una platonica ma intensa
relazione d’amore, all’insaputa del genitore di questa. Quando però il vecchio,
timoroso, dopo il faccia a faccia con Thénardier, per l’incolumità della figlia
le comunica la sua intenzione di trasferirsi con lei in Inghilterra, i due amanti
disperati si trovano costretti alla separazione. Marius, disperato ed
impotente, decide di uccidersi e si avvia perciò verso il centro cittadino,
dove stanno intanto divampando gli scontri fra rivoluzionari repubblicani e
soldati di Luigi Filippo e si unisce ai suoi amici insurrentisti capeggiati dal
carismatico Enjolras cercando la morte sulle barricate. La libertà che guida il
popolo, quadro di Delacroix che probabilmente ispirò il IV Tomo del romanzo entre
infuriano gli scontri della notte fra 5 e 6 giugno 1832, Jean Valjean viene a
scoprire, tramite una lettera traditrice, il legame fra Cosette e Marius, da
lui nemmeno sospettato. Soffocato dall’amore per Cosette, e dalla paura di
perderla, il genitore rimane sconvolto dalla notizia. Poco dopo, quella stessa
notte, Gavroche, monello di strada inviato da Marius, gli recapita un messaggio
scritto per Cosette dal giovane dalla barricata. Leggendolo, Jean Valjean
scopre l’intenzione del giovane di suicidarsi e, alla notizia, pur se
combattuto si avvia egli stesso alla barricata. Qui, nell’infuriare degli
scontri, ritrova Javert, fatto prigioniero dei rivoltosi e da questi condannato
a morte. Tramite un sotterfugio, l’ex forzato si incarica dell’esecuzione
dell’ispettore ma, nascosto dietro ad un muro che lo rendeva invisibile ai
rivoltosi, simula l’omicidio e risparmia il poliziotto. Poi, mentre polizia e
Guardia Nazionale irrompono nella barricata, porta in salvo Marius, colpito e
privo di sensi, sottraendolo alla cattura e alla morte conducendolo sulle sue
spalle in un terrificante viaggio attraverso le fogne parigine. Nel tentativo
di uscire dal dedalo delle fogne parigine, Jean Valjean incontrerà Thenardier,
rifugiatosi nella cloaca per sfuggire all’ispettore Javert, appostato lì fuori.
Mentre Jean Valjean riconosce l’antico locandiere di Montfermeil, Thenardier
non riconosce Jean Valjean. Scambiatolo per un assassino gli accorda la
libertà, ossia gli apre l’inferriata che affacciava sulla Senna, in cambio
della spartizione del bottino rubato al presunto defunto che portava in spalla.
Finite le contrattazioni all’uscita della fogna l’ex forzato si imbatte però in
Javert, che lo arresta e lo conduce con sé in una carrozza. Dopo aver
depositato l’esanime Marius a casa del nonno, Javert riconduce Jean Valjean a
casa sua e, con suo sommo stupore, lo lascia libero di andarsene. In seguito,
l’integerrimo ispettore di polizia, incapace di conciliare la propria coscienza
di uomo, che deve la vita ad un criminale e gli è perciò riconoscente, con
quella di tutore della legge, sceglie il suicidio gettandosi nella Senna. Marius,
ristabilitosi dalle ferite e riconciliatosi con il nonno, sposa Cosette -con il
beneplacito di Jean Valjean- nel 1833. Dopo il matrimonio questi, pur avendo
ricevuto l’offerta di vivere con la novella coppia nella loro casa, come già
era successo a Montreuil comprende, dopo una tormentatissima notte, di non
poter porre la propria felicità al disopra di quella di un altro -nella
fattispecie quella di Cosette- e di non poter permettere che il proprio passato
possa mettere in pericolo la futura vita della giovane. Perciò, preso in
disparte Marius gli racconta del proprio passato di galeotto, ed accetta con
profondo dolore di separarsi da Cosette e a non vederla più. Lontano dalla
figlia adottiva, solo e depresso, il 64enne Jean Valjean inizia a risentire
quasi improvvisamente del peso dei suoi anni, ammalandosi ed indebolendosi
sempre più. Quando, nel giugno 1833, Marius viene fortuitamente a sapere,
proprio grazie al malvagio Thénardier -che dal canto suo meditava una ennesima
truffa ai danni del giovane- di dovere la vita a Jean Valjean, fa appena in
tempo a correre da lui con Cosette per assistere alla sua morte, e a dare il
tempo al vecchio di vedere un’ultima volta l’amata figlia adottiva. Valjean
esala così l’ultimo respiro, sventurato ma lieto, significativamente illuminato
dalla candele poste sui candelabri donatigli dal vescovo di Digne, nel cui
esempio ha vissuto la sua intera vita di galeotto redento. Stando a quanto si
apprende nell’ultimo paragrafo del romanzo, la sua tomba viene posta nel
cimitero del Père Lachaise, anonima se non per una iscrizione tracciata a
matita che recita:
(FR)
« Il dort. Quoique le sort fût pour lui bien étrange,
Il vivait. Il mourut quand il n’eut plus son ange;
La chose simplement d’elle-même arriva,
Comme la nuit se fait lorsque le jour s’en va. »
(IT)
« Riposa: benché la sorte fosse per lui ben strana,
pure vivea: ma privo dell’angel suo morì:
La cosa avvenne da sé naturalmente
come si fa la notte quando il giorno dilegua »
Personaggi principali
• Jean Valjean – Ex forzato perseguitato dalla legge, ma di
sconcertante umanità e bontà. Diviene il padre adottivo di Cosette,
prodigandosi per lei.
• Fantine – Giovinetta parigina abbandonata dal suo amante, dal
quale ha una figlia, Cosette. Per provvedere ai suoi bisogni va a cercare
fortuna lasciandola in affidamento ai Thénardier, senza immaginare la loro
crudeltà, fino a morire di stenti malgrado l’intervento di Jean Valjean.
• Cosette – Figlia di Fantine, vive i primi otto anni della sua
vita presso i Thénardier, dai quali è trattata come una schiava. In seguito
viene tratta in salvo da Jean Valjean, che diventa il suo padre adottivo, e
adulta si innamora di Marius.
• Marius Pontmercy – Giovane di buona famiglia, che abbandona in odio
alle idee del nonno -vecchio monarchico nostalgico dell’Antico regime. Vive in
povertà e diviene amico di Enjolras e dei suoi, che rafforzano i suoi ideali
liberali e repubblicani. Si innamora di Cosette.
• Javert – Poliziotto ed ispettore di primo grado,
irreprensibile tutore della legge, fa della cattura di Jean Valjean uno scopo
di vita, fino al loro drammatico faccia a faccia finale.
• I Thénardier – Coppia di malvagi locandieri che allevano Cosette
trattandola peggio di una serva; in seguito, caduti in disgrazia, si uniscono a
una banda di criminali e tagliagole parigini, di cui Monsieur Thénardier
diviene il capo.
• Gavroche – Figlio mai amato né sopportato dei Thénardier,
monello di strada.
• Éponine – Figlia maggiore dei Thénardier, innamorata di
Marius cui salva la vita due volte (prima sviando il padre e la sua banda
dall’abitazione di Cosette, poi sacrificandosi al posto suo sulla barricata)
sebbene questi ignori i suoi sentimenti.
• Enjolras – Capo degli studenti rivoluzionari che combattono
sulla barricata del 5 giugno 1832.
Personaggi secondari
• Monseigneur Myriel – Vescovo di Digne, uomo di chiesa dalla eccezionale
levatura morale. È il primo personaggio presentato nel romanzo (il primo libro
del primo tomo è infatti dedicato interamente a lui) e la sua presenza pervade
l’intera vicenda, in quanto i suoi insegnamenti ed il suo esempio sono di
stimolo perenne a Jean Valjean a proseguire nella strada della redenzione.
• Père Fauchelevent – Un vecchio carrettiere
che viene salvato da Jean Valjean a Montreuil-sur-Mer, ed in seguito paga il
suo debito aiutando l’ex forzato braccato a rifugiarsi con Cosette nel convento
di cui è giardiniere.
• Monsieur Gillenormand – Nonno di Marius, è un
vecchio borghese le cui idee ottusamente conservatrici costringono il nipote a
fuggire di casa. Tuttavia il vecchio nutre anche un sincero amore per Marius,
ed è pronto ad accoglierlo in casa, ferito, dopo gli eventi del 5 giugno.
• Azelma – Figlia minore di Thénardier, rimane con il padre
fino all’ultimo, aiutandolo nelle sue truffe e nei suoi delitti.
• Monsieur Mabeuf – Ex soldato, amante dei fiori e dei libri, è amico
di Marius e lo aiuta a conoscere e comprendere la figura dell’eroico padre.
Muore sulla barricata, con un’azione eroica, dopo essere caduto nella miseria
più nera.
Serata eccezionale, quindi, che si ripeterà martedì 26
febbraio p.v. con la visione del film Anna Karenina, a completamento
dell’incontro di dicembre 2012 durante il quale è stato discusso e approfondito
Lev Tolstoj e la sua stupenda Anna Karenina.
A cura di
Matilde Maisto