23 marzo 2012

COME MORI’ GIUDA, L’UOMO CHE CONSEGNO’ GESU’ NELLE MANI DEI SUOI NEMICI?


CANCELLO E ARNONE. Giuda Iscariota  è stato uno dei dodici apostoli di Gesù, quello che, secondo il Nuovo Testamento, lo ha tradito per trenta denari (Matteo 26,14-16) attraverso il gesto di un bacio. E' stato quindi una figura chiave durante la Passione di Gesù (la notte del Giovedì Santo). Perseguitato dalla colpa, successivamente si è suicidato. E' passato alla storia come l'uomo "simbolo" del tradimento. L'esatto significato del nome "Iscariota" è sconosciuto; alcune interpretazioni hanno suggerito che il termine potrebbe indicare "uomo di Kariot" (Ish Kariot). Secondo altri potrebbe derivare dal persiano Isk Arioth, ovvero "colui che serve" oppure "colui che sa". È possibile collegarlo al termine Iskariot (che in aramaico, non scrivendo le vocali come consuetudine, sono omografi -S-q-r-t-), i killer zeloti e da cui deriva appunto il termine moderno sicario. Mercoledì 21 marzo u.s., nella parrocchia Maria Regina di Tutti i Santi, don Sabatino Sciorio ci ha fatto approfondire la Parola di Gesù rispondendo al seguente quesito: come morì Giuda, l’uomo che consegnò Gesù nelle mani dei suoi nemici? Se Gesù sapeva che Giuda lo avrebbe tradito, perché l’ha tenuto sino alla fine nella cerchia dei più vicini? Ragionando con calma su questa domanda si può desumere che:
-          Se Gesù ha chiamato Giuda è perché pensava veramente che avesse le potenzialità per diventare un buon apostolo (per potenzialità s’intende ciò che è “in potenza”, che è “latente”, che potrebbe svilupparsi e diventare nella pratica, ma che è ancora allo stato di possibilità). Quante volte è capitato anche a noi di trovare delle persone che hanno magari un cuore perfetto in quanto a sentimenti, ma che poi per altri motivi, come l’avidità oppure la debole volontà, vengono corrotti nel carattere?
-          Molti credono alla predestinazione, ossia un destino già prestabilito, senza possibilità da parte dell’uomo di modificarlo; chi è destinato alla salvezza sarà salvato e chi non è destinato alla salvezza non lo sarà. La Chiesa non è d’accordo con questa dottrina, infatti la salvezza è per tutti ed è raggiungibile in ogni momento della nostra vita, in base al “libero arbitrio” cioè alla libera possibilità di scelta che ogni uomo ha. Questo vale a dire che Giuda non era condannato o incaricato a tradire Gesù per forza. Egli poteva decidere liberamente di seguire davvero Gesù come apostolo.
 Ma che cosa sappiamo della morte di Giuda?
Il figlio dell’uomo se ne va (più precisamente muore), ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tradito! Bene per quell’uomo se non fosse mai nato! (Mc 14,21). In realtà si deve considerare che Giuda non ha tradito, perché egli in effetti ha consegnato Gesù ai romani, convinto di potergli dare una spinta a reagire nei confronti degli usurpatori, ma aveva sbagliato il suo giudizio e per di più “pretendeva di saperne più di Dio”. Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d’argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: “Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente”. Ma quelli dissero: “Che ci riguarda? Veditela tu!” Ed egli gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi (Mc 27, 3-5). Questo passo di Marco indica chiaramente che Giuda quando si rende conto che Gesù era stato condannato, cerca di giocarsi la sua ultima carta, nel senso che va dai sommi sacerdoti e confessa il suo peccato, con lo scopo di offrire la sua persona al posto di quella di Gesù, infatti dal momento che lui aveva fatto condannare un innocente avrebbe dovuto pagare per la sua menzogna, ma non fu così i sommi sacerdoti e gli anziani che volevano la morte di Gesù non gli diedero ascolto e Giuda non poté più aiutarlo. A questo punto gettò a terra le monete d’argento, si allontanò dal tempio e andò ad impiccarsi. A questo proposito per comprendere l’esatta interpretazione del Vangelo di Matteo, bisogna sapere che con l’espressione “andò ad impiccarsi” si vuole intendere che chi non segue la Parola di Gesù, va incontro ad uno sfacelo totale, rovina la sua vita. Tale è anche il riferimento biblico ad Achitòfel, consigliere del re Davide. Egli avendo disubbidito al suo re, se ne andò a casa nella sua città, mise in ordine gli affari della casa e poi s’impiccò (dice la Bibbia). Ovviamente anche in questo caso il verbo impiccarsi non ha un significato letterale, ma sta per rovinarsi. In conclusione Giuda non è morto impiccato, ma avendo disobbedito a Gesù ed avendo voluto sostituirsi al pensiero di Dio stesso, ha rovinato tutta la sua vita.

Matilde Maisto