I coniugi Cacciapuoti |
CANCELLO ED ARNONE (Raffaele Raimondo) – Il gruppo
“Letteratitudini” nel suo più recente incontro, svoltosi nella serata di
martedì 20 marzo, ha polarizzato l’attenzione su uno dei più grandi lirici
della letteratura italiana, Giacomo Leopardi, e la convivialità sul compleanno
di Gianni Cacciapuoti, amato consorte della gentile ospitante Tilde Maisto.
Dunque, due principali cardini di attrazione in felice coincidenza. La
relatrice Laura Sciorio, introducendo i lavori, ha disegnato il profilo e la
poetica del “genio di Recanati” ed ha arricchito il suo intervento con
interessanti stimoli di riflessione. Fra l’altro è emerso un interrogativo
dominante: i giovani del nostro tempo hanno i prerequisiti e la sensibilità
sufficienti per comprendere ed amare l’uomo ed il letterato Leopardi?
Sviluppatosi così un vivace dibattito, intervallato dalla lettura di alcuni
celebri componimenti, un certo motivato scetticismo intorno all’accennata
questione ha cementato tuttavia le pur diversificate opinioni espresse dai
presenti. Inevitabile, d’altra parte, è stato il confronto riguardante le
origini e gli aspetti cruciali della pessimistica visione da cui non seppe/non
volle mai liberarsi il poeta spentosi ad appena 39 anni; parimenti degni di
approfondimento i connessi temi della solitudine e del dolore. La maggior
convergenza s’è comunque trovata nell’unanime apprezzamento della sempre sorprendente
bellezza stilistica e sentimentale della poesia leopardiana. A discussione conclusa, l’invitante buffet di ogni raduno, con una prelibatezza
in più: i gustosissimi “fusilli alla siciliana” preparati, per la straordinaria
occasione, dai coniugi Cacciapuoti, peraltro anche maestri di arte culinaria.
Poi il gruppo, in un’atmosfera di sincera amicizia, ha continuato
entusiasticamente a festeggiare il genetliaco di Gianni, al quale, nel momento
in cui soffiava sulla classica candelina, è stato riservato uno scrosciante
applauso. Al brindisi augurale, Pina Manzo ha letto la splendida dedica in cui
Tilde, fondatrice del gruppo, ha concentrato stupende espressioni
d’amore profondo e senza fine.
Ancora un grande poeta, Ugo Foscolo, al centro del prossimo appuntamento di “Letteratitudini” fissato per il 24 aprile. A relazionare provvederà Felicetta Montella. Hanno assicurato more solito la loro partecipazione tutti i componenti di una piccola ma collaudata comunità culturale che resta perennemente aperta a chiunque voglia inserirsi ex novo, per concedersi, almeno una volta al mese, una pausa di gratificante otium letterario.
Ancora un grande poeta, Ugo Foscolo, al centro del prossimo appuntamento di “Letteratitudini” fissato per il 24 aprile. A relazionare provvederà Felicetta Montella. Hanno assicurato more solito la loro partecipazione tutti i componenti di una piccola ma collaudata comunità culturale che resta perennemente aperta a chiunque voglia inserirsi ex novo, per concedersi, almeno una volta al mese, una pausa di gratificante otium letterario.
Fra le varie liriche lette, “La sera del dì di festa” di cui, qui di
seguito, si riporta il testo:
1. Dolce e chiara è la notte e senza vento,
2. E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
3. Posa la luna, e di lontan rivela
4. Serena ogni montagna. O donna mia,
5. Già tace ogni sentiero, e pei balconi
6. Rara traluce la notturna lampa:
7. Tu dormi, che t’accolse agevol sonno
8. Nelle tue chete stanze; e non ti morde
9. Cura nessuna; e già non sai né pensi
10. Quanta piaga m’apristi in mezzo al petto.
11. Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
12. Appare in vista, a salutar m’affaccio,
13. E l’antica natura onnipossente,
14. Che mi fece all’affanno. A te la speme
15. Nego, mi disse, anche la speme; e d’altro
16. Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
17. Questo dì fu solenne: or da’ trastulli
18. Prendi riposo; e forse ti rimembra
19. In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
20. Piacquero a te: non io, non già ch’io speri,
21. Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
22. Quanto a viver mi resti, e qui per terra
23. Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
24. In così verde etate! Ahi, per la via
25. Odo non lunge il solitario canto
26. Dell’artigian, che riede a tarda notte,
27. Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
28. E fieramente mi si stringe il core,
29. A pensar come tutto al mondo passa,
30. E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
31. Il dì festivo, ed al festivo il giorno
32. Volgar succede, e se ne porta il tempo
33. Ogni umano accidente. Or dov’è il suono
34. Di que’ popoli antichi? or dov’è il grido
35. De’ nostri avi famosi, e il grande impero
36. Di quella Roma, e l’armi, e il fragorio
37. Che n’andò per la terra e l’oceano?
38. Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
39. Il mondo, e più di lor non si ragiona.
40. Nella mia prima età, quando s’aspetta
41. Bramosamente il dì festivo, or poscia
42. Ch’egli era spento, io doloroso, in veglia,
43. Premea le piume; ed alla tarda notte
44. Un canto che s’udia per li sentieri
45. Lontanando morire a poco a poco,
46. Già similmente mi stringeva il core.
2. E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
3. Posa la luna, e di lontan rivela
4. Serena ogni montagna. O donna mia,
5. Già tace ogni sentiero, e pei balconi
6. Rara traluce la notturna lampa:
7. Tu dormi, che t’accolse agevol sonno
8. Nelle tue chete stanze; e non ti morde
9. Cura nessuna; e già non sai né pensi
10. Quanta piaga m’apristi in mezzo al petto.
11. Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
12. Appare in vista, a salutar m’affaccio,
13. E l’antica natura onnipossente,
14. Che mi fece all’affanno. A te la speme
15. Nego, mi disse, anche la speme; e d’altro
16. Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
17. Questo dì fu solenne: or da’ trastulli
18. Prendi riposo; e forse ti rimembra
19. In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
20. Piacquero a te: non io, non già ch’io speri,
21. Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
22. Quanto a viver mi resti, e qui per terra
23. Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
24. In così verde etate! Ahi, per la via
25. Odo non lunge il solitario canto
26. Dell’artigian, che riede a tarda notte,
27. Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
28. E fieramente mi si stringe il core,
29. A pensar come tutto al mondo passa,
30. E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
31. Il dì festivo, ed al festivo il giorno
32. Volgar succede, e se ne porta il tempo
33. Ogni umano accidente. Or dov’è il suono
34. Di que’ popoli antichi? or dov’è il grido
35. De’ nostri avi famosi, e il grande impero
36. Di quella Roma, e l’armi, e il fragorio
37. Che n’andò per la terra e l’oceano?
38. Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
39. Il mondo, e più di lor non si ragiona.
40. Nella mia prima età, quando s’aspetta
41. Bramosamente il dì festivo, or poscia
42. Ch’egli era spento, io doloroso, in veglia,
43. Premea le piume; ed alla tarda notte
44. Un canto che s’udia per li sentieri
45. Lontanando morire a poco a poco,
46. Già similmente mi stringeva il core.