Con un’interrogazione presentata alla
Commissione Europea qualche tempo fa l’On. Aldo Patriciello aveva posto
all’attenzione dei commissari un problema serio che riguardava la possibile
commercializzazione di un prodotto ‘spacciato’ per vino italiano e che
disattendeva ogni regola comunitaria sulla salubrità dei prodotti,
l’etichettatura degli stessi e la tutela della salute dei cittadini. Parliamo
del wine-kit che offriva ai consumatori la possibilità di produrre vino
italiano di qualità tramite la miscela di polveri presenti nella confezione. “Il
regolamento (CE) n. 178/2002 - ha
spiegato Patriciello nell’interrogazione - mira
ad assicurare la qualità e la sicurezza degli alimenti circolanti nel mercato
interno, per cui si desume senza ombra di dubbio che la salute dei consumatori
sia requisito fondamentale per commercializzare legittimamente un prodotto
alimentare in seno all’Unione. Se non si fosse ancora abbastanza sconvolti
dall’artificialità del prodotto wine-kit, che mette allegramente al bando il
know-how e le relative tempistiche necessarie per l’originale vino prodotto in
Italia, ecco che si legge sulla confezione la lista degli ingredienti: trucioli
di quercia, lievito, solfiti e additivi vari, nonché l’avvertenza di probabili
tracce di crostacei, che sono solamente alcuni degli elementi presenti nelle
polveri. Per questo ho inteso allertare la Commissione sull’effetto che tale
mistura possa avere sulla salute dei consumatori europei. Sono contento,
nell’esclusivo interesse dei cittadini e per i produttori del nostro ottimo
vino italiano, quelli veri però, che la Commissione mi abbia dato ragione”.
“La legislazione unionale - si legge nel
testo - dispone che solo gli alimenti sicuri possono essere immessi sul mercato
dell’UE. Gli Stati membri sono tenuti a effettuare regolarmente controlli
ufficiali e ad adottare le misure necessarie a garantire l'attuazione della
disciplina UE sia per i prodotti nazionali che per quelli importati. La
Commissione rammenta che nelle ultime riunioni del comitato di gestione dell’OCM
unica le delegazioni degli Stati membri sono state informate del fatto che
pratiche quali la produzione o la commercializzazione di wine-kit ottenuti da
mosti e additivi vari che recano la dicitura europea DOP/IGP nella
presentazione e descrizione dei prodotti violano le norme in materia di
etichettatura previste dalla legislazione europea per il settore vitivinicolo.
È stato altresì precisato che questi kit non possono essere commercializzati
con la denominazione «vino», poiché non soddisfano i requisiti stabiliti dalla
legislazione unionale in ordine alla definizione di «vino». La Commissione ha
chiesto agli Stati membri di adottare le misure necessarie per porre fine alle
pratiche che violano le norme per la tutela della salute dei consumatori
europei e l'etichettatura dei prodotti. Per la stessa ragione sono anche state
richieste indagini sulle vendite via Internet. I servizi della DG Agricoltura e
sviluppo rurale hanno chiesto agli Stati membri interessati di comunicare entro
la fine di gennaio 2013 le misure prese dalle rispettive autorità di controllo”.
Strasburgo,
Ufficio Stampa On. Aldo Patriciello