Don Peppino Diana |
AVERSA. Martedì 19 marzo, celebrazione eucaristica nella Parrocchia San
Nicola di Bari e conversazione sul “valore della testimonianza di vita come
autentica forza di orientamento e cambiamento”. Ricorrendo il diciannovesimo anniversario della
morte di Don Peppino Diana, la Diocesi di Aversa vuole ricordare il suo figlio
e fratello sacerdote ucciso dalla violenta prepotenza camorrista. Consapevole
che ogni sacerdote è chiamato ad una particolare configurazione e consacrazione
alla presenza di Gesù, l’unico sacerdote “della nuova ed eterna alleanza”,
la comunità cristiana, come già negli anni precedenti, ricorderà Don Peppino
nella celebrazione della santa eucaristia, nella celebrazione del sacrificio
del Cristo, del Figlio di Dio venuto nel mondo per annunciare e testimoniare la
volontà del Padre, per offrire ad ogni uomo la redenzione dal peccato. In
questo senso, la Diocesi di Aversa, celebrando questo diciannovesimo
anniversario nel pieno dell’Anno della fede, proposto a tutta la Chiesa dal
Papa Benedetto XVI, ne richiama le ispirate parole: “Ciò di cui il mondo
oggi ha particolarmente bisogno è la testimonianza credibile di quanti,
illuminati nella mente e nel cuore dalla parola del Signore, sono capaci di
aprire il cuore e la mente di tanti al desiderio di Dio e della vita vera,
quella che non ha fine”. (Porta fidei, 15) Sulla stessa linea, già lo
scorso anno, nel ventesimo anniversario della pubblicazione del documento
voluto da Don Peppino Diana e dai Parroci della Forania di Casal di Principe
con il titolo “Per amore del mio popolo non tacerò”, i Sacerdoti della
stessa zona pastorale hanno evidenziato che: “Come già auspicava il
documento del 1991, la comunità ecclesiale ha dato in questi anni il suo valido
contributo cercando di far crescere quel senso civico che nei cristiani nasce
dal coniugare vita di fede e testimonianza di impegno civile, frequenza ai
sacramenti e partecipazione alla vita pubblica. I Parroci non hanno mai smesso
di richiamare il popolo alla conversione e le parrocchie sono state luoghi di
aggregazione positiva e di formazione per le giovani generazioni”. Ugualmente,
proprio commentando quel documento, in un’intervista rilasciata al giornalista
Marco Sarno e pubblicata sul quotidiano “Repubblica” il 25 ottobre 1993, pochi
mesi prima della sua morte, lo stesso Don Peppino Diana, rifiutando definizioni
d’effetto, dichiarò quale fosse lo spirito del suo impegno: “Non sono
un politico ma un uomo di chiesa che si limita a lottare, accanto alla gente
che abita questi luoghi, nel tentativo di affermare quei diritti che il
malgoverno e la camorra hanno sempre negato”. Il diciannovesimo anniversario dell’uccisione
del sacerdote Peppino Diana ci permette, oggi, di rileggere il senso della
testimonianza di un impegno, suggellato dal sacrificio della vita, una
testimonianza che interpella ancora i credenti e gli uomini di buona volontà e
che invita, chiama ad un rinnovato e consapevole impegno per la crescita umana
delle relazioni e delle forme organizzative della società civile del nostro
territorio. La testimonianza della comunità cristiana in una terra, in una
società di uomini ha le sue caratteristiche fondamentali ed i suoi punti di
forza nella fede in Cristo Signore, nel suo Vangelo, nella celebrazione dei
sacramenti della salvezza. Come già scrivevano i Vescovi Italiani nella Nota
pastorale “Per un paese solidale, Chiesa e Mezzogiorno” (Roma, 2010), “Le
comunità cristiane costituiscono un inestimabile patrimonio e un fattore di
sviluppo e di coesione di cui si avvale l’intero tessuto sociale. Lo sono in
quanto realtà ecclesiali, edificate dalla Parola di Dio, dall’Eucaristia e
dalla comunione fraterna, dedite alla formazione delle coscienze e alla
testimonianza della verità e dell’amore. Fedeli alla loro identità,
costituiscono anche un prezioso tessuto connettivo nel territorio, un centro
nevralgico di progettualità culturale, una scuola di passione e di dedizione
civile” (14). Accogliendo quanto la stessa Nota pastorale dice di Don Pino
Puglisi, ucciso dalla mafia a Palermo il 15 settembre 1993, che sarà
prossimamente dichiarato “beato” dalla Chiesa, la Diocesi di Aversa, in
occasione di questa celebrazione in memoria di Don Peppino Diana, vorrà
soprattutto riprendere e rimeditare il valore della testimonianza che, oltre
ogni atteggiamento o visione di eroismo solitario, è messaggio che comunica e
chiama a condividere, nella luce della fede comune, un sincero amore alla
verità, una robusta fedeltà alla giustizia verso ogni uomo, una serena speranza
che, sul modello di Gesù, si traduce sempre in generosa offerta di carità
fraterna, in dono di redenzione e di salvezza per tutti gli uomini. Il
programma della celebrazione del diciannovesimo anniversario dell’uccisione
di Don Peppino Diana, nel pomeriggio del prossimo 19 marzo 2013 prevede,
dopo la
·
concelebrazione
eucaristica, presieduta dal Vescovo della Diocesi di Aversa, nella Chiesa
Parrocchiale di “San Nicola di Bari” in Casal di Principe,
·
una
conversazione sul valore della testimonianza di vita come autentica forza di
orientamento e di proposta di cambiamento e di crescita per la vita
dell’umanità.
Condurranno la riflessione
·
S.E. Mons.
Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, e Postulatore della
causa di Beatificazione di Don Pino Puglisi,
·
Dott. Donato
Ceglie, Magistrato presso la Procura Generale della Repubblica di Napoli.
Come Chiesa aversana oggi ancora riaffermiamo
quanto già lo scorso anno abbiamo detto con la pubblicazione “… poiché il cielo
rosseggia” (Mt 16,2): “Con Gesù anche
noi guardiamo i segni del rinascere della nostra terra, delle nostre comunità
nelle quali vogliamo essere partecipi di una nuova primavera di vita. Così vogliamo essere vicini ai tanti che si
impegnano nel servizio della società e cooperano al bene comune; ai tanti che
tendono a sostenere chi non ha alcun sostegno o tutela alla propria crescita e
alla propria vita; ai tanti che testimoniano e propongono un’appassionata
attenzione alla pulizia da ogni inquinamento ed alla cura rispettosa e
amorevole della nostra terra; ai tanti che mostrano coerenza nel vivere con
onesto senso della giustizia il proprio impegno di cittadini. Al tempo in cui i seguaci di idoli morti
perseguitavano gli adoratori dell’unico, vero Dio, del Dio che ama la vita,
Tertulliano insegnava che “il sangue dei cristiani è un seme”. Noi
crediamo e sappiamo che il sacrificio di don Peppino Diana, e di altri che come
lui hanno testimoniato fedeltà e amore alla vita della nostra gente, è annunzio
che genera desiderio di vera libertà nel bene e nel dialogo; è speranza di
veder nascere nuovi rapporti di amicizia tra uomini veri, tra uomini che
vogliono vivere una fede autentica nel Dio Padre di tutti, ed una fraternità
sincera nel nome del suo Figlio Gesù Cristo. Per questo crediamo di vedere
tanti segni di vita che germoglia e che desideriamo coltivare e sostenere nella
loro crescita, sempre certi che solo la vita genera nuova vita”.
Diocesi di
Aversa
Ufficio
Comunicazioni Sociali