SAN POTITO SANNITICO. Sabato 16 marzo alle ore 18,00,
nella Chiesa dell’Ascensione a San
Potito Sannitico si svolgerà la presentazione del volume di Nicolino Lombardi “La Battaglia del Grano, gli uomini e le
macchine del Sannio” che riporta al centro del dibattito l’elemento base nell'alimentazione, il grano, di cui oggi si
discute tanto, e non solo per le necessità del Terzo Mondo. Il testo
parte dall’analisi della politica agraria di un ben determinato periodo
storico, quello del Ventennio fascista ed offre, in realtà, uno spaccato della
vita politica locale relativa ad un periodo più ampio e
spunti di discussione sulle drammatiche conseguenze degli eventi bellici e su
tematiche straordinariamente attuali quali la disomogenea distribuzione del
reddito e delle risorse alimentari. Il
mondo della fame è appena alle nostre spalle, chissà quante volte avrete
sentito raccontare che durante la guerra il macinino da caffè veniva utilizzato
indifferentemente per sfarinare ghiande tostate e quel pugno di grano o di mais
che i più fortunati riuscivano a sottrarre alla requisizione. Ebbene, storie di
questo tipo, che ancora oggi sentiamo raccontare dai protagonisti, i nostri
genitori e i nostri nonni, e che ci appartengono tutte, trovano puntuale
riscontro nei documenti pubblicati in questo bellissimo volume. Si, perché bisogna sapere che a monte
dell’ingenuo racconto del macinino ci sono scelte di politica internazionale e
nazionale, c’è la guerra, ci sono gli ammassi e la requisizione dei cereali, i
controlli della polizia locale, ecc. Di
fronte agli sprechi della vita odierna sembra impensabile che si possa morire
ancora di fame, eppure, nonostante i granai siano pieni, secondo gli ultimi
dati diffusi dalla FAO, nel mondo muore di disagi legati alla fame un bambino
ogni otto secondi. In realtà le risorse della terra, considerate globalmente,
sono in grado di nutrire tutti gli abitanti del mondo, ma nell’indifferenza
generale la forchetta fra ricco e povero diventa sempre più ampia, ed in questo
contesto tantissime persone non hanno neppure un
pugno di riso, frumento, orzo, segale, o miglio per sfamarsi. C’è da dire poi, che la narrazione
attraverso il documento utilizzata dall’autore, comunque equidistante da
qualsiasi posizione strumentale o politica, consente di guardare gli eventi del
periodo preso in considerazione da un angolo di visuale insolito e soddisfa
anche la crescita di interesse per la storia del Ventennio e per la figura del
duce che sta caratterizzando questi ultimi anni. Le bellissime foto, infine, quasi tutte prese in contesti locali della
mietitura e della trebbiatura, inedite e sempre di azione, riportano ad una
ruralità che tutti ricordano con nostalgia, non fosse altro per il fatto che
all’epoca erano giovani e forti, e sono anche la testimonianza di una
meccanizzazione agricola che dalle nostre parti ha progredito con lentezza e
dei costumi dell’epoca.
Pietro Rossi