Mondragone.Che vi
sia un certo malumore fra i cittadini obbligati all'integrazione ovvero
all'integrale versamento della TARSU inevasa non è legittimo, ma è umanamente
comprensibile; che via siano consiglieri di opposizione che tale certo malumore
cerchino di cavalcare non è legittimo, ma è politicamente comprensibile. Ciò
che non è in alcun modo comprensibile è la presa di posizione e la relativa
volontà di portare all'attenzione del prefetto la giusta e legittima decisione
del presidente del consiglio, peraltro accompagnata da puntuali ed esatti
pareri d’improcedibilità tecnica delle mozioni relative, di non accogliere
l'istanza di convocazione di un consiglio comunale all'uopo dedicato. Mi fa
specie, e spero di non essere su scherzi a parte, che fra i consiglieri di
minoranza, e i responsabili politici o presunti tali delle organizzazioni a
essi riferibili, vi siano diversi commercialisti e, soprattutto, diversi
avvocati che dimostrano con il loro comportamento la totale o comunque
gravemente manchevole conoscenza delle elementari regole di diritto, oltreché
relative alla delimitazione di competenze fra gli organi di governo anche ai
principi generali dell'ordinamento giuridico complessivamente inteso. Anche una
superficiale lettura dell'art. 42 del Testo Unico degli Enti Locali, infatti,
sarebbe sufficiente e, per certi versi, superflua, per rendersi conto che
nessun consiglio comunale di nessuno stato di diritto potrebbe deliberare in
ordine all'accertamento di una presunta prescrizione dei debiti tributari già
accertati, e quindi determinarsi per un annullamento degli stessi; allo stesso
tempo, la lettura dell'art. 42 diventa davvero una perdita di tempo inutile per
comprendere che un c.d. "ravvedimento operoso" non sarebbe più accoglibile
una volta accertati i debiti relativi. Se poi, a questo, si aggiunge che fra le
competenze del consiglio in ordine ai tributi v'è solo quella dell'istituzione
degli stessi e, quindi, ogni ulteriore competenza "residua" alla
giunta risulta chiaramente evidente l'errore di impostazione dell'intera minoranza
finalizzata solo all'ottenimento di un obiettivo politico sull'onda di una
"rivolta fiscale" che porterebbe a gravi danni economici per la
nostra Città.
La
valutazione politica poi, che le minoranze fanno della mancata convocazione del
consiglio, è carente di fondamenta e di riflessioni razionali. Se avessimo
voluto sfuggire al confronto, per nascondere il venir meno di una maggioranza
di governo, infatti, si sarebbe potuto procedere alla convocazione dell'assise
consiliare entro il termine dei venti giorni prescritti, fissando, tuttavia, l’adunanza
a data perfino successiva a quella del trenta aprile, non essendovi in tal
senso nessun termine prescritto e, quindi, spostare la discussione ad un
momento successivo a quella relativa al bilancio consuntivo la cui obbligata
discussione, invece, non potrebbe permettere alla maggioranza di nascondersi.
Ermanno
Miraglia – Commissario cittadino PdL