Gianluca Pascarella |
PIEDIMONTE MATESE. “E’ stata l’estate dei falchi e delle
colombe – così ha esordito in un suo intervento alcuni giorni fa il sindaco di
Firenze Matteo Renzi – abbiamo
sfogliato i quotidiani per giorni e giorni, e tuttora continuiamo a farlo, con
la questione della decadenza di Berlusconi. Fermo restando che in un Paese
civile un condannato con sentenza definitiva si sarebbe dimesso, l’unico modo
per archiviare l’era Berlusconi è smettere di parlarne. Questa Italia ha
diritto a qualcosa di meglio che questo teatrino”. A queste dichiarazioni gli
hanno fatto eco i giovani renziani di Caserta che vedono un nuovo progetto
politico con un Paese che sia fatto con la stessa pasta
dei sogni dei nostri nonni che hanno ricostruito l'Italia; i nostri nonni
avevano un sacco di problemi ma hanno avuto il coraggio di crederci, non si
sono tirati indietro, non hanno avuto paura di fronte alle difficoltà. Noi più
giovani, ha ribadito Gianluca Pascarella
referente dell’alto casertano, abbiamo il dovere di rimboccarci le maniche
e di sbaragliare, rottamare, questo sistema, terminando di lamentarci. Un anno
fa non ne trovavi uno disposto a prendere un caffè con Matteo Renzi, se non per avvelenarglielo. Il sindaco di Firenze era
un moccioso, un arrogante, il nipotino prediletto di zio Berlusconi. Ora è
diventato il fratello bianco di Obama, il cugino toscano di Blair, la
reincarnazione di Bob Kennedy e non c’è signore delle tessere democratico o
sperduto assessore appenninico che non
ostenti il desiderio incomprimibile di applaudirlo, abbracciarlo, incoronarlo
segretario del Pd di tutte le galassie. Renzi, sia detto a suo merito, non è
cambiato. Continua a dire le cose che diceva prima, e cioè che se prende il
potere li farà fuori tutti: altrimenti loro, dopo Prodi e Veltroni, faranno fuori
anche lui. I notabili lo sanno, ma non resistono egualmente alla tentazione,
che in Italia è una vocazione, di saltare sul carro del vincitore. E pazienza
se si tratta dello stesso carro a cui fino a ieri cercavano di segare le ruote.
La loro speranza, una volta saliti a bordo, è di riuscire a mimetizzarsi nella
paglia per acchiappare qualche schizzo di gloria e, soprattutto, saltare fuori
al momento opportuno armati di pugnale.
Pietro Rossi