AVERSA. “Gesù Cristo è ancora credibile come rivelazione di Dio?
Sì, perché Gesù di Nazareth è senza dubbio il personaggio più studiato della
storia e, ancora oggi, continua a influenzare il suo corso”. È uno dei passaggi
salienti della profonda meditazione condotta ieri
sera nella Chiesa Cattedrale di Aversa dal Cardinale Camillo Ruini, in
occasione della seconda tappa - "Credo in Gesù Cristo" - del percorso di
approfondimento proposto dalla Chiesa Aversana sul Simbolo della fede. “Dal figlio di Dio è nato
il più grande movimento religioso, morale e culturale dell’intera storia
dell’umanità, che oggi comprende oltre due miliardi di cristiani, ovvero un
terzo dell’intera popolazione terrestre”. Mons. Angelo
Spinillo ha introdotto le riflessioni del Cardinal Ruini, illustrando alla
folta platea di fedeli il “percorso di educazione alla fede e alla speranza che abbiamo davanti a
noi. Vogliamo vivere con grande intensità questi momenti di riflessione sulla
fede che ci accompagnano nel nostro cammino quotidiano”. Il vescovo normanno ha
sottolineato l'esperienza di Ruini, “testimone e protagonista di un
fecondo vissuto ecclesiale”, rivelando come 13 anni fa, “quando qualcuno mi
chiamava ‘il Vescovo Ragazzino’”, fu proprio l’attuale Presidente del Progetto
culturale della Chiesa italiana ad accoglierlo nella Conferenza Episcopale
Italiana. “Ringrazio il Cardinal Ruini di essere con noi stasera in questo
approfondimento sulla consapevole adesione alla fede, che è quel fermento che
fa crescere perché tutto possa diventare pane. Noi dobbiamo essere i credenti
di questo tempo che, con consapevolezza, accolgono il dono della presenza di
Dio”. Nel suo pregevole, illuminante intervento, Ruini ha preso spunto dal
monoteismo cristiano, in piena continuità con quello ebraico dell’Antico Testamento: “L’unico Dio è
comunione di persone, perfetta unità nell’amore e nel dono reciproco che porta
all’unità assoluta della Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Dio
si è rivelato a noi in Gesù di Nazareth, nella sua vita e nelle sue azioni,
nella sua morte e nella sua resurrezione”. È questo mistero ad illuminare tutta
la realtà, esprimendo la legge più profonda iscritta dentro la natura
dell’intero universo: “la legge dell'amore, misericordia e collaborazione che
s'incarnano in Cristo ‘fino alla follia della croce’, come disse San Paolo, e
che tutti gli uomini devono mettere in pratica. A questo amore folle, senza
limiti, di Dio per noi corrisponde quel duplice comandamento che racchiude gli
altri: ama Dio sopra ogni cosa e amatevi come io vi ho amato. Questa è la vera
sintesi della vita cristiana perché Dio ci ha amato per primo, donandoci la presunzione
di amarlo e di chiamarci suoi amici”. Altissime riflessioni sfociate poi nella
reale lettura e comprensione della fede cristiana: “Non è anzitutto un nostro
sentimento o una nostra convinzione personale, ma è l’accoglienza della parola
che Dio ci rivolge” perché la libera e ragionevole decisione di credere è
insieme “scelta umana e grazia di Dio”, che si rivela agli uomini in due modi: “dal
di fuori attraverso la Bibbia; dal di dentro attraverso lo spirito che abita in
noi, muove la nostra intelligenza e ci dà la forza di credere. Ecco, la fede è
libera obbedienza a Dio”. Ruini ha poi concluso rivelando quello che, a suo
avviso, è il più grande pericolo dell’era contemporanea: “perdere il senso di
ciò che noi siamo, della nostra unicità in questo mondo, della diversità
sostanziale di ogni uomo da ogni altro essere vivente. Per millenni abbiamo
faticato per affermare la nostra unicità, oggi l’uomo rischia di mescolarsi con
la natura. Dio ci ha creati intelligenti e liberi, proprio per questo non
riducibili al resto della natura: se questo è vero, possiamo dare un fondamento
alla nostra rivendicazione di essere trattati sempre come persone e mai come
cose”. Tuttavia, per rendere credibile ed efficace la nostra unicità in questo
mondo “dobbiamo testimoniarla con le opere e con l’amore del prossimo, un amore
non velleitario ma concreto. Tutto questo senza permettere mai che l’orizzonte
della nostra vita si chiuda dentro al tempo presente ma, al contrario, cercando
già adesso di vivere come coloro che portano dentro di sé il germoglio, la
speranza, la certezza che Dio ci farà sempre partecipi della sua pienezza di
vita attraverso la resurrezione”.
Ufficio Comunicazioni Sociali