 Piedimonte Matese. Niente corsa al parlamento per il sindaco 
 Vincenzo Cappello, almeno con il Partito Democratico. Infatti, i  
vertici del PD starebbero per “emanare” un “editto” che impedirebbe la  
candidatura ai sindaci dei comuni che superano i 5mila abitanti e ai  
consiglieri regionali. “Devono occuparsi di governare per gli enti in  
cui sono stati eletti”. Questa la versione ufficiale a sostegno della  
lora decisione. Ma la puzza di bruciato è fortissima. E quando c’è di  
mezzo la casta, poi, i cattivi pensieri abbondano. Appare probabile che 
 la decisione serva per un duplice scopo: evitare la candidatura di  
Matteo Renzi e garantire i “posti” sicure a tante “mezze figure” che  
sono state prese per i “capelli” e ficcate in parlamento. Forte  puzza di bruciato. La difesa della casta contro i 
candidati del popolo.  La gente sarebbe proprio curiosa di vedere una 
sfida fra Vincenzo  Capello e qualche altro parlamentare dello stesso 
partito, ad esempio  gli onorevoli Pina Picierno oppure Stefano 
Graziano. Sarebbe bello  vedere Cappello mettere sul piatto della 
bilancia un impegno costante  per i più deboli, rinunce alle indennità  
 di carica per tutti gli anni  in cui ha guidato il paese – utilizzando i fondi per le politiche sociali -
 disponibilità massima verso la gente per ascoltare i loro problemi;  
capire, invece, di cosa possano vantarsi tanta gente che da anni siede  
in parlamento. Di cosa possono vantarsi alcuni parlamentari che hanno  
permesso lo svuotamento dei propri paesi, della prorpria provincia e  
della propria regione?  Cosa possono mettere sul piatto della bilancia  
certi onorevoli che hanno votato in parlamento  le scelti di un governo 
 (quello Monti) in molti casi a danno della povera gente e del 
Meridione?  Probabilmente i iovertici del Partito Democratico sanno 
benissimo che non potrebbe esserci storia e che la partita andrebbe 
senza esitazione in favore di quei sindci che ogni giorno sono fra la 
gente. Così attuano le loro scelte  bloccando il rinnovamento in favore 
della casta. Che tristezza. L’ufficialità si avrà solo dopo la direzione nazionale prevista per 
lunedì prossimo. Ma le prime indiscrezioni sulle regole che 
disciplineranno le primarie per le candidature al parlamento cominciano 
già a trapelare, e sembrano destinate ad avere un impatto assai 
significativo sulle aspirazioni di molti dei papabili. Perché dovrebbe 
essere sancita l’incompatibilità dei consiglieri regionali e dei sindaci
 dei Comuni con più di 5 mila abitanti. Vuol dire che – ameno di deroghe
 ritenute improbabili dai bene informati – rimarrebbero fuori sia il 
consigliere regionale Nicola Caputo, sia sindaci come Vincenzo Cappello (Piedimonte Matese) e Luigi Munno (Macerata Campania).
 Le candidature dovranno essere supportate da un numero di firme 
corrispondente al 10% della platea degli iscritti (secondo altre voci, 
il 5%). Ma l’ultima parola spetterà comunque alla direzione provinciale,
 che sarà chiamata ad elaborare l’elenco definitivo, composto da un 
egual numero di donne e uomini, pari al doppio dei posti blindati 
concessi a Caserta nelle liste di Camera e Senato: in pratica, l’elenco 
sarà di 8, se i posti sicuri saranno 4; di 10, se saranno 5. Potranno 
votare solo gli iscritti alle primarie del 25 novembre e gli iscritti al
 Pd. Ogni elettore avrà la possibilità di esprimere una sola preferenza 
per genere, come avvenne alle ultime regionali. La consultazione si 
terrà il 29 e il 30 dicembre: per cui la direzione provinciale dovrà 
ratificare la decisione almeno 7-8 giorni prima (si parla del 21 
dicembre). Ed è evidente che gli equilibri interni all’organismo sono 
destinati ad assumere un peso determinante: il 54% dei posti è in mano 
alla maggioranza congressuale di Abbate, Caputo, Cappello, e degli ex 
diellini dell’Alto Casertano (Ludovico Feole e Pasquale De Biasio); 
mentre Stefano Graziano controlla i due terzi di quelli 
dell’opposizione. Partendo da questi presupposti, è possibile cominciare
 ad abbozzare i nomi dei potenziali candidati. Praticamente scontati gli
 uscenti Graziano e Pina Picierno, così come il segretario, Dario 
Abbate. Assieme a loro saranno della partita anche Franco Capobianco, 
Peppino Stellato, uno tra Feole e Di Biasio, Lucia Esposito, Carlo 
Marino, Loredana Affinito. La soluzione.Al primo cittadino di PiedimonteMatese,
 Vincenzo Cappello, tuttavia, resta un’altra strada: cambiare partito. 
Una ipotesi che potrebbe divetnare ancora più concreta se il PD deciderà
 di “proteggere” la casta.
Piedimonte Matese. Niente corsa al parlamento per il sindaco 
 Vincenzo Cappello, almeno con il Partito Democratico. Infatti, i  
vertici del PD starebbero per “emanare” un “editto” che impedirebbe la  
candidatura ai sindaci dei comuni che superano i 5mila abitanti e ai  
consiglieri regionali. “Devono occuparsi di governare per gli enti in  
cui sono stati eletti”. Questa la versione ufficiale a sostegno della  
lora decisione. Ma la puzza di bruciato è fortissima. E quando c’è di  
mezzo la casta, poi, i cattivi pensieri abbondano. Appare probabile che 
 la decisione serva per un duplice scopo: evitare la candidatura di  
Matteo Renzi e garantire i “posti” sicure a tante “mezze figure” che  
sono state prese per i “capelli” e ficcate in parlamento. Forte  puzza di bruciato. La difesa della casta contro i 
candidati del popolo.  La gente sarebbe proprio curiosa di vedere una 
sfida fra Vincenzo  Capello e qualche altro parlamentare dello stesso 
partito, ad esempio  gli onorevoli Pina Picierno oppure Stefano 
Graziano. Sarebbe bello  vedere Cappello mettere sul piatto della 
bilancia un impegno costante  per i più deboli, rinunce alle indennità  
 di carica per tutti gli anni  in cui ha guidato il paese – utilizzando i fondi per le politiche sociali -
 disponibilità massima verso la gente per ascoltare i loro problemi;  
capire, invece, di cosa possano vantarsi tanta gente che da anni siede  
in parlamento. Di cosa possono vantarsi alcuni parlamentari che hanno  
permesso lo svuotamento dei propri paesi, della prorpria provincia e  
della propria regione?  Cosa possono mettere sul piatto della bilancia  
certi onorevoli che hanno votato in parlamento  le scelti di un governo 
 (quello Monti) in molti casi a danno della povera gente e del 
Meridione?  Probabilmente i iovertici del Partito Democratico sanno 
benissimo che non potrebbe esserci storia e che la partita andrebbe 
senza esitazione in favore di quei sindci che ogni giorno sono fra la 
gente. Così attuano le loro scelte  bloccando il rinnovamento in favore 
della casta. Che tristezza. L’ufficialità si avrà solo dopo la direzione nazionale prevista per 
lunedì prossimo. Ma le prime indiscrezioni sulle regole che 
disciplineranno le primarie per le candidature al parlamento cominciano 
già a trapelare, e sembrano destinate ad avere un impatto assai 
significativo sulle aspirazioni di molti dei papabili. Perché dovrebbe 
essere sancita l’incompatibilità dei consiglieri regionali e dei sindaci
 dei Comuni con più di 5 mila abitanti. Vuol dire che – ameno di deroghe
 ritenute improbabili dai bene informati – rimarrebbero fuori sia il 
consigliere regionale Nicola Caputo, sia sindaci come Vincenzo Cappello (Piedimonte Matese) e Luigi Munno (Macerata Campania).
 Le candidature dovranno essere supportate da un numero di firme 
corrispondente al 10% della platea degli iscritti (secondo altre voci, 
il 5%). Ma l’ultima parola spetterà comunque alla direzione provinciale,
 che sarà chiamata ad elaborare l’elenco definitivo, composto da un 
egual numero di donne e uomini, pari al doppio dei posti blindati 
concessi a Caserta nelle liste di Camera e Senato: in pratica, l’elenco 
sarà di 8, se i posti sicuri saranno 4; di 10, se saranno 5. Potranno 
votare solo gli iscritti alle primarie del 25 novembre e gli iscritti al
 Pd. Ogni elettore avrà la possibilità di esprimere una sola preferenza 
per genere, come avvenne alle ultime regionali. La consultazione si 
terrà il 29 e il 30 dicembre: per cui la direzione provinciale dovrà 
ratificare la decisione almeno 7-8 giorni prima (si parla del 21 
dicembre). Ed è evidente che gli equilibri interni all’organismo sono 
destinati ad assumere un peso determinante: il 54% dei posti è in mano 
alla maggioranza congressuale di Abbate, Caputo, Cappello, e degli ex 
diellini dell’Alto Casertano (Ludovico Feole e Pasquale De Biasio); 
mentre Stefano Graziano controlla i due terzi di quelli 
dell’opposizione. Partendo da questi presupposti, è possibile cominciare
 ad abbozzare i nomi dei potenziali candidati. Praticamente scontati gli
 uscenti Graziano e Pina Picierno, così come il segretario, Dario 
Abbate. Assieme a loro saranno della partita anche Franco Capobianco, 
Peppino Stellato, uno tra Feole e Di Biasio, Lucia Esposito, Carlo 
Marino, Loredana Affinito. La soluzione.Al primo cittadino di PiedimonteMatese,
 Vincenzo Cappello, tuttavia, resta un’altra strada: cambiare partito. 
Una ipotesi che potrebbe divetnare ancora più concreta se il PD deciderà
 di “proteggere” la casta.
Fonte: www.paesenews.it