È appena stato pubblicato su Hypertension, la più
prestigiosa rivista internazionale di ricerche sull’ipertensione arteriosa,
edita dall’American Heart Association, uno studio condotto presso l’IRCSS
Neuromed dal gruppo del Prof. Giuseppe Lembo e coordinato dalla dottoressa
Daniela Carnevale. Il lavoro segna un
passo in avanti rispetto alle conoscenze attuali sull’influenza
dell’ipertensione arteriosa nell’insorgenza della malattia di Alzheimer
evidenziando come la malattia vascolare può influenzare i processi
neurodegenerativi che conducono al decadimento cognitivo tipico dell’Alzheimer.
Il gruppo di ricercatori al lavoro con il Prof. Lembo ha infatti scoperto che
l’aumento della pressione arteriosa altera le cellule endoteliali delle arterie
cerebrali, a livello della cosiddetta barriera emato-encefalica, facilitando
l’afflusso dei peptidi di beta-amiloide, principali responsabili dei danni al
cervello che conducono al morbo di Alzheimer. Lo studio, che è stato ideato ed
interamente realizzato al Neuromed in collaborazione con l’Università Sapienza
di Roma, ha ricevuto il supporto di alcuni dei migliori gruppi di ricerca
statunitensi nel campo del morbo di Alzheimer, quali l’Università di Rochester,
l’Università della California e l’Università del Kansas, che hanno messo a
disposizione alcuni materiali per sostenere la ricerca. L’aspetto
particolarmente rilevante, che è emerso dallo studio, è l’aver rivelato i
meccanismi coinvolti a livello molecolare oltre ai fenomeni macroscopici che
legano l’ipertensione arteriosa al morbo di Alzheimer. Infatti, è stato
dimostrato che il trasporto del peptide di beta-amiloide nel cervello avviene
ad opera di RAGE, una proteina che si trova sulla membrana delle cellule
endoteliali a livello della barriera emato-encefalica. La quantità di RAGE
presente in queste cellule aumenta in conseguenza dell’aumento della pressione
arteriosa. Questa importante scoperta comporterà la possibilità di affrontare con nuove terapie le alterazioni nella memoria e nel
comportamento, tipiche del morbo di Alzheimer e indotte dall’ipertensione
arteriosa, tramite l’inibizione di RAGE mediante approcci di ingegneria
genetica e anche con nuovi farmaci recentemente messi a punto. Questo risultato
apre interessanti prospettive traslazionali, con la possibilità di una più efficace prevenzione e terapia della
demenza di Alzheimer nei pazienti affetti da patologie vascolari.
Uff.Stampa Neuromed