CANCELLO ED ARNONE – E’ di mercoledì 2 maggio u.s. l’ XI incontro
biblico-spirituale tenuto da don Sabatino Sciorio nella parrocchia Maria Regina
di tutti i Santi di Cancello ed Arnone. Tema
dell’incontro: “Santo Stefano, protomartire, uno degli intercessori più potenti
presso Dio, patrono della Comunità Maria Regina di tutti i santi in Cancello ed
Arnone”. Santo Stefano è il primo
martire cristiano, e proprio per questo viene celebrato subito dopo la nascita
di Gesù. Egli fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste, e morì
lapidato. In lui si realizza in modo esemplare la figura del martire come
imitatore di Cristo; egli contempla la gloria del Risorto, ne proclama la
divinità, gli affida il suo spirito, perdona ai suoi uccisori. Saulo (San
Paolo) testimone della sua lapidazione ne raccoglierà l’eredità spirituale
diventando Apostolo delle genti. Nel Martirologio Romano, festa di Santo Stefano, protomartire, uomo
pieno di fede e di Spirito Santo, che, primo dei sette diaconi scelti dagli
Apostoli come loro collaboratori nel ministero, fu anche il primo tra i
discepoli del Signore a versare il suo sangue a Gerusalemme, dove, lapidato
mentre pregava per i suoi persecutori, rese la testimonianza di fede in Cristo
Gesù, affermando di vederlo seduto nella gloria alla destra del Padre. Nella
Comunità di Cancello ed Arnone Santo Stefano ha una valenza ulteriore, essendo
il Patrono della comunità. Tuttavia il culto al Santo non è stato, sino ad ora,
troppo celebrato dai fedeli. A tal proposito, don Sabatino ha precisato che è
un suo preciso obiettivo dare a questo Santo la sua giusta dimensione, dando
alla comunità la possibilità di conoscerlo adeguatamente per rendergli la
dovuta importanza. Il primo passo verso questo obiettivo è la restaurazione
della statua del Santo, che è stata consegnata ad un restauratore affinché la
riporti al primordiale splendore. Poi, dì comune accordo con i fedeli, ha
pensato di glorificare Santo Stefano con una degna festa religiosa,
indicativamente intorno al 2 o al 3 di agosto,
celebrando in onore del Santo una Santa Messa Solenne ed una
caratteristica processione durante la quale
Santo Stefano possa essere commemorato da una celebrazione realizzata
dai giovani della nostra comunità. Una iniziativa che richiede l’aiuto di tutti
i fedeli, - ha precisato don Sabatino – e, sicuramente questo aiuto non
mancherà. Intanto la serata biblica è proseguita con la catechesi di Benedetto
XVI su Santo Stefano. Dice il Santo Padre:
“Cari
fratelli e sorelle, santo Stefano è il più rappresentativo di un gruppo di
sette compagni. La tradizione vede in questo gruppo il germe del futuro ministero
dei ‘diaconi’, anche se bisogna rilevare che questa denominazione è assente nel
‘Libro degli Atti’. L’importanza di Stefano risulta in ogni caso dal fatto che
Luca, in questo suo importante libro, gli dedica due interi capitoli. Il
racconto lucano parte dalla constatazione di una suddivisione invalsa
all’interno della primitiva Chiesa di Gerusalemme: questa era, si, interamente
composta da cristiani di origine ebraica, ma di questi alcuni erano originari
della terra d’Israele ed erano detti “ebrei”, mentre altri di fede ebraica
veterotestamentaria provenivano dalla diaspora di lingua greca ed erano detti “ellenisti”.
Ecco il problema che si stava profilando: i più bisognosi tra gli ellenisti,
specialmente le vedove sprovviste di ogni appoggio sociale, correvano il
rischio di essere trascurati nell’assistenza per il sostentamento quotidiano.
Per ovviare a questa difficoltà gli Apostoli, riservando a se stesi la
preghiera e il ministero della Parola come loro centrale compito decisero di
incaricare “sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza”
perché espletassero l’incarico dell’assistenza, vale a dire del servizio
sociale caritativo. A questo scopo, come scrive Luca, su invito degli Apostoli
i discepoli elessero sette uomini. Ne abbiamo anche i nomi. Essi sono:
“Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone,
Parmenàs e Nicola. Li presentarono agli Apostoli, i quali, dopo aver pregato,
imposero loro le mani”. Il gesto dell’imposizione delle mani può avere vari
significati… nel caso di Stefano e compagni si tratta… della trasmissione
ufficiale, da parte degli Apostoli, di un incarico e insieme dell’implorazione
di una grazia per esercitarlo. La cosa più importante da notare è che, oltre ai
servizi caritativi, Stefano svolge pure un compito di evangelizzazione nei
confronti dei connazionali, dei cosiddetti “ellenisti”, Luca infatti insiste
sul fatto che egli, “pieno di grazia e di fortezza”, presenta nel nome di Gesù
una nuova interpretazione di Mosè e della stessa Legge di Dio, rilegge l’Antico
Testamento nella luce dell’annuncio della morte e della risurrezione di Gesù.
Questa rilettura dell’Antico Testamento, rilettura cristologica, provoca le
reazioni dei Giudei che percepiscono le sue parole come una bestemmia. Per
questa ragione egli viene condannato alla lapidazione. E san Luca ci trasmette
l’ultimo discorso del santo, una sintesi della sua predicazione. Come Gesù
aveva mostrato ai discepoli di Emmaus che tutto l’Antico Testamento parla di
lui, della sua croce e della sua risurrezione, così santo Stefano, seguendo
l’insegnamento di Gesù, legge tutto l’Antico Testamento in chiave cristologica.
Dimostra che il mistero della Croce sta al centro della storia della salvezza
raccontata nell’Antico Testamento, mostra che realmente Gesù, il crocifisso e
il risorto, è il punto di arrivo di tutta questa storia. E dimostra quindi
anche che il culto del tempio è finito e che Gesù, il risorto, è il nuovo e
vero “tempio”. Proprio questo “no” al tempio e al suo culto provoca la condanna
di santo Stefano, il quale, in questo momento – ci dice san Luca – fissando gli
occhi al cielo vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra. E
vedendo il cielo, Dio e Gesù, santo Stefano disse: “Ecco, io contemplo i cieli
aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. Segue il suo
martirio, che di fatto è modellato sulla passione di Gesù stesso, in quanto
egli consegna al “Signore Gesù” il proprio spirito e prega perché il peccato
dei suoi uccisori non sia loro imputato. Il luogo del martirio di Stefano a
Gerusalemme è tradizionalmente collocato poco fuori della Porta di Damasco… In
particolare, Luca annota che i lapidatori di Stefano “deposero il loro mantello
ai piedi di un giovane, chiamato Saulo”, lo stesso che da persecutore diventerà
apostolo insigne del Vangelo. Ciò significa che il giovane Saulo doveva aver
sentito la predicazione di Stefano, ed essere perciò a conoscenza dei contenuti
principali. E san Paolo era probabilmente tra quelli che, seguendo e sentendo
questo discorso, “fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.
E a questo punto possiamo vedere le meraviglie della Provvidenza divina. Saulo,
avversario accanito della visione di Stefano, dopo l’incontro col Cristo
risorto sulla via di Damasco, riprende la lettura cristologica dell’Antico
Testamento fatta dal Protomartire, l’approfondisce e la completa, e così
diventa “l’Apostolo delle Genti”.
Matilde Maisto