I Finanzieri della Compagnia di Mondragone hanno
condotto una mirata attività di servizio sulla disciplina dei prezzi e contro
la lotta al carovita, concentrando l’attenzione sui distributori di carburante
per autotrazione. Più di 30 controlli sono stati effettuati sulla corretta
esposizione dei prezzi ai consumatori e sull’assolvimento degli obblighi
tributari, che hanno portato a numerose contestazioni di violazioni degli
obblighi di legge a carico di diversi distributori della zona. In particolare, nei confronti di tre esercenti è stato
riscontrato la non corretta tenuta dei registri di carico e scarico dei carburanti
ed accertata una maggiore giacenza di circa 4.000 litri di combustibile, su cui
è stato omesso il versamento dell’accisa (imposta sui carburanti) per una somma
di oltre 7.000 euro. Inoltre, specifici controlli sono stati eseguiti nei
confronti dei distributori di G.P.L. per autotrazione, al fine di verificare,
tra l’altro, l’osservanza delle rigide norme di sicurezza emanate nello
specifico settore. In questo caso, le Fiamme Gialle hanno constatato che
alcuni impianti di distribuzione procedevano, tra l’altro, al riempimento delle
bombole di gas per uso domestico. Tale attività è vietata dalla legge, in
quanto la diversa destinazione d’uso del combustibile comporta una diversa
tassazione. Inoltre, è stato accertato che per il riempimento delle
bombole venivano utilizzati adattatori di tipo artigianale senza alcun tipo di
omologazione e, quindi, estremamente pericolosi dal punto di vista della
sicurezza, atteso che le apparecchiature degli impianti stradali di G.P.L.
utilizzano una pressione molto elevata rispetto a quella consentita per il
rifornimento dei contenitori di uso domestico. In ben quattro casi, tuttavia, i militari della Guardia di
Finanza hanno riscontrato tale tipo di violazione ed
hanno posto sotto sequestro le apparecchiature non a norma. Nella circostanza,
sono state comminate sanzioni amministrative sia nei confronti dei distributori
(da
5.000 a 10.000 euro) che, in caso di recidiva, rischiano la chiusura
dell’impianto da un minimo di 30 giorni ad un massimo di 6 mesi e sia nei confronti dei clienti (da 2.000 a
4.000 euro).