CANCELLO ARNONE. Il gruppo di lettura “Letteratitudini” – costituito da Arkin Jafuri, Matilde Maisto, Pina Manzo, Felicetta Montella, Concetta Pennella, Olga Petteruti, Giannetta Pezzolo, Raffaele Raimondo, Laura Sciorio e Marinella Viola – si è dato appuntamento per questa sera, alle ore 20,00 nel salotto di Matilde Maisto in V.le Europa – Cancello ed Arnone (Caserta). La scelta letteraria per il primo incontro del 2012, si è orientata verso la poetica dannunziana, con una selezione di testi racchiusi nella tematica “Gabriele D’Annunzio: la Patria, l’Amore”. Ed è con le stesse parole del poeta che mi dispongo in questa tappa del viaggio, già intrapreso con gli amici di Letteratitudini: “Bisogna fare della propria vita come si fa un’opera d’arte. Bisogna che la vita d’un uomo d’intelletto sia opera di lui. La superiorità è tutta qui”. Un appuntamento con l’Immaginifico al quale sono lieta d’invitare gli ammiratori del poeta pescarese che dominò, con la sua originalissima produzione artistica, il periodo a cavallo fra il XIX ed il XX secolo. E’ auspicabile, infatti, che il numero dei partecipanti aumenti nel corso dell’anno, in un crescendo di contributi puntuali e interessanti sugli argomenti che man mano saranno oggetto di approfondite letture e conseguenti riflessioni critiche. In un’Italia che ha impellente bisogno di ritrovare la sua migliore identità culturale – dice il professore Raimondo -, rileggere le pagine dannunziane nelle quali l’autore seppe concentrare la sua forte passione patriottica sarà occasione propizia per riaprire, nel seno del gruppo, i varchi concettuali dell’indispensabile difesa della storia e della cultura italiana in Europa e nel mondo. Parimenti, ripartendo dall’attualità planetaria tuttora afflitta da innumerevoli focolai d’odio e di guerra, attingere a D’Annunzio – benché prevalentemente esteta e propugnatore dell’esaltazione dei piaceri sentimentali – rappresenterà un’utile circostanza onde riprendere un discorso sul più nobile sentimento nelle sue mille dimensioni, a cominciare dagli spunti del celebre amante, per giungere a quelle che vedono appunto l’amore come potente antidoto ad ogni forma di egoismo e di violenza. E la discussione, quindi, andrà prevedibilmente ben oltre la versione letteraria legata alla multiforme esperienza del poeta decadente, al fine di sfiorare almeno gli aspetti e le incredibili potenzialità che proprio la forza dell’amore può diffondere senza limiti nelle vicende umane, individuali e collettive, i gioiosi suoni e gli aggreganti colori di un afflato capace di valorizzare ed esaltare il meglio della vita personale ed universale. Tuttavia bisogna ricordare che D’Annunzio riesce ad andare oltre ad ogni retorica romantica rendendo l’amore un sentimento arcano fatto di passione, entusiasmo, esultanza fisica e spirituale, desiderio viscerale ed intenso di possesso, ebbro di fiumane desideri e orde di voluttà. Egli nell’arte d’amare ricorre al verso, alla fantasia, alla spiritualizzazione del sentimento “ambedue non avevano alcun ritegno alle mutue prodigalità della carne” elevando l’amata in uno stato di felicità intensa, viva, piena. Molte amanti sedotte e abbandonate dal vate diedero in seguito segni di squilibrio, chi scelse l’esilio, alcune ricorsero alla monacazione, altre optarono per l’omosessualità. Ma non si deve trascurare il fatto che esse per un giorno vissero un sentimento colmo d’ardore e che le rese diverse, elette, magnifiche, eccelse, un sentimento forte, veemente e impetuoso che ogni donna meriterebbe d’avere, per la vita.
Tilde Maisto