18 novembre 2011

Quando le dichiarazioni sono in contrasto con la realtà.


Il 26 ott 2011 l’Agenzia "Khovar" ha rilasciato una dichiarazione formale del governo della Repubblica del Tagikistan sui progressi della costruzione della Centrale Idroelettrica di Rogun. Il contenuto principale della dichiarazione si riduce al fatto che la parte tagika continua ad attenersi agli accordi con la Banca Mondiale riguardo l’esecuzione di una perizia internazionale del progetto della Centrale Idroelettrica di Rogun, e non ha intenzione di avviare la fase iniziale di lavori per bloccare il canale del fiume Vakhsh, un affluente del Amu Darya, senza attendere i risultati finali della perizia internazionale del progetto. Non ci sono ostacoli al lavoro degli esperti internazionali, e tutti i lavori eseguiti sulla Centrale di Rogun sono di carattere restaurativo. Ed ora passiamo ai fatti concreti. Nella dichiarazione di cui sopra, rilasciata dal Governo della Repubblica di Tagikistan, si afferma che "la fattibilità tecnica, la redditività economica, la sicurezza ambientale di Rogun sono state testate molte volte e il progetto non ha mai ricevuto una valutazione negativa". Tuttavia, questa affermazione non corrisponde assolutamente alla realtà. Il progetto di costruzione della Centrale Idroelettrica di Rogun, come sappiamo, è stato preparato negli anni '70 del secolo scorso, cioè durante il periodo sovietico e non vi è stata alcuna valutazione di periti, soprattutto di periti a livello internazionale. La costruzione dell’impianto era iniziata nel 1976 in conformità con le direttive del XXIV Congresso del PCUS, non ho avuto discussioni o revisioni, e con il crollo dell'URSS i lavori in questa struttura sono stati chiusi. Per questo motivo la parte tagika non può presentare nessun materiale riguardo l’esecuzione della perizia sull’impianto. Per nessuno chi conosce il progetto della Centrale Idroelettrica di Rogun non è segreto che sull’area dove è stata costruita la base della futura grande diga di altezza di 335 metri è stata osservata una frattura sismotettonica con spostamenti e con un forte strato di sale di un spessore fino a 100 metri, il quale è soggetto a erosione. Naturalmente, gli esperti del consorcio internazionale che eseguono la perizia, non potevano non avere seri dubbi circa le decisioni prese nel progetto. In particolare, data la presenza nella base della diga di una frattura sismotettonica e lo strato di sale, senza controllo della stabilità e l'affidabilità di quali non è possibile nemmeno pensare alla costruzione delle dighe, soprattutto se si considera che la zona in cui intendono a costruire la Centrale Idroelettrica di Rogun si trova in una zona sismica di 8 -10 della scala Richter. La richiesta ragionevole e legittima degli esperti si è scontrata con un desiderio della parte tagika di fare tutto il possibile per escludere tali lavori di trivellazione e, a sua volta, questo non potrebbe causare gravi disaccordi tra gli esperti del consorzio internazionale e le autorità tagike. Così le affermazioni delle autorità tagike sul totale consenso del consorzio internazionale non corrispondono alla realtà. Nei mass media è stata pubblicata più volte la dichiarazione del ministro dell’industria ed energia del Tagikistan, Sh. Gul, secondo cui la parte tagika non ha intenzione di cambiare la propria decisione relativa al proseguimento della costruzione della Centrale idroelettrica di Rogun indipendentemente dai risultati della perizia ecologica e sociale su tale progetto. Agli esperti della Banca Mondiale è ben noto che la leadership del Tagikistan ha in programma l’inizio dei lavori per l’arginamento del fiume Vakhsh entro la fine dell’anno in corso. Si intende la costruzione di una diga alta 120 metri senza aspettare i risultati della perizia internazionale, mettendo così la comunità internazionale davanti al fatto compiuto. Anche le affermazioni del governo tagiko secondo cui sul territorio della Centrale idroelettrica di Rogun sarebbero attuati al giorno di oggi solo i lavori di manutenzione e ricostruzione non corrispondono alla realtà. Come si può spiegare allora che nell’anno 2010 i cosidetti “lavori di manutenzione e ricostruzione” hanno costato al bilancio pubblico 150 milioni di dollari? E il bilancio dell’anno in corso prevede l’ulteriore stanziamento per l’importo di 191 milioni dollari. É noto anche che nel cantiere della Centrale idroelettrica di Rogun lavorano fino ai 5.000 di persone ed è chiaro a tutti che per effettuare i lavori di manutenzione e ricostruzione non serve manodopera così numerosa. Tutti questi fatti, che il governo tagiko cerca di far passare sotto silenzio nella sua dichiarazione, rivelano ancora un indegno tentativo di nascondere all’opinione pubblica internazionale l’autentico stato di cose e di realizzare il progetto della Centrale idroelettrica di Rogun non fermandosi davanti alle eventuali catastrofiche conseguenze tecnogene, ecologiche e sociali. Allo stesso tempo non si può non prestare attenzione al fatto che nessuna dichiarazione e nessun appello, indirizzato alla leadership del Tagikistan, di prestare ascolto all’opinione di esperti internazionali e di rinunciare alla costruzione di una diga ambiziosa, la più alta nel mondo, la cui tipologia di costruzione non viene più effettuata nella prassi mondiale già da tanto tempo, e di trovare fonti di produzione di energia elettrica alternative, in particolare la costruzione di piccole centrali idroelettriche, con grande rammarico non trovano una dovuta comprensione.

Elena Smirnova segreteria dell’Ambasciatore dell’Uzbekistan in Italia