Il 26 ott 2011 l’Agenzia "Khovar" ha rilasciato una dichiarazione
formale del governo della Repubblica del Tagikistan sui progressi della
costruzione della Centrale Idroelettrica di Rogun. Il contenuto principale della dichiarazione si riduce al fatto che la parte
tagika continua ad attenersi agli accordi con la Banca Mondiale riguardo
l’esecuzione di una perizia internazionale del progetto della Centrale
Idroelettrica di Rogun, e non ha intenzione di avviare la fase iniziale di
lavori per bloccare il canale del fiume Vakhsh, un affluente del Amu Darya,
senza attendere i risultati finali della perizia internazionale del progetto. Non ci sono ostacoli al lavoro degli esperti internazionali, e tutti i lavori
eseguiti sulla Centrale di Rogun sono di carattere restaurativo. Ed ora passiamo ai fatti concreti. Nella dichiarazione di cui sopra,
rilasciata dal Governo della Repubblica di Tagikistan, si afferma che "la
fattibilità tecnica, la redditività economica, la sicurezza ambientale di Rogun
sono state testate molte volte e il progetto non ha mai ricevuto una
valutazione negativa". Tuttavia, questa affermazione non corrisponde
assolutamente alla realtà. Il progetto di costruzione della Centrale Idroelettrica di Rogun, come
sappiamo, è stato preparato negli anni '70 del secolo scorso, cioè durante il
periodo sovietico e non vi è stata alcuna valutazione di periti, soprattutto di
periti a livello internazionale. La costruzione dell’impianto era iniziata nel 1976
in conformità con le direttive del XXIV Congresso del PCUS, non ho avuto
discussioni o revisioni, e con il crollo dell'URSS i lavori in questa struttura
sono stati chiusi. Per questo motivo la parte tagika non può presentare nessun
materiale riguardo l’esecuzione della perizia sull’impianto. Per nessuno chi conosce il progetto della Centrale Idroelettrica di Rogun
non è segreto che sull’area dove è stata costruita la base della futura grande
diga di altezza di 335 metri è stata osservata una frattura sismotettonica con
spostamenti e con un forte strato di sale di un spessore fino a 100 metri, il
quale è soggetto a erosione. Naturalmente, gli esperti del consorcio internazionale che eseguono la
perizia, non potevano non avere seri dubbi circa le decisioni prese nel
progetto. In particolare, data la presenza nella base della diga di una
frattura sismotettonica e lo strato di sale, senza controllo della stabilità e
l'affidabilità di quali non è possibile nemmeno pensare alla costruzione delle
dighe, soprattutto se si considera che la zona in cui intendono a costruire la
Centrale Idroelettrica di Rogun si trova in una zona sismica di 8 -10 della
scala Richter. La richiesta ragionevole e legittima degli esperti si è
scontrata con un desiderio della parte tagika di fare tutto il possibile per
escludere tali lavori di trivellazione e, a sua volta, questo non potrebbe
causare gravi disaccordi tra gli esperti del consorzio internazionale e le
autorità tagike. Così le affermazioni delle autorità tagike sul totale consenso del
consorzio internazionale non corrispondono alla realtà. Nei mass media è stata
pubblicata più volte la dichiarazione del ministro dell’industria ed energia
del Tagikistan, Sh. Gul, secondo cui la parte tagika non ha intenzione di
cambiare la propria decisione relativa al proseguimento della costruzione della
Centrale idroelettrica di Rogun indipendentemente dai risultati della perizia
ecologica e sociale su tale progetto. Agli esperti della Banca Mondiale è ben noto che la leadership del
Tagikistan ha in programma l’inizio dei lavori per l’arginamento del fiume
Vakhsh entro la fine dell’anno in corso. Si intende la costruzione di una diga
alta 120 metri senza aspettare i risultati della perizia internazionale,
mettendo così la comunità internazionale davanti al fatto compiuto. Anche le affermazioni del governo tagiko secondo cui sul territorio della
Centrale idroelettrica di Rogun sarebbero attuati al giorno di oggi solo i
lavori di manutenzione e ricostruzione non corrispondono alla realtà. Come si può spiegare allora che nell’anno 2010 i cosidetti “lavori di
manutenzione e ricostruzione” hanno costato al bilancio pubblico 150 milioni di
dollari? E il bilancio dell’anno in corso prevede l’ulteriore stanziamento per
l’importo di 191 milioni dollari. É noto anche che nel cantiere della Centrale idroelettrica di Rogun
lavorano fino ai 5.000 di persone ed è chiaro a tutti che per effettuare i lavori
di manutenzione e ricostruzione non serve manodopera così numerosa. Tutti questi fatti, che il governo tagiko cerca di far passare sotto
silenzio nella sua dichiarazione, rivelano ancora un indegno tentativo di
nascondere all’opinione pubblica internazionale l’autentico stato di cose e di
realizzare il progetto della Centrale idroelettrica di Rogun non fermandosi
davanti alle eventuali catastrofiche conseguenze tecnogene, ecologiche e sociali. Allo stesso tempo non si può non prestare attenzione al fatto che nessuna
dichiarazione e nessun appello, indirizzato alla leadership del Tagikistan, di
prestare ascolto all’opinione di esperti internazionali e di rinunciare alla
costruzione di una diga ambiziosa, la più alta nel mondo, la cui tipologia di costruzione
non viene più effettuata nella prassi mondiale già da tanto tempo, e di trovare
fonti di produzione di energia elettrica alternative, in particolare la
costruzione di piccole centrali idroelettriche, con grande rammarico non
trovano una dovuta comprensione.
Elena Smirnova segreteria dell’Ambasciatore dell’Uzbekistan in Italia