CELLOLE. Un economia da rifondare, da rimodulare, da ricreare. La crisi economica pare lasciare queste sensazioni sul territorio cellolese, misto a diverse speranze per il prossimo futuro. L'indotto industriale è stato praticamente spazzato via o poco ci manca. In pochi anni si è passati dalla presenza di diverse medie imprese sul territorio alla quasi totale chiusura degli impianti, i cui operai erano in gran parte cellolesi. Basti pensare alla Morteo Soprefin ed alla Formenti Seleco con i quasi mille operai appiedati, oppure al caso palesato di recente della Manucor. Quest'ultima lascia a casa, in cassaintegrazione speciale, ottanta dipendenti e nel prossimo futuro potrebbe lasciarne a casa altre 180. Aggiungiamoci la cassaintegrazione a rotazione in atto presso l'impianto farmaceutico della ICI, su territorio del Comune di Cellole, e la frittata è bella che cotta. I conti continuano a essere rossi anche sul fronte del turismo. Gli operatori balneari hanno denunciato l'anno più brutto dell'ultimo ventennio, e l'ultimo ventennio non è stato il più roseo per Baia Domizia. Stessa identica situazione per gli altri operatori del settore terziario in campo del commercio, dell'edilizia, della ristorazione e dell'alberghiero. Si aggiunga il progressivo depauperamento del commercio locale in favore dei grandi centri commerciali, meglio raggiungibili con gli odierni collegamenti e con prezzi maggiormente favorevoli per il consumatore medio, e si noterà la situazione. Proprio il settore commerciale attende il famoso piano commercio, annunciato da anni e mai giunto neppure alle fasi preliminari. La rimodulazione di questo campo potrebbe fungere da incentivo agli imprenditori locali, tutti di piccole dimensioni, a reinvestire sulle proprie attività e attivare un circolo virtuoso verso l'uscita dalla crisi economica. Un tale piano ha bisogno di diversi anni per giungere all'approvazione finale e, dunque, ci si chiede perché non si inizia a discuterne pubblicamente?
Elio Romano