GRAZZANISE. Accanto ai non numerosi cittadini che hanno portato 'in alto' il nome di Grazzanise, di sicuro un posto importante e di rilievo deve essere riservato a padre Antonio Raimondo. Egli nasce a Grazzanise e da subito scopre la vocazione religiosa, una vocazione che lo porta ad entrare nella famiglia dei frati francescani trascorrendo il periodo degli studi e del discernimento presso il collegio serafico di via Della Boccea a Roma. Da qui il passaggio in Terra Santa, Betlemme, Ain Karem (patria di San Giovanni Battista), Gerusalemme, dove viene ordinato sacerdote e quindi il trasferimento in Egitto, al Cairo, dove vive e trasmette la Parola di Dio, aiutando gli abitanti delle zone povere, da oltre 35 anni. Da subito si è rimboccato le maniche mettendosi al lavoro e cercando di aiutare i giovani che hanno gravitato intorno alle parrocchie in cui è stato, da Kafr Dawar a Bulacco, con mini progetti come il laboratorio di sartoria e maglieria per le giovani del posto. Compravano le macchine tessili e le ragazze scontavano con il lavoro il prezzo anticipato. Una volta finito di scontare le macchine diventavano di loro proprietà, portandosele a casa. Nel frattempo padre Antonio, nel cui dna scorre sangue contadino, aveva partecipato ad un progetto agricolo nel deserto per inserire agronomi appena diplomati, procurando loro una casa, che veniva poi scontata con la vendita dei prodotti. Si attiva a favore dei piccolissimi e cerca tutte le strade, avviando uno o più asili. Grazie a qualche canale provvidenziale, è riuscito ad aprirne tre, nonostante le difficoltà per portarli avanti. Nonostante i problemi di salute padre Antonio continua ostinatamente la sua missione in Egitto dove negli anni '80 ricevette la visita di Madre Teresa di Calcutta e l'aiutò ad aprire la prima casa di accoglienza per gli abbandonati che non avevano più nessuno. Per la sua tenacia ed abnegazione ha partecipato al documentario "L'altro Cairo" ed è stato candidato, negli anni scorsi, al premio missionario "Cuore Amico". L'affetto che si guadagna in quella zona di mondo –ora al Muski- è sottolineata dai termini con cui si rivolgono a lui: 'Abuna'-padre, 'Sayyedna'-nostro signore e 'Maulana'-nostro sovrano ed in queste espressioni si legge tutta la stima ed il rispetto per una persona che ha dedicato più della metà della sua vita a questa Terra, tanto da sentirla sua, da ottenere la cittadinanza Egiziana, tanto da farlo parlare de 'Le mie due terre'. Nell'ultimo periodo ha dedicato parte del suo tempo a vari studi collaborando per alcuni documentari su questa Terra affascinante e misteriosa; pubblicando un libro fotografico su 'Marsa Matruh' –una zona di mare- e collaborando ad una rivista italo-egiziana "Incontro Mediterraneo", con la pubblicazione di alcuni articoli molto interessanti come il reportage dei 'figli dei portinai' dei cantieri, che lo portano ad asserire che 'I problemi sociali dell'Egitto sono infiniti teoremi senza soluzioni'; sulle similitudini tra le melodie napoletane e quelle arabe tanto da fargli dire che 'Sono due mondi musicali dove musica e melodie si diversificano per lingua, ritmo e strumenti, ma si unificano nell'esprimere i sentimenti dell'uomo, il suo stato d'animo (…). Entrambe le musiche, pur esprimendo la diversità di provenienza, hanno la medesima sorgente, nascono sulle sponde del Mediterraneo'. Ha presentato un dossier sulla bufala mediterranea partendo dalla sua esperienza, dai ricordi della conduzione dell'attività paterna fino all'ammodernamento dell'attività che oggi conducono i suoi fratelli, padre Antonio porta avanti un parallelismo sulle modalità di allevamento della bufala fino alla produzione dei diversi prodotti caseari: mozzarelle, caciocavallo e ricotta in Italia; qeshta, ghibna qadima in Egitto. Dalle modalità di produzione alle motivazioni dei nomi dei formaggi, 'Formaggi differenti –dice padre Antonio nel suo dossier- per gusto e procedura. Hanno una sola cosa in comune: vanno consumati in famiglia, attorno a un tavolo'; è qui l'essenza del dossier, la famiglia, il lavoro, l'unione e la comunione, caratteristiche che hanno segnato la vita di questo grande uomo. Le sue due terre: lontane ma legate da così tante affinità che inevitabilmente lo fanno sentire comunque, sia al di qua che al di là del Mediterraneo, a casa sua e solo chi veramente ama la propria terra ed i lavori che producono qualcosa di pregiato come la mozzarella ne poteva seguire il parallelismo sui due fronti. Un argomento attualissimo sui due versanti per le problematiche correlate a questo particolare tipo di allevamento e soprattutto a quelle inerenti la produzione del più noto dei suoi prodotti caseari. Il 18 Ottobre, dopo un mese trascorso a Grazzanise tra l'affetto dei suoi cari, tornerà in Egitto a portare affetto a chi ha maggiormente bisogno di lui. Lì tornerà alle sue occupazioni ai suoi impegni ai suoi studi per fondere le sue esperienze perché continui questo filo tra le sue due terre che, seppure in parte infinitesimale, riesce a far amare agli abitanti dell'una e dell'altra. Due realtà di mondo che si incontrano e si confrontano grazie alla sensibilità di un francescano, semplice e mite ma senza alcun confine mentale la cui unica ragione di vita è dare, senza vantare le sue conoscenze, senza sfoggiare la sua sapienza: ti rendi conto della sua vasta cultura solo se lo stai ad ascoltare; una vita segnata dallo scorrere delle acque di quattro fiumi, il Volturno a Grazzanise; il Giordano in Palestina; il Nilo a Il Cairo, il fiume Jur nel Sud Sudan in cui è stato per alcuni mesi; ogni fiume ha rafforzato il legame con le sue origini mai dimenticate. Quando parla tutto assume un colore particolare, sia che tratti di argomenti teologici o che parli delle difficoltà di integrazione e burocrazia: nelle riflessioni di padre Antonio, nei suoi occhi, scorrono le acque del Volturno, di quando lui era bimbo, e la sabbia del deserto egiziano, che si ama solo per ciò che può trasmettere all'animo che vi si apre.
Giovanna Pezzera