SESSA AURUNCA. Del Sindaco Luciano Di Meo (nella foto) si è detto e, probabilmente, se ne dirà di tutto. Non si può dire che è rimasto in disparte a lungo, tra una cosa e l'altra sicuramente non si è mai riposato. Anzi, sul fronte occupazionale è stata la fascia tricolore più travagliata dalle crisi industriali da venti anni a questa parte. Dalla sua ci sono migliaia di chilometri macinati tra i Ministeri di Roma e gli Assessorati regionali di Napoli per salvare anche il singolo posto di lavoro nei fari fallimenti chiamati Morteo Soprefin, Formenti Seleco ed Eurobox (le maggiori aziende sul territorio aurunco a cui si devono aggiungere le uniche superstiti Manucor e Boston Tapes). Ora gli toccherà sobbarcarsi anche le problematiche Manucor, visto l'andazzo attuale. Abbiamo voluto intervistarlo per capire bene la situazione e le prospettive nel prossimo futuro.
Signor sindaco, un ennesima crisi industriale ed occupazione nel bel mezzo del suo mandato. Ormai è divenuto esperto in materia, ma nello specifico cosa significa per Ente locale dover affrontare l'emergenza occupazionale dei propri cittadini? “Innanzitutto, hai la sensazione a volte di essere impotente su cose che sono più grandi di quelle che sono di competenza di una amministrazione e nonostante questo cerchi, a fianco dei lavoratori e delle maestranze, delle soluzioni che non sono facili. Nello specifico Manucor è stato chiesto un incontro in Prefettura ed in Regione, sperando che ci sia un piano di recupero valido per salvaguardare le maestranze. In questo territorio le uniche entità che si salvavano erano la Manuli (la Manucor è conosciuta in tutto il territorio con il vecchio nominativo, ndr.) e la Boston Tapes. Come fatto per le altre aziende ci siamo già attivati e ci attiveremo per salvaguardare questi posti che sono in pericolo”. Di Meo prende un attimo di pausa, poi conclude dicendo: “Non è semplice, perchè ti guardi intorno e ti accorgi che il problema sta da un poco tutte le parti. Non poteva capitare periodo peggiore”.
Il caso Manucor riporta alla mente i casi Morteo Soprefin, Formenti Seleco ed Eurobox. Tutte queste crisi industriali sul territorio di Sessa Aurunca potrebbero portare ad una ridefinizione della vocazione territoriale oppure ci sarà un programma di rilancio del polo Asi con il supporto dell'Ente? “Guardando un poco quello che è il nostro territorio, le vocazioni possono essere anche altre. Parliamo da anni ed anni di vocazione turistica, di spazio in questo senso ce ne sarebbe. Da questo a dire che questo territorio non avrebbe bisogno di un piano industriale ce ne passa. Buona fetta dell'occupazione può avvenire attraverso questa attività. Non posso immaginare il territorio senza questo tipo di attività, anche di altro genere come la costruzione di impianti fotovoltaici o altro ancora, ma parlare di un territorio privo di un polo industriale ce ne passa davvero parecchio”.
Nelle prossime settimane, il Comune di Sessa Aurunca come si attiverà in favore degli oltre 250 operai Manucor? “Dipende. Dipende molto da quelli che saranno i prossimi avvenimenti. Quello che succederà in Prefettura. Quello che succederà a livello regionale. Saremo sempre a fianco delle maestranze, delle Rappresentanze sindacali unitarie, con i quali siamo in stretto rapporto, e vedremo il da farsi. Quello che è importante è che la Manucor presenti un piano industriale serio, che è la cosa più importante”.
Signor sindaco, un ennesima crisi industriale ed occupazione nel bel mezzo del suo mandato. Ormai è divenuto esperto in materia, ma nello specifico cosa significa per Ente locale dover affrontare l'emergenza occupazionale dei propri cittadini? “Innanzitutto, hai la sensazione a volte di essere impotente su cose che sono più grandi di quelle che sono di competenza di una amministrazione e nonostante questo cerchi, a fianco dei lavoratori e delle maestranze, delle soluzioni che non sono facili. Nello specifico Manucor è stato chiesto un incontro in Prefettura ed in Regione, sperando che ci sia un piano di recupero valido per salvaguardare le maestranze. In questo territorio le uniche entità che si salvavano erano la Manuli (la Manucor è conosciuta in tutto il territorio con il vecchio nominativo, ndr.) e la Boston Tapes. Come fatto per le altre aziende ci siamo già attivati e ci attiveremo per salvaguardare questi posti che sono in pericolo”. Di Meo prende un attimo di pausa, poi conclude dicendo: “Non è semplice, perchè ti guardi intorno e ti accorgi che il problema sta da un poco tutte le parti. Non poteva capitare periodo peggiore”.
Il caso Manucor riporta alla mente i casi Morteo Soprefin, Formenti Seleco ed Eurobox. Tutte queste crisi industriali sul territorio di Sessa Aurunca potrebbero portare ad una ridefinizione della vocazione territoriale oppure ci sarà un programma di rilancio del polo Asi con il supporto dell'Ente? “Guardando un poco quello che è il nostro territorio, le vocazioni possono essere anche altre. Parliamo da anni ed anni di vocazione turistica, di spazio in questo senso ce ne sarebbe. Da questo a dire che questo territorio non avrebbe bisogno di un piano industriale ce ne passa. Buona fetta dell'occupazione può avvenire attraverso questa attività. Non posso immaginare il territorio senza questo tipo di attività, anche di altro genere come la costruzione di impianti fotovoltaici o altro ancora, ma parlare di un territorio privo di un polo industriale ce ne passa davvero parecchio”.
Nelle prossime settimane, il Comune di Sessa Aurunca come si attiverà in favore degli oltre 250 operai Manucor? “Dipende. Dipende molto da quelli che saranno i prossimi avvenimenti. Quello che succederà in Prefettura. Quello che succederà a livello regionale. Saremo sempre a fianco delle maestranze, delle Rappresentanze sindacali unitarie, con i quali siamo in stretto rapporto, e vedremo il da farsi. Quello che è importante è che la Manucor presenti un piano industriale serio, che è la cosa più importante”.
Elio Romano