Piedimonte Matese. Il 22 gennaio è stato firmato un Accordo separato che modifica le regole in base alle quali sottoscrivere i rinnovi contrattuali. La CGIL proponeva altre priorità, che ora persegue con la propria iniziativa: individuare norme urgenti e stanziare risorse per tutelare i lavoratori, i pensionati, i precari e i cittadini dalla pesante crisi che attraversa il paese a cominciare dalla riduzione delle tasse, dall’aumento delle retribuzioni, dall’aumento delle pensioni generalizzando la quattordicesima mensilità ed incrementando il fondo per la non autosufficienza, dall’estensione degli ammortizzatori, dalla stabilizzazione dei precari, dallo sviluppo dei servizi pubblici di qualità e dello stato sociale, dal sostegno all’istruzione e alla ricerca. La CGIL funzione pubblica ha chiesto di promuovere un Referendum unitariamente, a cui è stato risposto di no. La reazione della base non si è fatta attendere nella giornata di ieri presso l’Ospedale Civile di Piedimonte Matese (nella foto) una delegazione sindacale del settore sanità, formata dai rappresentanti di Distretto Sanitario e Presidio Ospedaliero, Rino Manzelli, Alessandro Zulla, Mario Leone e Pietro Sasso hanno raccolto firme per il Referendum sull’accordo sindacale firmato lo scorso gennaio.
“Noi riteniamo fondamentale, hanno spiegato i rappresentanti sindacali, chiedere un pronunciamento che ci impegniamo a rispettare. Dalla lettura dell’Accordo risulta che il Contratto Nazionale non avrà mai la possibilità di recuperare il potere di acquisto del salario reale, il II° livello di contrattazione è più rigido e non viene esteso; aumenta la possibilità di derogare in peggio dal contratto nazionale; si cancellano regole universali e, quindi, le differenze tra lavoratori pubblici e privati aumenteranno. Inoltre, vengono indicate le scelte per misurare la rappresentatività dei sindacati senza che sia esplicitamente assunto il criterio di voto per le RSU. Questo prefigurerebbe un sindacato che considera solo gli iscritti e riduce gli spazi di democrazia dati dal voto. A ciò si aggiunge un pesante intervento sul diritto di sciopero che non rispetta il dettato costituzionale e limita libertà costituzionalmente garantite”.
“Noi riteniamo fondamentale, hanno spiegato i rappresentanti sindacali, chiedere un pronunciamento che ci impegniamo a rispettare. Dalla lettura dell’Accordo risulta che il Contratto Nazionale non avrà mai la possibilità di recuperare il potere di acquisto del salario reale, il II° livello di contrattazione è più rigido e non viene esteso; aumenta la possibilità di derogare in peggio dal contratto nazionale; si cancellano regole universali e, quindi, le differenze tra lavoratori pubblici e privati aumenteranno. Inoltre, vengono indicate le scelte per misurare la rappresentatività dei sindacati senza che sia esplicitamente assunto il criterio di voto per le RSU. Questo prefigurerebbe un sindacato che considera solo gli iscritti e riduce gli spazi di democrazia dati dal voto. A ciò si aggiunge un pesante intervento sul diritto di sciopero che non rispetta il dettato costituzionale e limita libertà costituzionalmente garantite”.
I punti critici dell’accordo firmato da CISL, UIL e Confindustria con il Governo, contestati dalla CGIL in quanto riduggono il salario del lavoratore sono l’abolizione del meccanismo dell’inflazione programmata e del recupero del potere d’acquisto, l’introduzione di un “indice previsionale” al netto dei costi energetici (a questo punto a totale carico dei lavoratori) “nel rispetto e nei limiti della programmazione di bilancio” per cui saranno le decisioni governative a stabilire se e di quanto possono aumentare le retribuzioni dei Lavoratori Pubblici. Ma non basta: L’eventuale incremento derivante dall’indice sarebbe calcolato non sull’intero ammontare delle retribuzioni come avviene oggi, ma solo sulle “voci stipendiali”, con esclusione di qualsiasi altra voce che fa parte del trattamento economico. Oggi le “voci stipendiali” equivalgono nel settore pubblico mediamente al 70% delle retribuzioni complessive: ad esempio il 3,2% di incremento indicato nei contratti – non firmati dalla CGIL - dei dipendenti ministeriali per il biennio 2008/2009, pari oggi ad un aumento di 70 Euro, con il nuovo meccanismo di calcolo passerebbe a 49 Euro, con una riduzione netta per il solo 2009 di 273 Euro. E ancora non basta. L’eventuale calcolo del possibile scostamento tra il valore dell’indice revisionale e quello dell’indice effettivo, verificatane la significatività, avverrebbe solo a fine triennio, ma la corresponsione avverrebbe per i pubblici dipendenti solo “nell’ambito del triennio successivo” cioè per i contratti del prossimo triennio la previsione avverrebbe nel 2009; la verifica dello scostamento il 31.12.2012; la corresponsione probabilmente entro il 2015 se le compatibilità di bilancio lo permetteranno e se i Ministri competenti lo delibereranno.
Pietro Rossi
Pietro Rossi