PIEDIMONTE MATESE - Fanno effetto le
immagini che circolano sui social di medici e infermieri con i segni di
mascherine sul volto, corredate da didascalie che veicolano lo stesso accorato
appello a non
vanificare gli sforzi di chi sta curando
i pazienti e dunque a seguire le misure diffuse dal governo per contenere il
contagio. Chi sta combattendo in prima linea la guerra
contro il Coronavirus ha paura. Ha paura per la propria salute e, soprattutto,
per quella dei propri familiari. Una volta tornati a casa, con i segni delle
mascherine sul volto con turni massacranti sulle spalle, la paura di
contagiare i propri cari è forse ancor più grande di quella di essere stati
contagiati. Questo clima di pressione e preoccupazioni è vissuto anche
dalle famiglie del personale sanitario impegnato a combattere il contagio da
COVID-19, come ci racconta la scrittrice Nina Miselli (nella foto), nostra conterranea,
che vive a Montecchio Emilia in provincia di Reggio Emilia, che ha preso carta
e penna e ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ci sono stati
giorni particolari a casa mia, racconta Nina, e in una notte forse di
rabbia per tutta la situazione ho inviato questa lettera al presidente Conte
che spero si degnerà di leggerla... “Signor Presidente Conte Sono le 4.23 del mattino è la
quarta notte che non riesco a dormire i pensieri sono tanti eppure questa notte
avrei dovuto dormire perché il risultato del tampone per il C19 di mio marito è
risultato negativo. Ma il mio pensiero va a tutti quei malati distesi in un
letto di ospedale e a tutti quei Dottori, Infermieri e Oss che li curano ma
essi non sono i loro familiari… Non comprendo il perché un governo abbia deciso
di effettuare tagli alla sanità. Non comprendo il perché un governo abbia
chiuso alcune strutture ritenute non indispensabili. Non comprendo il
perché gli stipendi degli Infermieri, degli Oss e degli Addetti alle pulizie
degli ospedali siano miseri. Molti hanno scelto questo mestiere perché credono
nei valori e nel dono di aiutare il prossimo... Signor presidente lei si
chiederà il perché di questa mia lettera, ho letto in questi giorni negli occhi
di mio marito che lavora all’ospedale di Guastalla Re (che si occupa solo dei
pazienti del C19) la paura e il terrore che ci avesse infettati. Era isolato
lontano da noi, il suo corpo era in camera ma la sua anima sembrava spenta al
terrore di aver contagiato uno di noi per aver effettuato un gesto umanità
verso un malato. La paura è tanta ma queste persone non smettono mai di
svolgere il loro lavoro... Adesso lui rientrerà a lavorare perché è il suo
dovere non perché si considera un eroe. Signor Presidente lei non può
immaginare la paura che ogni giorno queste persone affrontano al pensiero di
contagiare un familiare. Mi scusi se lo dico per voi è facile parlare e dare
consigli ma in realtà non immaginate quanto sia dura la vita di tutto il
personale sanitario. Ho un figlio che ha seguito l’esempio di suo padre è un
Oss che cura gli anziani e mi dice mamma come fai a non sorridere e non dare
conforto ad un anziano… Non posso giudicare le sue scelte Signor
Presidente mi auguro solo che una volta finita questa pandemia voi
comprenderete l’importanza e il sacrificio di tutto il personale sanitario e
comprenderete che sono importanti per la comunità... Quei tagli che
siano ricuciti… Non le scrive una persona importante ma una mamma, una moglie e
una sorella che ama e cerca di non aver paura ma in alcuni momenti la paura è
tanta e i pensieri diventano negativi. Mi ripeto di non aver paura e credo
nella divina provvidenza ma non è facile… Alla fine, lei non leggerà queste mie
poche righe, scritte in un momento di paura ma sono qui e non posso aiutare
nessuno perché in questo momento io non sono nessuno, sono solo una mamma, una
moglie e una sorella preoccupata per le persone che ama. In fin dei conti a lei
e agli altri ministri cosa vi interessa non sono i vostri familiari... Le
auguro una buona giornata. Miselli Nina”
Pietro Rossi