20 settembre 2013

Mons. Di Cerbo spiega la vicenda che sta coinvolgendo la Parrocchia dei SS.Pietro e Paolo in Alvignano.


Mons. Valentino Di Cerbo

PIEDIMONTE MATESE. Il Vescovo Mons. Valentino Di Cerbo ha affidato all’ufficio di comunicazioni sociali diocesano la nota ufficiale della Diocesi di Alife-Caiazzo in cui spiega la vicenda che sta coinvolgendo la Parrocchia dei SS.Pietro e Paolo in Alvignano.
Alcuni facinorosi hanno recentemente compiuto un gesto di inaudita gravità: sbarrare le porte della Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo in Alvignano e tentare di impedire per più giorni il normale svolgimento della vita parrocchiale. Si tratta di azioni che si commentano da sé. Nessuno, né laico, né presbitero, per nessuna ragione può chiudere la casa segno della dimora di Dio in mezzo agli uomini, perché «il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli (Is 56,7)». Una comunità matura sa trovare modi per dialogare nelle sedi opportune: il Consiglio Pastorale, lì dove è stato costituito; l’incontro con gli organismi della Diocesi, all’insegna della lealtà e del rispetto dei ruoli, anteponendo sempre il bene di tutti ai punti di vista personali e parziali. Come attesta il Codice di Diritto Canonico (can. 523): “…la provvisione dell’ufficio di parroco spetta al Vescovo diocesano…” e ancora “Il parroco è il pastore proprio della parrocchia affidatagli, esercitando la cura pastorale di quella comunità sotto l’autorità del Vescovo diocesano, con il quale è chiamato a partecipare al ministero di Cristo, per compiere al servizio della comunità le funzioni di insegnare, santificare e governare” (can. 519). Il trasferimento di un sacerdote, pertanto, rappresenta un fatto normale che ricade nelle competenze del Vescovo, che deve provvedere al bene dell’intera Diocesi e che le pone in atto dopo lungo discernimento e dopo aver interpellato per tempo la persona interessata. Che senso hanno, allora, queste azioni di guerriglia ecclesiale, che rivelano scarsa fede e squalificano chi le pone in essere e le persone che si vorrebbero “difendere”?  Gettare in pasto all’opinione pubblica - con infiniti pettegolezzi e calunnie gratuite - la nostra Diocesi significa non amare né la propria comunità parrocchiale, né il proprio paese ed essere fuori dalla sana e costruttiva dialettica di chi vive autenticamente la propria fede, ma anche alimentare un clima rissoso, fatto di rivendicazioni individuali e della difesa di piccoli interessi, che nulla hanno a che vedere con “la Chiesa di comunione” che il Concilio ci ha proposto. Il Papa nella sua prima intervista a La Civiltà Cattolica parla della chiesa come un “ospedale di campo” per lenire le ferite degli uomini, non di un campo di battaglia! Nell’esprimere profondo dispiacere per l’accaduto e solidarietà alla stragrande maggioranza dei fedeli della Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo in Alvignano, che sono stati offesi nei loro sentimenti più autentici e che certamente non si sentono rappresentati dalla protesta, scomposta e volgare, di qualche decina di adulti e di un gruppo di ignari minorenni ai quali sfugge il principio pastorale sopra indicato, chiediamo per tutti il dono dello Spirito del discernimento, dell’obbedienza e della pace.
Pietro Rossi