GRAZZANISE – L’estate
scoperchia residuati bellici ed altri ingombranti rifiuti gettati nel fiume più
lungo dell’Italia meridionale. Il Volturno, purtroppo, soffre ancora di
patologie più che croniche. E’ oltraggiato, negletto. Come abbandonati nell’alveo
rimangono, dopo decenni dall’abbattimento del vecchio ponte in cemento (i
pilastri), ferro (le spallette) e legno (il tragitto dalla sponda sud alla
sponda nord), quei resti che in qualunque luogo civile sarebbero stati
raccolti. Tutto ciò con una sola differenza: nelle stagioni dall’autunno alla
primavera sono coperti dalle grosse portate fluviali o addirittura dalle piene;
nel periodo estivo li si vede affioranti ben oltre la superficie dell’acqua
(inquinatissima) che scorre verso il Tirreno. E così continua l’agonia del
Volturno al cui capezzale di certo non vi sono assessori comunali, provinciali
o regionali. Più volte, di questi tempi, sono stati segnalati (e poi rimossi
dagli artificieri dell’Esercito) pericolosi ordigni inesplosi risalenti ai
tremendi tempi dei bombardamenti anglo-americani del secondo conflitto
mondiale. Il presidente provinciale dell’Ailps (Associazione italiana libera
pesca e sport), il grazzanisano Franco Villano, negli anni scorsi ha invano
fatto la bava alla bocca per chiedere adeguati interventi: finora è riuscito
soltanto ad ottenere il transennamento dell’area a rischio da parte dell’ex
sindaco Enrico Parente che, all’epoca, di conseguenza vietò le gare di pesca
sportiva che il buon Villano appassionatamente organizzava e che dirottò a
Torcino, vicino Capriati, o a lago Luna, nei pressi di Barignano. Addirittura
v’è stato, nel decennio svoltista (2000-2010), un assessore di fede politica “verde”,
Clemente Carlino, peraltro noto campione della specialità anche al di là
dell’ambito Ailps, che si arrese di fronte alla somma che una sua idea-progetto
rendeva necessaria. In seguito tutto è stato messo a tacere ed il silenzio,
irresponsabile, di autorità e cittadini dura tuttora.
RAFFAELE
RAIMONDO