SANTA MARIA LA
FOSSA (Raffaele Raimondo) – Nunzia
De Girolamo, ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, si è
fatta attendere oltre tre ore (ovviamente per altri pregressi e pressanti
impegni che l’hanno trattenuta a Capua), ma alla fine è arrivata nel cuore del
Basso Volturno. Senza dubbio una puntata istituzionalmente
assai significativa.
Alla Masseria Abbate - sito di circa 10 ettari ad un
paio di chilometri dal centro abitato fossataro, ex proprietà di Francesco
Schiavone-Cicciariello e, dopo la confisca, affidata dal 2010 all’Ats “Terra
Verde” - l’attendevano autorità, forze dell’ordine e giornalisti fin dalle 17
del pomeriggio di venerdì 28 giugno. Il viceprefetto Michele Campanaro, il
questore Giuseppe Gualtieri ed il presidente regionale della Cia, Salvatore
Ciardiello, puntualmente presenti sul posto; con essi il sindaco ospitante, Antonio
Papa, gli omologhi Schiappa (Mondragone) ed Emerito (Cancello ed Arnone), altri
rappresentanti istituzionali ed una schiera di uomini della Benemerita, della
Polizia di Stato, della GdF e della Polizia municipale. Ma perché tanta
mobilitazione? Per “battezzare” un progetto che, fra qualche mese, si
concretizzerà con la nascita di un’azienda bufalina biologica e d’una vetrina
dei prodotti tipici della Campania. In attesa del ministro, il presidente
Ciardiello ha spiegato: “L’obiettivo di fondo sta nel riportare di nuovo al
servizio della cittadinanza e particolarmente dei giovani i terreni confiscati
alla camorra. Dunque si vuole accelerare l’importante passaggio
dall’improduttività alla produttività aziendale. In partenza, l’allevamento di
una trentina di capi bufalini e lavoro per almeno tre unità: un esperto
allevatore, un trattorista ed un guardiano. L’assunzione avverrà chiaramente
sulla base di un bando pubblico”. Per la circostanza, il sindaco Papa è
intervenuto con gli assessori Russo, Cepparulo e Minolfi: una giunta comunale
molto attenta a costruire e seguire fasi di innovazione finalizzate alla
legalità, al recupero ambientale e allo sviluppo del territorio. Arrivato da
Roma anche il coordinatore della giunta nazionale della Cia, Alberto Giombetti,
“per testimoniare la vicinanza degli Organi centrali della Confederazione alla
presidenza regionale campana fortemente impegnata nel solco difficile della
legalità, a difesa degli agricoltori e per la rivitalizzazione delle terre
confiscate che non devono rimanere incolte”. A sua volta, il presidente di
Agrorinasce, Giovanni Allucci, ha ribadito: “Per noi l’esperienza dell’Ats può
diventare importante per dimostrare come le masserie confiscate possano e
debbano ritornare a nuova vita. Ci interessa, nel contempo, dare una spinta
all’occupazione: un piccolo allevamento e la coltivazione dei campi per
decollare”. Un indirizzo che la De Girolamo ha apprezzato - giacché utile “a
colpire al cuore” i già consolidati affari della malavita organizzata e a
ripristinare, nella martoriata area bassovolturnina, i cardini di un’economia
locale sana e rispettosa della legge - dicendosi disponibile a tornare alla
Masseria Abbate quando l’azienda agrozootecnica giungerà a regime. Se le
proporzioni effettive dell’operazione “in cantiere” appaiono palesemente
ridotte, tuttavia a nessuno attualmente sfugge che, nelle distese agricole
confiscate, sussistono reali potenzialità per un rilancio molto più vasto e
consistente. E, quindi, se non a breve, almeno a medio periodo potrebbero
diventare oggetto di ben più ardite ed articolate pianificazioni.