Il Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, con un provvedimento del 5 giugno scorso (ma solo oggi si viene a
sapere e solo per vie traverse!) ha
sospeso il provvedimento relativo alla mia cacciata dal Molise, in attesa
di valutare le controdeduzioni che ho prodotto all’indomani del provvedimento
ministeriale medesimo! Sarebbe clamoroso, si diceva, se non conoscessimo le
storture, le devianze e gli atti di bassa lega che nella pubblica
amministrazione vengono posti in essere da dirigenti non degni di tale ruolo!
E, lo ripeto ancora una volta e fino alla noia, non sono gli aspetti tecnici
relativi alla mia posizione che mi appassionano o mi preoccupano, bensì il
motivo tutt’altro che velato, cioè quello di allontanare un funzionario dal
percorso fin troppo trasparente che non si ritiene allineato con il potere e le
storture ad esso affini. Certamente, per ritornare solo un attimo agli aspetti
tecnici, un atto di sospensione non
se lo sarebbero nemmeno sognato se, come immagino, anche sotto questo profilo
non avessi tutte le ragioni del mondo. Sconfessato
Famiglietti e sconfessato il ministero?! Lo lascio ancora per un po’ con il
punto di domanda, ancora per un po’ ma per il momento è così! Ma, se volete
sapere veramente cosa ha fatto scattare questo meccanismo fatto passare per
tecnicismo, sono certo che la risposta sta nel movimento di opinione, nella
risposta della gente comune, nei rappresentanti delle istituzioni i quali,
all’indomani dell’insano e bieco provvedimento di allontanamento, hanno
“causato” una risposta che nessuno nei vertici della burocrazia MiBAC avrebbe
voluto dare. Rimango sempre convinto che, al centro delle rivendicazioni,
rimangono gli uomini e la loro unità, difronte alla quale nessun potente o
prepotente che dir si voglia può opporsi. Il concetto si rafforza anche in
considerazione dell’osceno ordine di servizio emanato l’8 giugno dal dirigente
Famiglietti, al momento della conferenza stampa tenutasi davanti ai cancelli
dell’infinito cantiere del Museo del Paleolitico, nel quale si intimava di impedire
le visite ai “manifestanti” (ovvero sindaco, consiglieri comunali, giornalisti,
membri di benemerite associazioni, …) scambiando una conferenza per una
manifestazione di violenti. Ulteriore conferma del timore che può scaturire
dall’unione manifestata da liberi cittadini magari sostenuti dalle istituzioni
a loro più vicine è verificabile da chiunque voglia recarsi al Museo (!), dove noterà come
nell’area è stata tagliata la fitta vegetazione erbacea che verdeggiava
prepotentemente il giorno dell’iniziativa! Potenza della ribellione di massa!
Dobbiamo sempre esserci, sottolineare l’inerzia (chiamiamola così) di queste
figure dirigenziali, segnalare, denunciare ed infine, con tutte le evidenti
ragioni del caso, chiederne il loro allontanamento! A tal proposito ricordo,
per inciso, che già da qualche giorno le sigle CGIL, CISL e UIL del settore
della Pubblica Amministrazione, hanno annunciato la rottura dei rapporti
sindacali con la dirigenza dei Beni Culturali, per ampie e pregnanti
motivazioni che verranno esposte a breve in una conferenza stampa. Il primo
round l’ho vinto ed in attesa di conoscere le determinazioni ultime chiedo
all’opinione pubblica di continuare a sostenere questa lotta di civiltà, di non
far calare l’attenzione. Sarebbe questa l’unica arma che il potere potrà usare
contro la verità.
P.S. Per una vostra e mia garanzia di
trasparenza, vi allego una immagine del museo scattata il pomeriggio del giorno
della conferenza stampa del giorno 8 giugno scorso ed un’altra scattata il
martedì successivo! Trovate le differenze?!
Il Segretario
Regionale UILBAC Molise
Emilio
Izzo