Paride Amoroso |
CASERTA. "La crisi mette in difficoltà sei italiani su dieci (61%) che
non dispongono di un reddito adeguato. Ma c'è addirittura un 6% che non riesce
mai ad arrivare a fine mese." E' quanto
afferma Paride Amoroso, coordinatore
Provinciale di Grande Sud commentando l'ultima analisi di Coldiretti-Swg
divulgata in occasione della diffusione dei dati sull'aumento delle spese per
effetto di rincari e mutui che aggrava la situazione di difficoltà delle
famiglie. Il risultato -
continua Amoroso - è un drastico
calo nei consumi nel 2012 che riguarda anche l'alimentazione con una riduzione
stimata tra l'uno e il due per cento negli acquisti in quantità. Per tagliare
sulla spesa sono costretti a fare lo slalom tra gli sconti ben il 62 per cento
degli italiani che vanno a caccia di offerte speciali tra le corsie dei
supermercati più che in passato mentre circa la metà dei consumatori (49%) fa
addirittura la spola tra diversi negozi per confrontare i prezzi più
convenienti. A ciò si aggiunge il pesante carico del fisco che grava sui
contribuenti in regola che ha raggiunto cifre da record. Ma se prima gli
italiani erano un popolo di pagatori di tasse ora, in questo preciso contesto
storico, si ha difficoltà nei pagamenti. Per il rapporto
dell'Ocse "Taxing Wages", un lavoratore single con uno stipendio
medio lascia allo stato il 46,9 per cento del salario. Lo
Stato certo non può ridurre la pressione fiscale, se non si pagano tasse e
imposte il cittadino contribuente si trasforma automaticamente in evasore e
questo giustifica il pignoramento della casa,
il sequestro della macchina e tutto ciò che possiede. A
giugno c'è stata la prima rata dell’IMU e moltissimi non hanno potuta
sostenerla; poi la dichiarazione dei redditi del mese scorso e certamente in
molti non potranno fare altro che accettare la sconfitta del mancato pagamento
per impossibilità a farlo. Arriveranno quindi le cartelle di Equitalia, con gli
interessi, le spese e quant’altro. Mai come in questo momento
di crisi è indispensabile attuare il condono fiscale al fine di far ricrescere
l’economia nazionale a tassi più veloci e un condono edilizio potrebbe
rappresentare una boccata di ossigeno per molte realtà non solo del Sud del Paese,
ma dell’intero territorio nazionale. Fare il condono fiscale vorrebbe dire dare
una boccata di ossigeno alle casse dello Stato, unica soluzione per
l’abbattimento del debito. E la storia ci da ragione. Infatti, secondo i dati
della Cgia, le casse dello Stato hanno incamerato 104,5 miliardi di euro in 30
anni di condoni e sanatorie fiscali in Italia. Nel 1982 e nel 1992 hanno
garantito rispettivamente il 113% e il 120,6% del gettito previsto. Anche nel
biennio 2002 e 2003 il condono tombale, “annegato” all’interno di altri due
condoni fiscali, aveva dato ottimi risultati: rispetto agli 8 mld di gettito
atteso, erano arrivati 12,8 mld di euro, pari al +160,4% sul totale di incasso
previsto. Ora il gettito previsto per l’ipotetica sanatoria potrebbe avviare
l’opera di sviluppo nazionale, mettendo a frutto le risorse del Mezzogiorno.
Inoltre dalla Unione Europea arriva il sollecito a “fare presto” e quindi
introdurre queste misure straordinarie nell’interesse dei cittadini, delle
famiglie e delle imprese, è l’unica soluzione possibile. Di
certo - spiega Amoroso - il condono non deve essere disegnato per "fare
cassa facile", ma bisogna che venga
interpretato come lo strumento per acquistare tempo e ottenere risorse. Risorse
per mitigare l'emergenza e tempo per riformare davvero il sistema tributario
nel senso dell'equità e della semplicità. In altri termini, un condono può
avere senso solo se è parte di un patto esplicito e credibile: se, cioè, serve
a ridurre la pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese attraverso una più
ampia revisione del meccanismo tributario. Le imposte vanno tagliate di numero
e per entità, accompagnando le entrate "spot" (condono e
privatizzazioni) a robuste misure pro crescita (liberalizzazioni e riforma
fiscale).