28 marzo 2012

Approvata in Regione la legge sui beni confiscati, Amente (Pdl): “Occasione di sviluppo e di crescita”

On. Mafalda Amente 

NAPOLI - Approvata all’unanimità in Consiglio la nuova legge regionale sui beni confiscati, proposta dalla III commissione speciale. “Uno dei più importanti principi che hanno ispirato questa legge consiste nel sostenimento dell’intero territorio campano  nell’impegno faticoso di un cambiamento possibile che utilizzando e valorizzando i beni sottratti alla camorra unitamente alle capacità, i talenti e le sensibilità in loco e collegandoli stabilmente con le forze sane a tutti i livelli locali e nazionali, sia politiche che sociali, può generare il riscatto culturale, sociale ed economico di un territorio che non vuole essere identificato come la terra di camorra ma come terra di lavoro e legalità – ha dichiarato la vicepresidente della commissione speciale Beni confiscati Mafalda Amente Pdl - Il riutilizzo per fini sociali dei beni confiscati rappresenta un’occasione concreta di sviluppo e di crescita per il territorio, perché con esso si riconsolida il rapporto di fiducia tra cittadini istituzioni, accrescendo la quantità di capitale sociale e le possibilità di produzione di ricchezza e la concreta possibilità di dare sbocchi occupazionale per i giovani, troppo spesso abbandonati a se stessi”. 
“Rappresenta un’occasione di riscatto di un intero territorio, che con ostentato orgoglio mio personale, è riconosciuto come tra i più laboriosi d’Italia – ha concluso Amente - Quei patrimoni, un tempo simbolo del potere dei camorristi sui territori da loro dominati, devono diventare risorse per la costruzione di capitale sociale e di senso civile. Infatti, sequestrare i beni, significa non solo colpire le famiglie criminali nei loro possedimenti, metterne in discussione il vero potere. Ma significa anche tagliare le fonti di guadagno con le quali si paga la manovalanza, frenare le attività di corruzione, fermare quegli investimenti che consentono alle imprese riconducibili alle mafie di penetrare, inquinandolo, nel tessuto connettivo e produttivo del nostro paese”.

c.s.