05 settembre 2010

Dimenticarono una garza nel suo addome.


A finire sotto accusa e risarcire i danni dovrà essere tutta l'equipe medica e non solo il Primario. Il danno è tutt'altro che quantificato, si parla di ulteriori richieste di risarcimento per centinaia di migliaia di euro! L’episodio avvenne nel 1997 e fece molto scalpore, allorquando una signora di Caiazzo, all’epoca 50enne, fu oggetto di un caso di malasanità verificatosi in un Ospedale della provincia di Caserta. Lo scorso anno la Cassazione riconobbe i sacrosanti diritti rivendicati dalla signora M.M. che fu operata per un problema all’apparato urinario e l’intervento riuscì, almeno stante i resoconti dell’epoca. Dopo sette giorni però, la febbre nella donna non diminuiva, ed anzi, sebbene con l’aggiunta di una robusta cura di antibiotici, la donna peggiorava. Nuovi esami e la scoperta, classica per quei tempi forse, ovvero una garza di tipo “zaff” lasciata nell’addome della signora e aveva ostruito le vie urinarie. Immediatamente nuovo intervento per rimuoverla e soprattutto nuovo trauma per la donna. Scattarono le denunce del caso e la questione è arrivata fino alla Corte di Cassazione, grazie anche alla pervicacia dei legali della famiglia, ed i giudici quindi sentenziarono con il dispositivo, numero 36580/2009, condannando non solo il medico responsabile dell’intervento, ma tutta l’equipe presente all’epoca in sala operatoria. Di questa sentenza ne demmo conto lo scorso anno ed ora, a distanza di dodici mesi, è arrivata anche la condanna in sede civile al pagamento di euro 45.000 come provvisionale in attesa della definizione dei danni morali e biologici. L'intervento fu seguito dal primario, ma tutta l'equipe medica che vi aveva partecipato fu chiamata a rispondere di lesioni colpose. Anche l'aiuto medico chirurgo. Considerato il tempo trascorso il reato si è prescritto ma vi è stata comunque una condanna risarcimento dei danni in favore della parte civile. Nel corso del giudizio l'aiuto medico aveva sostenuto che in una struttura sanitaria pubblica egli dovrebbe rispondere soltanto per gli errori nell'area dei servizi a lui affidati. La Corte nel respingere il ricorso ha ricordato che “nel caso in cui l'attività dell'equipe è corale, cioè riguarda quelle fasi dell'intervento chirurgico in cui ognuno esercita il controllo del buon andamento di esso, non si può addebitare all'uno l'errore dell'altro e viceversa".