Caiazzo - Sorpresa, stupore, incredulità, sconcerto tra quanti ritenevano di aver appreso a scuola, dai libri di storia, qualche cosa d’inoppugnabile. Vittorio Emanuele II, re d’Italia e Giuseppe Garibaldi non s’incontrarono a Teano! O meglio. Quell’incontro ci fu, ma solo incidentalmente, dopo il primo vero incontro, tra l’eroe dei due mondi ed il monarca, avvenuto presso Caiazzo. Un falso storico in danno dell’onestà intellettuale e dell’intelligenza d’ogni e qualsiasi cittadino italiano? Una clamorosa bufala, una dissacrazione, una boutade, una provocazione architettata dai locali amministratori, per promozionare turisticamente il proprio comune? Sembrerebbe proprio di no. Almeno da quanto affermato, non da un mitomane, ma dal professore emerito Letterio Briguglio, scrittore e docente universitario di Storia del Risorgimento all’Università di Padova. Nel testa a testa con tra Teano e Vairano Patenora, sulla esatta località, teatro dello storico incontro, s’inserisce il comune di Caiazzo, amena cittadina della provincia di Caserta, che non intende appropriarsi di niente che non sia attendibile e documentato, né tantomeno intende aprire ostilità con comunità che vantano patrocini dell’avvenimento in questione, ma ritiene doveroso che, prima attraverso gli organi di informazione e di stampa, e poi, anche con incontri e ricerche, si possa fare chiarezza su di un episodio storico tanto controverso. Caiatini, che è bene precisare, non intendono cavalcare un inopportuno trionfalismo, fermamente orientati ad acclarare, se possibile, una verità storica.
Quindi, nessuna voglia di entrare in competizione, che potrebbe sfociare nel facile e grottesco, “tra i due litiganti il terzo gode”, ma solo l’assunzione di un impegno, per affidare a storici di provata fama, l’incarico per uno studio rigorosamente scientifico sull’episodio.
L’immortale “Salute al Re d’Italia”, pronunciato da Giuseppe Garibaldi, sarebbe avvenuto in prima battuta a Caiazzo. La lettera di Briguglio, che riapre un contenzioso storico, servirà anche a risaltare l’epopea garibaldina che, proprio a Caiazzo, conobbe l’unica battuta d’arresto(battaglia dell’1 e 2 settembre 1860)-di una trionfale campagna che si concluse, di lì a poco, con la decisiva “ Battaglia del Volturno”(1-2 ottobre 1860). E la matassa s’ingarbuglia ancora di più. Diverse le coincidenze, come la località Vecchia Taverna e il Monte Santa Croce di Caiazzo, fanno pensare che Caiazzo, possa essere l’indiscusso luogo dell’Unità d’Italia. Il fatidico incontro del 26 ottobre 1860, fra Garibaldi ed il re d’Italia Vittorio Emanuale II- , sarebbe avvenuto a Caiazzo, nei pressi del Monte Croce. Dubbio insinuato negli anni ottanta dallo storico Briguglio, dell’Università di Padova, che si fece scrupolo di segnalare con una lettera, inviata nel 1980 al sindaco di Caiazzo, dell’epoca, Giuseppe Cervo, e per conoscenza al sindaco di Caserta, corredata da un passo tratto dalle “memorie” di Luigi Federico Menabrea(il generale componente dello Stato Maggiore del re), in cui si menzionava che l’incontro tra il Re e il Generale avvenne presso Caiazzo, dove Garibaldi aspettò il Re. Ciò risulta dal diario di guerra del generale Menabrea, ma non solo, come ebbero modo di verificare negli anni ’80 i numerosi invitati e partecipanti ad altro incontro che i caiatini avrebbero potuto far imprimere indelebilmente nella storia locale e nazionale- ora tornati all’attacco: quello fra il professor Briguglio, diverse autorità, storici, studiosi e docenti locali, il presidente (allora come ora) della Società di Storia Patria, Aniello Gentile (l’unico che sembrò piuttosto scettico). Mancava un ‘ultima verifica, anche a non voler scendere in polemica con gli altri contendenti, a riprova di una teoria comunque credibile insieme ad altre: prima che a Caianello o a Vattelapesca, il Re e il Generale fecero comunque fare una prova generale di sì importante incontro, che non poteva certamente essere lasciato all’improvvisazione. Ebbene, quel primo incontro, all’alba del 26 ottobre 1860, si tenne proprio nei pressi di Caiazzo. Per verificarlo al cento per cento, Briguglio con altri studiosi aveva persino concordato di effettuare una prova pratica: un viaggio a cavallo attraverso il percorso campestre già individuato dagli studiosi, il che comunque non sarebbe costato molto. Purtroppo, quella prova- non si fece mai e così finora quel progetto è rimasto per oltre un ventennio, chiuso in chissà quale cassetto dal quale rischiava di passare direttamente al dimenticatoio. Scoperta ora riportata alla luce, da “indomiti”cittadini di Caiazzo-che non hanno mai accantonato ogni rivendicazione del primo incontro fra il generale Garibaldi ed il re Vittorio Emanuele II, avvenuto esattamente centoquarantaquattro anni addietro, per la cui primogenitura, invece, continuano ad ‘accapigliarsi’ gli studiosi e campanilisti di Teano e Variano . “L’aspetto sconcertante della vicenda –sottolinea il professor Pasquale Cervo, caiatino doc- sta nel fatto che un diario di guerra, commentario, scritto non da un qualsiasi partecipante all’impresa ma dallo stesso generale aiutante di campo del Re, il generale Menabrea, abbia dovuto attendere oltre un secolo per affacciarsi tra i documenti della storia. E se il professor Letterio Briguglio non l’ avesse riportato alla luce, probabilmente nessuno più ci avrebbe pensato. Non ricordo più quante autorità il 24 ottobre 1987 parteciparono alla riunione col professor Briguglio, che venne a Caiazzo per rendersi conto anche fisicamente dei luoghi sacri alle patrie memorie, egli che, rileggendo il diario del generale Menabrea, aiutante di campo del sovrano, aveva scoperto che l’incontro di quei due illustri personaggi era avvenuto a Caiazzo (testualmente ‘a poca distanza da Caiazzo, alle pendici del monte Croce’) come, in francese, stava scritto là dentro. Il professor Briguglio- continua Cervo cercò inutilmente di penetrare nell’ostinato e quasi astioso muro di gomma che gli opposero -ricordo come fosse oggi- il professor Aniello Gentile e il decano dei giornalisti casertani, Scialla, in nome della tradizione ufficiale, che aveva, invece, consacrato Teano come luogo del famoso saluto di Garibaldi al Re d’Italia. Tentai inutilmente anch’io di sollevare il dito, in quell’occasione: volevo dire soltanto che, -forse perché Teano fa rima con mano mentre Caiazzo non offre assonanze oneste- quelli che, dopo le vicende belliche, senza aver mai visto neanche da lontano un combattimento, né conosciuto il puzzo della polvere da sparo, né guardato con gli occhi morti e feriti, né sentito il pianto delle madri, sono, perciò stesso, autorizzati a mistificare la storia, eccoli presentare la versione espurgata dei fatti. Ne derivò che il nostro nobile paese, dopo la prima sconfitta relativa ai natali di Pier delle Vigne, ne dovette soffrire un’altra, ancora più grave. In uno dei miei ultimi esami cosiddetti di maturità (a Torino, al Curie), trovai un collega, commissario di Storia e Filosofia, della provincia d’Isernia, meridionale come i tre quarti della popolazione piemontese. E quando seppe che provenivo da Caiazzo: come mai -mi chiese- voi non fate niente per rivendicare l’incontro di Garibaldi e Vittorio Emanuele?’ Non lo so, risposi umilmente. ‘Io sono convinto, sai, -aggiunse- che quella di Teano è fama usurpata’. Ed il giorno dopo mi portò alcuni libri di testo (scolastici) dove c’era scritto chiaro e tondo com’erano andate le cose”- le parole conclusive del docente caiatino.
Una partita tra Caiazzo Vairano e Teano- tutta da giocare. La querelle finirà ora nelle mani degli storici. Non rimane che attendere gli sviluppi.
Quindi, nessuna voglia di entrare in competizione, che potrebbe sfociare nel facile e grottesco, “tra i due litiganti il terzo gode”, ma solo l’assunzione di un impegno, per affidare a storici di provata fama, l’incarico per uno studio rigorosamente scientifico sull’episodio.
L’immortale “Salute al Re d’Italia”, pronunciato da Giuseppe Garibaldi, sarebbe avvenuto in prima battuta a Caiazzo. La lettera di Briguglio, che riapre un contenzioso storico, servirà anche a risaltare l’epopea garibaldina che, proprio a Caiazzo, conobbe l’unica battuta d’arresto(battaglia dell’1 e 2 settembre 1860)-di una trionfale campagna che si concluse, di lì a poco, con la decisiva “ Battaglia del Volturno”(1-2 ottobre 1860). E la matassa s’ingarbuglia ancora di più. Diverse le coincidenze, come la località Vecchia Taverna e il Monte Santa Croce di Caiazzo, fanno pensare che Caiazzo, possa essere l’indiscusso luogo dell’Unità d’Italia. Il fatidico incontro del 26 ottobre 1860, fra Garibaldi ed il re d’Italia Vittorio Emanuale II- , sarebbe avvenuto a Caiazzo, nei pressi del Monte Croce. Dubbio insinuato negli anni ottanta dallo storico Briguglio, dell’Università di Padova, che si fece scrupolo di segnalare con una lettera, inviata nel 1980 al sindaco di Caiazzo, dell’epoca, Giuseppe Cervo, e per conoscenza al sindaco di Caserta, corredata da un passo tratto dalle “memorie” di Luigi Federico Menabrea(il generale componente dello Stato Maggiore del re), in cui si menzionava che l’incontro tra il Re e il Generale avvenne presso Caiazzo, dove Garibaldi aspettò il Re. Ciò risulta dal diario di guerra del generale Menabrea, ma non solo, come ebbero modo di verificare negli anni ’80 i numerosi invitati e partecipanti ad altro incontro che i caiatini avrebbero potuto far imprimere indelebilmente nella storia locale e nazionale- ora tornati all’attacco: quello fra il professor Briguglio, diverse autorità, storici, studiosi e docenti locali, il presidente (allora come ora) della Società di Storia Patria, Aniello Gentile (l’unico che sembrò piuttosto scettico). Mancava un ‘ultima verifica, anche a non voler scendere in polemica con gli altri contendenti, a riprova di una teoria comunque credibile insieme ad altre: prima che a Caianello o a Vattelapesca, il Re e il Generale fecero comunque fare una prova generale di sì importante incontro, che non poteva certamente essere lasciato all’improvvisazione. Ebbene, quel primo incontro, all’alba del 26 ottobre 1860, si tenne proprio nei pressi di Caiazzo. Per verificarlo al cento per cento, Briguglio con altri studiosi aveva persino concordato di effettuare una prova pratica: un viaggio a cavallo attraverso il percorso campestre già individuato dagli studiosi, il che comunque non sarebbe costato molto. Purtroppo, quella prova- non si fece mai e così finora quel progetto è rimasto per oltre un ventennio, chiuso in chissà quale cassetto dal quale rischiava di passare direttamente al dimenticatoio. Scoperta ora riportata alla luce, da “indomiti”cittadini di Caiazzo-che non hanno mai accantonato ogni rivendicazione del primo incontro fra il generale Garibaldi ed il re Vittorio Emanuele II, avvenuto esattamente centoquarantaquattro anni addietro, per la cui primogenitura, invece, continuano ad ‘accapigliarsi’ gli studiosi e campanilisti di Teano e Variano . “L’aspetto sconcertante della vicenda –sottolinea il professor Pasquale Cervo, caiatino doc- sta nel fatto che un diario di guerra, commentario, scritto non da un qualsiasi partecipante all’impresa ma dallo stesso generale aiutante di campo del Re, il generale Menabrea, abbia dovuto attendere oltre un secolo per affacciarsi tra i documenti della storia. E se il professor Letterio Briguglio non l’ avesse riportato alla luce, probabilmente nessuno più ci avrebbe pensato. Non ricordo più quante autorità il 24 ottobre 1987 parteciparono alla riunione col professor Briguglio, che venne a Caiazzo per rendersi conto anche fisicamente dei luoghi sacri alle patrie memorie, egli che, rileggendo il diario del generale Menabrea, aiutante di campo del sovrano, aveva scoperto che l’incontro di quei due illustri personaggi era avvenuto a Caiazzo (testualmente ‘a poca distanza da Caiazzo, alle pendici del monte Croce’) come, in francese, stava scritto là dentro. Il professor Briguglio- continua Cervo cercò inutilmente di penetrare nell’ostinato e quasi astioso muro di gomma che gli opposero -ricordo come fosse oggi- il professor Aniello Gentile e il decano dei giornalisti casertani, Scialla, in nome della tradizione ufficiale, che aveva, invece, consacrato Teano come luogo del famoso saluto di Garibaldi al Re d’Italia. Tentai inutilmente anch’io di sollevare il dito, in quell’occasione: volevo dire soltanto che, -forse perché Teano fa rima con mano mentre Caiazzo non offre assonanze oneste- quelli che, dopo le vicende belliche, senza aver mai visto neanche da lontano un combattimento, né conosciuto il puzzo della polvere da sparo, né guardato con gli occhi morti e feriti, né sentito il pianto delle madri, sono, perciò stesso, autorizzati a mistificare la storia, eccoli presentare la versione espurgata dei fatti. Ne derivò che il nostro nobile paese, dopo la prima sconfitta relativa ai natali di Pier delle Vigne, ne dovette soffrire un’altra, ancora più grave. In uno dei miei ultimi esami cosiddetti di maturità (a Torino, al Curie), trovai un collega, commissario di Storia e Filosofia, della provincia d’Isernia, meridionale come i tre quarti della popolazione piemontese. E quando seppe che provenivo da Caiazzo: come mai -mi chiese- voi non fate niente per rivendicare l’incontro di Garibaldi e Vittorio Emanuele?’ Non lo so, risposi umilmente. ‘Io sono convinto, sai, -aggiunse- che quella di Teano è fama usurpata’. Ed il giorno dopo mi portò alcuni libri di testo (scolastici) dove c’era scritto chiaro e tondo com’erano andate le cose”- le parole conclusive del docente caiatino.
Una partita tra Caiazzo Vairano e Teano- tutta da giocare. La querelle finirà ora nelle mani degli storici. Non rimane che attendere gli sviluppi.
Giuseppe Sangiovanni