DRAGONI - "Per
utilizzare al meglio le opportunità di rilancio economico garantite dal piano nazionale
di ripresa e resilienza (PNRR), ci vuole spirito di coesione! Per cambiare il
futuro della nostra economica bisogna partire dalle aree interne e dal turismo,
sfruttando le bellezze naturali, i luoghi ed i percorsi enogastronomici che
rappresentano l’identità dell’Alto Casertano. Bisogna farlo in maniera
ecosostenibile, individuando e mappando i percorsi turistici e culturali che
possano generare ricchezza ed occupazione". A lanciare l'invito ad una
maggiore sinergia alle istituzioni e agli attori territoriali è Giovanni
Lavornia (nella foto), presidente di Patto per l'Alto Casertano. "Per
raggiungere questo obiettivo c’è bisogno del dialogo e della condivisione dei
progetti da parte delle amministrazioni locali e centrali, che sono impegnate a
gestire i fondi del Recovery Plan che devono necessariamente, in maniera
premiale, tener presente della vocazione dei vari territori. Sono soddisfatto
anche della partecipazione alla cabina di regia dei comuni e province per
quanto riguarda i problemi di interesse locale, in quanto i sindaci e gli
amministratori locali sono i primi a ricevere sollecitazioni dai territori ed i
primi a conoscere meglio di ogni altro le peculiarità della propria area di
appartenenza. Immagino un progetto di marketing turistico territoriale che
possa coinvolgere i comuni compresi nell’area a sud del Parco Regionale del
Matese, essendo lo stesso un territorio ricco di potenzialità in termini di
sviluppo turistico ed economico, ed avendo una dotazione di risorse materiali
alquanto ricca e variegata sotto diversi punti di vista, ambientale: la
presenza del Parco Regionale (nel prossimo futuro, Parco Nazionale), il sistema
dei laghi, aree verdi, percorsi a piedi e in bicicletta, coltivazione di orchidee;
economico: caseifici, oleifici e aziende di produzione vinicola; storico: la
casa dei genitori di Caruso e alcuni elementi di archeologia industriale;
enogastronomico: ristoranti, agriturismi, aziende agricole e prodotti tipici,
presidi slow food; culturale: borghi, percorsi storici, cimitero acattolico;
ricettivo: strutture alberghiere, bed and breakfast, strutture per eventi",
spiega il vertice dell'associazione. "Anche sul piano delle risorse
immateriali, l’area si caratterizza per la presenza di diversi temi che
potrebbero essere oggetto di valorizzazione come, ad esempio, quelli connessi
al brigantaggio (in particolar modo quello femminile), alla prossimità con la
via Francigena, alle antiche produzioni tessili, al turismo slow e a quello
esperienziale, all’ambiente ed alla natura. Naturalmente, affinché sia
possibile valorizzare tali risorse in chiave economica e generare una ricaduta
positiva per residenti, imprese e visitatori, è necessario che le stesse siano
messe a sistema e gestite in un’ottica integrata e coerente. Bisogna proporsi
come una realtà identificabile, riconoscibile per alcuni tratti peculiari, che
colpisce l’immaginario, che trasmette determinati stimoli che induce al
contatto diretto, ed occorre innanzitutto concepire una “identità” che deve
essere il risultato di una combinazione ottimale fra la valorizzazione del
“disponibile” e lo sviluppo di percorsi innovativi, che sappiano trasformare,
migliorare, incrementare il patrimonio di “riconoscibilità” di una città o di
un territorio. L’augurio è che non ci si areni di fronte alla solita burocrazia
che rappresenta ancora un grosso limite per un’azione davvero smart e finalmente
al passo con i tempi, nella pianificazione della ripartenza e nella gestione
dei fondi a disposizione dell’Italia", conclude Lavornia.
Pietro
Rossi