Egr.
Ministro Giulia Grillo, come sa Cittadinanzattiva è impegnata da oltre 40 anni
nella tutela dei diritti dei cittadini e, in particolar modo, attraverso il
Tribunale per i Diritti del Malato (TDM), di quelli legati alla salute
individuale e collettiva. In qualità di Segretario regionale di
Cittadinanzattiva Campania da oltre due anni sono personalmente impegnato nel
difficile cammino di ristrutturazione del Servizio Sanitario Regionale,
caratterizzato da un commissariamento decennale. Da due anni, senza sosta, al
fianco della struttura commissariale, insieme alle altre associazioni, abbiamo
collaborato con le istituzioni regionali, mettendo a disposizione il nostro
bagaglio di conoscenze, le nostre competenze e la nostra voglia di contribuire
alla riorganizzazione del sistema, senza mai perdere di vista l'obiettivo
principale, ovvero costruire un sistema in grado di dare risposte efficaci,
efficienti e di prossimità ai cittadini della Regione Campania, senza
tralasciare la sostenibilità economica. Nell'incontro del 25 luglio scorso tra
Regione Campania e Ministeri, purtroppo, si è stabilita anche la chiusura dei
punti nascita in deroga degli ospedali di Sapri, Polla e Piedimonte Matese, in
base alle norme sancite con il Decreto Balduzzi. È una notizia che ci rattrista
molto, per numerose ragioni. Innanzitutto la chiusura di un punto nascita
rappresenta, sempre, l'indebolimento dell'identità di un territorio e, in
questo caso specifico, di tre territori di frontiera che cercano
quotidianamente di contrastare il fenomeno dello spopolamento anche attraverso
il mantenimento di servizi ritenuti essenziali dai cittadini. Vivere in
territori disagiati e difficilmente raggiungibili sta diventando, già di per sé
un atto eroico, in un periodo storico che sta vedendo sempre di più l’abbandono
di intere aree interne e di frontiera, con una perdita di conoscenze, identità
e legami sociali molto profonda e che ha ricadute anche sulla salute dei
cittadini. Altro motivo è legato al fatto che la chiusura dei punti nascite, a
nostro avviso, rappresenterebbe una sorta di stortura delle linee guida del
decreto Balduzzi, che mirava sicuramente non alla soppressione dei servizi, ma
alla loro messa in sicurezza. Il Servizio Sanitario non può permettersi oggi di
depauperare i territori di frontiera e disagiati, altrimenti verrebbe meno al
principio di universalità che ne è stato idea fondante e che ci ha permesso,
dal 1978 in poi, di essere il Paese che ha visto crescere maggiormente
l'aspettativa di vita dei propri cittadini e che si è posizionato tra i Paesi
con il sistema sanitario più efficiente ed efficace. Noi riteniamo che la
logica del decreto Balduzzi dovrebbe essere quella di organizzare i servizi al
fine di renderli sicuri e non di eliminarli dalle aree interne che,
chiaramente, non potranno rispettare mai i parametri previsti dallo stesso
decreto. In questo modo, chiudendo servizi uno dietro l'altro, contribuiremo al
definitivo abbandono di intere aree del nostro Paese e un generale abbassamento
dei livelli di benessere e di salute ai quali i cittadini potranno accedere
oltre che, nel lungo periodo, in un generale impoverimento dell’intero Paese.
Cittadinanzattiva Campania aveva elaborato una proposta mesi fa, in grado di
mantenere i servizi attivi sul territorio, di renderli sicuri e, allo stesso
tempo, efficaci ed efficienti, anche economicamente e vogliamo riproporgliela
di seguito. La risposta che i cittadini si aspetterebbero è quella della
condivisione dei servizi. In particolare le strutture di Sapri e Polla, insieme
alla struttura di Vallo della Lucania, raggiungono, se non superano i mille
parti, previsti come soglia minima dal Decreto Balduzzi. Queste tre strutture
dovrebbero condividere il percorso nascita, con la creazione di un unico centro
di costo di gestione primariale di un servizio che diventerebbe, a questo
punto, itinerante su tre stanze parto. In questo modo, i medici sarebbero
impegnati su tre strutture e, visto il numero di parti garantito,
acquisirebbero le conoscenze e l’abilità necessarie alla messa in sicurezza dei
reparti e soprattutto delle madri e dei bambini che in quei reparti vivono uno
dei momenti più belli della loro vita. Questo sistema garantirebbe non sono la
sicurezza dei parti programmati, ma anche delle urgenze, in quanto il personale
impegnato sarebbe altamente formato e specializzato e in grado di rispondere a
qualsiasi complicazione. È un sistema che garantirebbe anche una economicità e
un risparmio generale venendo incontro alle esigenze di mantenimento della
spesa, che sembrano le uniche a governare la sanità oggi. Lo stesso discorso
vale per la struttura di Piedimonte Matese che serve un territorio già particolarmente
disagiato e difficilmente raggiungibile, soggetto a spopolamento. È da tenere
presente che le distanze di Sapri e Polla dal più vicino presidio ospedaliero
di Vallo della Lucania non garantirebbero i tempi massimi di percorrenza
previsti dalla norma per il mantenimento in sicurezza della gestante e del
bambino, esponendo un numero piuttosto elevato di cittadine a pericoli
considerevoli. In ultimo, si tratta di territori di confine, le cui vie di
comunicazione verso altre regioni, in tutti e tre i casi, sono migliori e più
efficienti e che quindi contribuirebbero a generare una mobilità passiva verso
strutture che non ci danno garanzie di sicurezza, producendo, oltretutto, costi
nuovi ed enormi per il SSR. Alla luce di quanto riportato Le chiediamo, a nome
di tutti i cittadini che rappresentiamo, di rivedere la decisione sulla
chiusura dei punti nascita e di convocare un tavolo di confronto nel quale
possano partecipare anche le associazioni di tutela dei cittadini che portano
con sé una visione scevra da sovrastrutture politiche o di parte e fortemente
incentrata solo ed esclusivamente sui bisogni dei cittadini.