L’autrice partendo dalla
storia di Veronica ricorda tutte le Veroniche vittime di violenza, non solo
fisica. Un amore sbocciato nel periodo adolescenziale che condiziona sogni e
scelte. Un amore che forse amore non è, che non risponde all’immaginario di
Veronica, di tutte le Veroniche di qualunque età che in nome di questo
sentimento sono disposte a rinunciare a se stesse, ai propri sogni, persino
alla propria libertà, alimentando il senso di possesso di chi invece nell’altra
persona non vede altro che un oggetto da gestire secondo il capriccio del momento.
E’ così che Ludovico, il fidanzato di Veronica, la spinge a vivere con sensi di
colpa nei suoi confronti ogni volta che percepisce una possibilità di crescita
e di indipendenza da parte di Veronica che subisce tutte le colpevolizzazioni
che Ludovico le muove sebbene lei si renda conto di non fare nulla di male. Le
ingiustificate assenze nei momenti importanti della vita di Veronica, i ricatti
morali, tengono la giovane col cuore sospeso. Fino a quando è lei a decidere
che è giunto il momento di dire basta per aprirsi finalmente alla vita. A modo
suo: con semplicità ma con tanta voglia di respirare, di vivere la sua età
rispettando i valori e gli insegnamenti di una famiglia che le è sempre stata
vicina, che ha cercato di proteggerla e di allontanarla da quell’amore malato,
possessivo, ingiusto, un modo di vivere racchiuso in un’unica espressione: ‘Mi
raccomando, a mamma!’. Un modo errato ed
egoistico di intendere l’amore che rivela una immensa carenza, quella della
mancanza assoluta e totale del rispetto verso le persone in genere ma
soprattutto verso la persona con cui si dovrebbe quotidianamente crescere e
completarsi. Il grido di una giornalista, una donna attenta e sensibile, che
sottolinea fortemente la carenza di dialogo e di educazione sentimentale che in
ogni epoca si può riscontrare , che ai giorni nostri non è più accettabile
poiché vi sono le condizioni giuste per porvi rimedio.