Cari amici di “Corriere del Matese”, lanciamo un appello per il sostegno del libro “Io non taccio. L’Italia dell’informazione che dà fastidio” che
dà voce a tutti i blogger e giornalisti che subiscono minacce e
intimidazioni a causa d’inchieste coraggiose, raccontando verità
inconfessabili. Sono in tanti ad attentare l’opinione libera: la
criminalità organizzata, sistemi di potere e a volte anche chi
istituzionalmente dovrebbe tutelarne il corretto esercizio. Io non taccio racconta
le storie di giornalisti e blogger che hanno subito minacce perché
portavano avanti inchieste molto scomode, rischiando la vita come
inviati di guerra, occupandosi di cronaca, storie di uomini e donne
semplici, ma dal coraggio straordinario, dove non è raro trovare il
volto di un lavoratore precario. Un
appello solenne a coloro che credono nell'informazione libera, che è
alla base di un paese civile, supplicandovi di dar voce a tutti coloro
che rischiano la vita raccontando verità scomode, per dimostrare che una
penna è più forte di una pistola e dare solidarietà a chi ha subito
minacce di morte e aggressioni fisiche perché “doveva farsi i fatti
suoi”, a chi deve fronteggiare azioni giudiziarie del potente di turno, a
chi lavora nei giornali di provincia senza nessun tipo di protezione, a
chi ha perso la vita pur di risvegliare con l’informazione la coscienza
collettiva. Per chi desidera il libro
per una recensione, per approfondire e/o desidera organizzare
presentazioni, siamo a disposizione per l’invio della coppia omaggio.
Io non taccio – L’Italia dell’informazione che dà fastidio
Edizioni Cento Autori
ISBN 978-88-6872-034-6
Collana Fatti & Misfatti
Pagine 224
Pagina ufficiale del libro: http://centoautori.com/io-non-taccio/
Trama del libro
Sono
centinaia i giornalisti e i blogger che, ogni anno, subiscono minacce e
intimidazioni in Italia, a causa di inchieste coraggiose, che senza
censure raccontano di verità scomode, spesso inconfessabili. Ad
attentare a quello che resta uno dei diritti fondamentali della nostra
democrazia – la libertà d’informazione – non è solo la criminalità
organizzata, ma anche chi, istituzionalmente, dovrebbe tutelarne il
corretto esercizio. Otto storie, raccontate in prima persona da chi è
stato vittima del prepotente di turno, tratteggiano i confini di un
Paese, che da Nord a Sud, resta ancora lontano dal potersi definire
realmente civile. Otto voci, dietro le quali non è raro trovare il volto
di un lavoratore precario, raccontano di un’Italia sconosciuta ai più,
dove un giornalista può rischiare la vita all’identica stregua
dell’inviato spedito su un fronte di guerra. Un Paese che indigna, ma
che è necessario conoscere anche da questa prospettiva, se lo si vuole
realmente cambiare. Se ancora crediamo che la libertà d’informazione sia
un diritto e non una concessione.