12 ottobre 2015

Io non taccio – L’Italia dell’informazione che dà fastidio

Cari amici di “Corriere del Matese”,  lanciamo un appello per il sostegno del libro “Io non taccio. L’Italia dell’informazione che dà fastidio” che dà voce a tutti i blogger e giornalisti che subiscono minacce e intimidazioni a causa d’inchieste coraggiose, raccontando verità inconfessabili. Sono in tanti ad attentare l’opinione libera: la criminalità organizzata, sistemi di potere e a volte anche chi istituzionalmente dovrebbe tutelarne il corretto esercizio.  Io non taccio racconta le storie di giornalisti e blogger che hanno subito minacce perché portavano avanti inchieste molto scomode, rischiando la vita come inviati di guerra, occupandosi di cronaca, storie di uomini e donne semplici, ma dal coraggio straordinario, dove non è raro trovare il volto di un lavoratore precario. Un appello solenne a coloro che credono nell'informazione libera, che è alla base di un paese civile, supplicandovi di dar voce a tutti coloro che rischiano la vita raccontando verità scomode, per dimostrare che una penna è più forte di una pistola e dare solidarietà a chi ha subito minacce di morte e aggressioni fisiche perché “doveva farsi  i fatti suoi”, a chi deve fronteggiare azioni giudiziarie del potente di turno, a chi lavora nei giornali di provincia senza nessun tipo di protezione, a chi ha perso la vita pur di risvegliare con l’informazione la coscienza collettiva. Per chi desidera il libro per una recensione, per approfondire e/o desidera organizzare presentazioni, siamo a disposizione per l’invio della coppia omaggio.

Io non taccio – L’Italia dell’informazione che dà fastidio
Edizioni Cento Autori
ISBN 978-88-6872-034-6
Collana Fatti & Misfatti
Pagine 224
Pagina ufficiale del libro: http://centoautori.com/io-non-taccio/

Trama del libro
Sono centinaia i giornalisti e i blogger che, ogni anno, subiscono minacce e intimidazioni in Italia, a causa di inchieste coraggiose, che senza censure raccontano di verità scomode, spesso inconfessabili. Ad attentare a quello che resta uno dei diritti fondamentali della nostra democrazia – la libertà d’informazione – non è solo la criminalità organizzata, ma anche chi, istituzionalmente, dovrebbe tutelarne il corretto esercizio. Otto storie, raccontate in prima persona da chi è stato vittima del prepotente di turno, tratteggiano i confini di un Paese, che da Nord a Sud, resta ancora lontano dal potersi definire realmente civile. Otto voci, dietro le quali non è raro trovare il volto di un lavoratore precario, raccontano di un’Italia sconosciuta ai più, dove un giornalista può rischiare la vita all’identica stregua dell’inviato spedito su un fronte di guerra. Un Paese che indigna, ma che è necessario conoscere anche da questa prospettiva, se lo si vuole realmente cambiare. Se ancora crediamo che la libertà d’informazione sia un diritto e non una concessione.