21 settembre 2013

I giovani e i fedeli di Alvignano si costituiscono in “Comitato Parrocchiale SS. Pietro e Paolo” a difesa del loro parroco Don Massimiliano





ALVIGNANO. I giovani  e i fedeli della parrocchia di S.S. Pietro e Paolo di Alvignano non hanno gradito lo spostamento del loro Parroco Don Massimiliano Iadarola da parte del Vescovo della Diocesi di Alife-Caiazzo, dopo appena un anno dal suo arrivo, e si si sono organizzati  in Comitato di agitazione. Il giorno 19 settembre, si è costituito il “Comitato Parrocchiale SS. Pietro e Paolo”. Nei giorni precedenti ci sono state molte riunioni fiume alle quali hanno partecipato diverse decine di persone. In tali incontri si è parlato della parrocchia SS. Pietro e Paolo e del fermento sociale, culturale, religioso, di aggregazione giovanile e non solo, che ha vissuto e sta vivendo la Parrocchia. E’ innegabile, hanno raccontato i giovani, che tale fermento e voglia di unità Parrocchiale sia merito del parroco Don Massimiliano, che sin dal primo giorno dell’assegnazione ad Alvignano, ha lavorato incessantemente per la costruzione di una comunità parrocchiale unita nella preghiera e nella pace. Tanto si è fatto per l’aggregazione giovanile e la crescita culturale degli stessi. Don Massimiliano ha avuto il merito di riconoscere nei ragazzi il futuro della parrocchia, ha avviato con loro delle progettualità a breve, medio e lungo periodo e i frutti di tale impegno non sono tardati ad arrivare. I giovani hanno fatto gruppo, comunità, hanno iniziato a parlare tra loro, hanno costituito un’assemblea di ragazzi della pace e della preghiera, e sempre più di frequente, hanno utilizzato gli spazi della parrocchia, messi loro a disposizione da don Massimiliano. E’ stata certamente una crescita personale, culturale, di fede. Hanno visto in Don Massimiliano il pastore in grado di indicare loro la strada giusta e ormai seguivano con fede gli incontri religiosi che don Massimiliano quasi quotidianamente fissava con loro. Ne è nato uno strettissimo rapporto confidenziale e un percorso di fede e progettuale condiviso. Alla Comunità alvignanese tutto ciò non è sfuggito. I primi a beneficiare del “Ciclone Don Massimiliano” sono stati certamente i fedeli della parrocchia di SS. Pietro e Paolo, ma ben presto il seme piantato ha germogliato e invaso l’intera comunità. Molti sono stati coloro che pur facenti parte di altre parrocchie la domenica si recavano a Messa SS. Pietro e Paolo, e che hanno iniziato a credere nel progetto di Don Massimiliano. I figli-nipoti, hanno iniziato a frequentare le attività avviate da don Massimiliano, e ai genitori, probabilmente tutto questo non è sembrato vero. Finalmente ad Alvignano è arrivato qualcuno che con la preghiera, e con il lavoro incessante, ha “tolto” i propri figli dai bar, dalla strada (con tutti i pericoli che la strada può rappresentare: fumo, droga, alcool ecc) e li ha condotti in un’ambiente sano. A questo punto l’unità generazionale, giovani-genitori-nonni è stata facile. Genitori, adulti, nonni indipendentemente dalla loro appartenenza alla parrocchia di SS. Pietro e Paolo, hanno iniziato a frequentare le attività proposte da Don Massimiliano e condiviso le sue progettualità: ne è nata finalmente una sintesi progettuale generazionale che vede i bambini seduti accanto ai ragazzi, i ragazzi seduti accanto agli adolescenti, gli adolescenti accanto agli adulti, gli adulti acanto agli anziani, in un progetto di preghiera, di fede e di unità della comunità Alvignanese e diocesana. Dopo tanta positività, nessuno poteva prevedere che il Vescovo, a meno di un anno dall’assegnazione di don Massimiliano alla chiesa SS. Pietro e Paolo, e dopo risultati così positivi raggiunti, potesse, con atto, per carità legittimo e nelle facoltà del vescovo, ma con rigidità che forse poco si coniuga con gli insegnamenti di Papa Francesco e della parola di Dio, trasferire Don Massimiliano ad altra parrocchia.  Appresa la notizia la prima reazione della comunità è stata quella di un “pesce d’aprile” e come tale cestinata nel dimenticatoio. E solo dopo la comunicazione ufficiale del trasferimento, da parte di don Massimiliano, subito dopo la celebrazione della Santa Messa di domenica 15 settembre, i fedeli hanno percepito, nella sua durezza, la decisione assunta. Quelle parole di pace e di unità, a saluto dei presenti e della Comunità alvignanese che lo ha accolto da parte di don Massimiliano sono cadute come macigni sui cuori e resteranno indelebili nella mente di chi le ha sentite. Abbiamo visto quel giorno bambini, giovani, adulti, anziani piangere, hanno commentato i giovani del Comitato, la comunità parrocchiale è rimasta sbigottita, ferita mortalmente, improvvisamente e inaspettatamente. La prima reazione a caldo è stato un insano gesto avvenuto durante la notte da parte di uno sconosciuto, che ha voluto segnare, attraverso un insano gesto, probabilmente la sua stima a Don Massimiliano. Ha pensato di Sigillare le porte della chiesa quasi a voler proteggere don Massimiliano e a trattenerlo ad Alvignano. In realtà don Massimiliano era già stato trasferito, per cui al momento dell’insano gesto, era già presso altra sede. Tale sigillo (con tavole), è avvenuto durante la notte e di prima mattina, è stato prontamente rimosso ogni vincolo di accesso alla chiesa. Il Comitato condanna fermamente tale insano gesto, ma riconosce in don Massimiliano una guida spirituale eccezionale, formidabile, nei cui confronti il comitato esprime solidarietà, stima, e grande riconoscenza. I gesti successivi, di contestazione autonoma dei fedeli, alla decisione assunta dagli organi di competenza, sono stati quelli di pregare nello spazio antistante la Chiesa SS. Pietro e Paolo, lasciando ai parroci il diritto e dovere di celebrare messa e tutte le attività liturgiche e lasciando ad ogni fedele la libertà e il diritto di entrare in chiesa. I fedeli sono rimasti tutti fuori a pregare e la chiesa è rimasta desolatamente vuota per giorni. I canti e le veglie sono state organizzate autonomamente dalla comunità senza una guida ne regia. I giovani hanno continuato a cantare all’esterno per ore e per giorni la loro ultima canzone che don Massimiliano ha insegnato loro.. una specie di rap dove si dice “che è meglio vivere sugli alberi che non in questa città”.. una canzone apparentemente allegra ma molto profonda, e che i ragazzi cantano a ripetizione con intensità accentuando, agli occhi di chi li guarda, il loro senso di sconforto e disperazione, verso un mondo di adulti e di autorità, che poco si addice al loro modo di vivere. I giovani “non sono ignari” di quello che stanno facendo, i giovani stanno difendendo con la preghiera il loro sogno, che oggi è Don Massimiliano.  Di qui l’idea di dare un coordinamento alle attività parrocchiale che vanno nella direzione indicata da don Massimiliano: l’unità parrocchiale e della comunità, percorsi di fede condivisi, progettualità a favore dei minori, anziani, emarginati. Il comitato è costituito da persone di fede, che anche se a malincuore, accetteranno qualsiasi decisione assunta dagli organi di competenza a cui però invita con umiltà a riflettere affinché possa essere adottata la decisione più giusta per tutti senza dover stracciare quanto di buono è stato fatto. Approvato  l’atto costitutivo del comitato, nel quale vengono tracciate le linee collaborative, che il comitato costituito da fedeli presterà a favore della parrocchia SS. Pietro e Paolo e della comunità religiosa alvignanese.  Si è provveduto a contattare la segreteria del Vescovo chiedendone un appuntamento e indicato i rappresentanti. E’ stato inoltrato un invito all’incontro con tutti i gruppi costituiti nella parrocchia ss. Pietro e Paolo. Infine tutti i giovani si sono recati alla ormai consueta Veglia di Preghiera, che si tiene la sera nello spazio antistante la chiesa. Si è parlato con i presenti e sono stati invitati a pregare nelle loro abitazioni o nelle chiese da loro scelte. E’ stato detto loro quanto era stato fatto e la nascita del comitato, nonché la richiesta di incontro con il Vescovo e con tutti i gruppi della parrocchia S. Pietro. I presenti volontariamente, e con propria autonoma decisione, sono tornati alle loro case, hanno compreso e condiviso il nostro “modus operandi”, e il giorno seguente molti hanno comunicato di aver pregato a casa con tutta la famiglia.

Pietro Rossi