On. Aldo Patriciello |
Il recepimento delle Direttive comunitarie è
diventato ormai un tema alla portata di tutti. Gli ordinamenti di ogni Stato UE
sono strettamente collegati all’attività legislativa europea ma, nonostante
ciò, il periodo di tempo per l’adozione di normative comunitarie è ancora
troppo lungo rispetto al termine di recepimento fissato. Un deficit, così come
viene chiamato, che causa non pochi problemi agli stati ‘insolventi’ in quanto
sottoposti a procedure d’infrazione. La Commissione Europea
per questo, ciclicamente monitora l’attività di recepimento degli Stati membri
redigendo un quadro di valutazione periodico. L’Italia quest’anno ha diminuito
il proprio deficit di recepimento dal 2,4 di sei mesi fa allo 0,8 di oggi. “L’Italia ha sempre avuto problemi di recepimento delle Direttive europee –
afferma l’on. Aldo Patriciello – ne
abbiamo una prova con una delle Direttive più importati emanate negli ultimi
mesi vale a dire quella sui ritardati pagamenti della Pubblica Amministrazione
che, come detto in diverse circostanze, è indispensabile non solo per una
regolamentazione di una situazione, quella dei pagamenti di beni e servizi forniti
dalle aziende alla P.A., diventata ormai incontenibile ma strumento per il
sostegno del settore imprenditoriale. L’Italia infatti oltre ad avere un
deficit di recepimento notevole rispetto a Paesi come l’Irlanda, l’Estonia, la Svezia detiene anche il record
delle procedure d’infrazione collegate a tale deficit e non solo, diversi sono
gli errori fatti proprio nella procedura di recepimento delle leggi europee
vale a dire la conformità con esse. Ebbene negli ultimi mesi, grazie anche al
lavoro di sensibilizzazione fatto con il Governo italiano, tale gap è stato
ridotto ma non possiamo fermarci e accettare che il nostro Paese sia ancora
indietro. Il rapporto con l’Europa e con le Istituzioni comunitarie deve essere
al centro dell’attività di un Governo nazionale e regionale. Invito per questo
i nostri rappresentanti, attuali e futuri, a tenere conto di tale legame che
ormai è indissolubile. L’Unione europea è una madre per noi tutti e noi
dobbiamo tener conto non solo delle tante opportunità che ci offre ma anche dei
doveri che abbiamo nei suoi confronti”. Secondo l’ultimo rapporto della Commissione
europea dunque qualcosa sta cambiando. Il deficit medio
di recepimento è diminuito dal
6,3% nel 1997 allo 0,6%, al di sotto dell’obiettivo dell’1% convenuto dai capi
di Stato o di governo europei nel 2007 e molto vicino allo 0,5% proposto
nell’Atto per il mercato unico di due anni fa. Gli Stati membri sono riusciti a ridurre anche il
numero complessivo delle direttive recepite in modo non corretto, cosiddetto deficit di conformità
che si è ulteriormente ridotto dallo 0,7% allo 0,6%. Aumenta
invece il numero di direttive per cui il ritardo di recepimento è superiore ai 2 anni. Per quanto riguarda l’applicazione del
diritto Ue il numero di infrazioni continua a diminuire, molto
probabilmente grazie all’introduzione di dispositivi di soluzione dei problemi
di mancata conformità al diritto Ue in una fase precedente della procedura. Rispetto
al novembre 2007 il numero dei procedimenti di infrazione avviati dalla Commissione
europea è diminuito del 38%.
Il numero più elevato di procedimenti riguarda l’Italia,
Spagna e Grecia. Per la maggior parte si tratta di temi riguardanti la
fiscalità e l’ambiente. In totale dodici Stati membri hanno raggiunto o
eguagliato il loro miglior risultato nel deficit di recepimento dal 1997:
Repubblica ceca, Estonia, Irlanda, Grecia, Francia, Italia, Cipro,
Lussemburgo, Malta, Paesi bassi, Slovacchia e Svezia; Italia e Lussemburgo si
trovano per la prima volta sotto la soglia dell’1%. L’Irlanda
è stata la migliore: ha recepito tutte le direttive in tempo azzerando il
deficit.
Bruxelles,
Ufficio Stampa on. Aldo Patriciello