Prof. Salvatore Spagnuolo |
PIEDIMONTE
MATESE. Il cancro del
retto è tra le patologie più diffuse nel nostro paese. Per avere chiarimenti
sull’argomento, abbiamo intervistato il Prof. Salvatore Spagnuolo, specialista in Chirurgia generale e Primario
del reparto di Chirurgia della clinica Athena-Casa di Cura Villa dei Pini di
Piedimonte Matese. “Il cancro del colon-retto” ci spiega il professore “rappresenta
la terza neoplasia più frequente sia nel sesso maschile che in quello
femminile. Costituisce la seconda causa di morte per cancro nei Paesi
occidentali. Le neoplasie rettali comprendono approssimativamente il 25% dei
tumori ad insorgenza nel grosso intestino. E’ stimato, infatti, che ogni anno
vengono diagnosticati circa 40.000 nuovi casi di tumore del retto”. Ogni
paziente è un caso diverso dagli altri per questo, aggiunge il professore, “il
processo decisionale circa la scelta del trattamento più adeguato è sicuramente
complesso; infatti oltre alla valutazione della possibilità di ottenere un
trattamento curativo o palliativo, come si verifica nel caso del colon, entrano
in gioco altri fattori come il risultato funzionale e la probabilità di
mantenere o ricostituire una normale funzione intestinale e anale”. Anche se
il tumore del colon è una patologia importante e colpisce funzioni vitali per
il paziente, le moderne tecniche diagnostiche e chirurgiche sono in grado di
consentire con precisione la localizzazione e l’asportazione della neoplasia. “Grazie
alle attuali attrezzature diagnostiche, come la colonscopia o la tac”, ci
spiega il professore, “è possibile localizzare il punto preciso in cui si è
sviluppato il tumore e l’eventuale diffusione del tumore stesso. Il passo
successivo è rappresentato dalla scelta delle opzioni di trattamento: la
chirurgia, preceduta (cosiddetta terapia neo adiuvante) o seguita da
chemioterapia e radioterapia. La chirurgia, quando possibile, rappresenta
sicuramente il principale trattamento dei pazienti con diagnosi di cancro del
retto.” Diversi sono anche i trattamenti chirurgici, ma chiediamo al prof.
S. Spagnuolo di illustrarci la tecnica della cosiddetta TEM, tanto conosciuta
tra le metodiche d’avanguardia, ma ancora poco diffusa in Campania “TEM è
acronimo di microchirurgia endoscopica transanale ed è una tecnica chirurgica
che permette l’escissione locale delle neoplasie rettali sfruttando il “canale
anale”come porta di accesso al tumore. La T.E.M. offre importanti vantaggi:
utilizzando una via d'accesso naturale al campo operatorio si evitano cicatrici
e demolizioni di strutture anatomiche. L'incidenza di complicanze è molto
bassa, le perdite ematiche sono ridotte, il dolore post-operatorio è
praticamente assente, la degenza è breve ed i risultati funzionali sono
soddisfacenti tali da permettere una precoce ripresa dell'attività lavorativa.
E’ molto importante però la scelta accurata dei pazienti da sottoporre a TEM:
il tumore non deve essere localizzato oltre 20 cm dalla rima anale e non
deve aver invaso completamente la parete del viscere. A queste condizioni è
possibile asportare tumori benigni o maligni del retto evitando al paziente
interventi resettivi altamente demolitivi e mutilazioni anorettali che
prevedono anche il ricorso ad ano preternaturale (resezioni anteriori del retto,
amputazione del retto per via addomino-perineale). Ci assicura il prof.
Spagnuolo che un’alta percentuale dei pazienti dopo il trattamento chirurgico
ritorna a svolgere le sue funzioni quotidiane e a vivere una vita normale.
Pietro
Rossi